Ci
ha convinti l'elettro pop spaziale di Rossella Aliano in “Blood
Moon” con la sua band Blood
Moon Project. Un lavoro che è anche altro: testi nuovi, una
scrittura fresca mai banale anche quando tratta dell'amore
incompleto, difficile da esprimere, dove le ballate lasciano il posto
alle filastrocche dark, al sound rock. La voce, che non ha chissà
quali estensioni, risulta nel contesto piacevole, onirica come tutto
l'album anche se ogni tanto in preda a qualche cantilena; nel
complesso è un lavoro ben fatto e ci poteva essere più di qualche
rischio considerando i tanti brani, la loro lunghezza ed il fatto di
essere abbastanza omogeneo. Tematiche sociali, che scavano nella
natura umana, metafore mai azzardate, Rossella e i suoi Blood Moon
spaziano tra sonorità “aliene” di respiro internazionale, come
Bowie insegna. Quello che il disco crea è una sensazione di
precarietà, dove l'uomo deve porsi tante domande senza dimenticare
che è lui al centro di un universo misterioso.
“Adam”:
intro elettro-spaziale, dove a fare da padrone è la batteria a loop,
ma comunque sorretta da una melodia oltre che ad una vocalità molto
cadenzante e suadente alla Nada: “Dopo di lui favole strane...”
in riferimento ad alcune teorie che vogliono che l'uomo sia
invenzione degli alieni...
“Anelli”:
… e Saturno e vicino, come “Space Oddity” e i Radiohead, dove
le sonorità pop sono più presenti: “Sospesi siamo anelli, lo
sbuffo di un vulcano, un vento lieve ci guarisce dammi la tua
mano...” bel testo, un viaggio onirico e fuori dal tempo, come un
astronauta... brano dalle belle aperture...
“Giuda”:
schegge elettroniche, lampi, il basso dona un bel riff per un tempo
dinamico: “E che siamo come Giuda che diamo fiducia per 30 denari.
E' un alibi la tua scusa eterna paura non essere uguali. La
differenza ci esclude come ultima fuga sembrare normali...”, un
pensiero lato, non conformarsi, non vendersi...
“Ali
di ferro”: voci lontane, un organetto e partono gli arpeggi: “Loro
avevano ali di ferro son caduti han bucato l'asfalto, io passando ci
ho guardato dentro, ho veduto e ceduto all'inganno...” le paure
possono essere fisiche o psichiche, vere o irreali che siano. Un
monito della nostra per liberarsi dal macigno... una ballad più
cantautorale.
“Anime
e draghi”: ritmica e strumenti pop, con incursioni elettriche, in
cui ad emergere ancora una volta è il giro del basso. Testo serrato:
“Gridavi nel mio cerchio, mi affidavo alle tue labbra senza un
centro anestetizzavo l'eco... luce cieca brucia ogni passione”. La
vocalità qui è una litania perchè in questo brano, nonostante il
massiccio finale elettro-pop, la melodia è limitante. Ma piace il
senso del pezzo molto attuale, che ci fa diventare schiavi del mondo
virtuale...
“Neve”:
pianoforte che attraversa lo spazio ed il tempo, quasi una
filastrocca alla Branduardi (e i violini ne sono la prova), con le
sonorità che contraddistinguono Rossella Aliano: “Viola tra i
capelli la luce ti sceglie, sotto un cielo urgente di stelle...”
davvero deliziose le descrizioni.
“Sereni di
pioggia”: “Scende la pioggia, manca la neve ed io mi risento di
me... io mi risento di te...” come “rimanere a galla” dalla
routine quotidiana che mette a repentaglio i sentimenti. Uno dei
brani più puramente pop, dove c'è sempre questo modo di cantare,
quasi una cantilena...
“Nessuna metà”: un
pianoforte che parte in sordina e s'apre: “Non c'è nessuna metà
che ti riempie dai vuoti infiniti siamo caduti nessuno ci salverà”,
siamo “Luciferi” stanchi di esistere. E questa è una verità che
fa male, ma forse la ricerca della felicità è dentro sé stessi...
Parole da godere: “Io sono cosmico, un essere atomico, sono
universo”...
“Sangue”: entra in
scena un timido folk in stile “Je ne t'aime plus mon amour”: “E
forse c'è un modo migliore per uscire allo scoperto per non farsi
mai ammazzare” ma dipende da noi. Brano molto dark ed ipnotico che
nella seconda parte cambia il suo volto e diventa “subsonico”...
“Parole nella notte”:
arpeggi morbidi: “Passa a prendermi alle 23, devo guardarti negli
occhi e capire perchè. Non dormo da mesi e un freddo mi scorre nel
sangue...” amori sopiti, segreti, che vanno accettati... “dai
amami così”... Rossella Aliano dà voce però ad un uomo e ciò si
può evincere nel testo “Ho smesso di esser uomo” e anche nei
bassi che le sue “corde” toccano...
“Una statua sulla
cattedrale”: ballata space-pop, molto particolare e fresca, sembra
quasi che i due innamorati di prima si siano ritrovati in un modo o
nell'altro in un mondo parallelo tutto per loro: “Ah le tue mani
nel vento sono mille carezze per distruggere il tempo, per sentire
l'inverno”.
“Todo va bien”:
cantilena rock che nel chorus diventa ridondante: “Todo va bien
dillo convinto, più convinto, perdutamente, perduto in te... solo ed
ucciso” e proprio su quest'ultima parola Rossella è molto
cacofonica virando su una stonatura voluta... d'altronde qui ce l'ha
con chi non crede nei propri sogni... non va tutto bene...
“Blood Moon”:
“Ci stanno murando l'uscita perchè hanno paura di noi”... e qui
non ci piove. Un'immagine che dà il via ad un rock con sonorità
ancora molto dark, inquietanti, una società che ci tiene braccati...
suoni alla Annie Lennox...
“Real”: chiude
un testo in inglese dedicato ad un un amico uscito dal coma dopo
diversi giorni. Violini dapprima malinconici si risvegliano nel
ritornello, come un ritorno alla vita.
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