Wynonna Earp (SyFy/Netflix)


“Sto iniziando a pensare che la sanità mentale sia una cosa sopravvalutata”


Tanti demoni, una Colt, una figlia prescelta e una città chiamata “Purgatorio”, ed ecco creato il nuovo “Supernatural”: “Wynonna Earp” non è solo la brutta copia più o meno identica del decisamente più interessante telefilm con i fratelli Winchester, ma è anche recitata male, con una storia banale di base e quel tocco “western” che fa tanto “Franco e Ciccio, due Mafiosi nel Far West”. Pur essendo una delle tre figlie di uno dei più grandi cacciatori di demoni della storia, Wyatt Earp, Wynonna (Melanie Scrofano) va a vivere lontana da quella città che l'ha sempre perseguitata fin da quando era piccola, mettendola all'ombra di una sorella maggiore decisamente più abile, morta per mano di un demone anni prima. Al ritorno in città per un funerale, ritrova la sorella Waverly (Dominique Provost-Chalkley), ventuenne che pur non avendo il “dono” come la sorella, usa la mente e l'intelligenza per aiutare. A queste due si uniscono l'agente speciale Marshal Xavier Dolls (Shamier Anderson) e Doc Holliday (Tim Rozon), amico immortale, ex partner di Wyatt. 


Horror, fantasy, western, tutti in un unico calderone non fanno altro che creare una serie confusionaria e con poche pretese. Nonostante tutto “Wynonna Earp” è una serie fumettistica con un bel ritmo narrativo ed è l'unica cosa positiva riscontrabile, perché poi il cast è completamente anonimo, la sceneggiatura senza prospettive e la regia mediocre. Peccato, perché dopo “The Magicians” pensavamo che la SyFy (qui con la co-produzione canadese) avesse alzato l'asticella, ma invece finisce nuovamente per risulatare deludente come nella maggior parte delle sue produzioni originali. A ideare il tutto Emily Andras che ricicla il fantawestern book dal titolo omonimo e ne fa diventare una serie tv prevedibile dalla quale tenersi alla larga.

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