- “Il verde è ciò che ricordo
meglio... quella tonalità di verde. Probabilmente la cosa più bella
che io abbia mai visto. E poi mi ricordo quell'altalena. Ogni estate
si rompeva ed ogni estate il nonno la riparava... e le mele... le
mele non sono più le stesse!”.
- “Pete, vuoi chiudere quella
boccaccia? Niente è più lo stesso! Tre anni qui dentro ed ho
passato ogni momento ad ascoltare questa merda: Pete e le sue estati
perfette, Pete e la sua famiglia perfetta...”
David Shore (Dottor House) e Brian
Cranston, indimenticato Walter White di “Breaking Bad”, sono gli
ideatori di questo nuovo drama della Amazon, partito a fine gennaio
sul canale on demand e in arrivo in Italia pochi giorni fa dal titolo
“Sneaky Pete”. La serie doveva in realtà andare in onda già da
settembre 2015, ma problemi con Shore hanno portato la sostituzione
di quest'ultimo con Graham Yost (Justified), che è diventato così
show runner di nove episodi su dieci.
Cranston è ovviamente anche
coprotagonista della serie insieme a Giovanni Ribisi, del quale
seguiamo le vicende. La storia infatti ci racconta le disavventure di
Marius Josipovic, interpretato da Ribisi, appunto, un truffatore che
viene rilasciato dal carcere dopo tre anni di reclusione. Da quel
momento decide di assumere l'identità del suo compagno di cella per
sfuggire alle ire del suo strozzino, Vince Lonigan, interpretato dal
suddetto Cranston, un gangster che non si ferma davanti a niente e
nessuno per raggiungere ciò che desidera. Ovviamente la decisione
comporterà conseguenze anche a tratti divertenti, perché di certo
la famiglia acquisita in cui si verrà a trovare non è una
tranquilla e normale famigliola felice, basta dire che a capeggiarla
c'è la bravissima Margo Martindale, che qui da il volto a nonna
Audrey Bernhardt. Da qui parte e lì si ferma anche un po' questa
nuova serie di Amazon Video.
Tanti sono i personaggi che ruotano
intorno alla vita di Marius, troppi in fin dei conti. Il tutto
diventa un po' confusionario e poco lineare, poco originale,
coinvolgente e accattivante. Di contro però è molto bella la
sceneggiatura, intelligenti i dialoghi e incredibilmente perfetto il
cast, che non è altro che il fulcro e la forza di tutto lo show.
Alla fine però la serie resta un crime prevedibile, che nasconde ben
poco e che cela tutto fin troppo in fretta e non bastano le abilità
di Ribisi e Cranston, con le loro potenti interpretazioni ad evitarci
la noia e a non farci pensare a “White Collar” o a “Breaking
Bad”, senza la linearità e la forza narrativa del primo ne
tantomeno l'originalità e l'imprevedibilità del secondo. Due anni
di attesa, un cast stellare... forse si poteva fare di più.
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