Coez - Faccio un casino


Quello di Coez è un cantautorato moderno sospeso tra pop e rap dai suoni morbidi e rotondi. "Faccio un casino" è il naturale proseguimento di un percorso di crescita e di maturazione evidente del nostro. Prodotto dallo stesso Coez assieme a Niccolò Contessa e Sine, l'album scorre in maniera gradevole e in modo unitario senza mai annoiare sin dalla traccia d'apertura “Still fenomeno”: dalle ritmiche e sonorità cupe e deviate:”Sognare un giorno di alzarmi in piedi ed essere normale” con un ottimo special finale. “Ciao”: è invece una sorta di ballad venata di soul, sinuosa nel suo dipanarsi: “Cerco di non cadere sono a terra e rido Ciò che è a terra ormai non può cadere”. Il primo singolo “Faccio un casino”: “da ragazzino ero bravo coi lego ed è chiaro che ora mi lego” non che titletrack ha un sound morbido per un arrangiamento minimal, essenziale che sa dove andare a parare. “E yo mamma”: pianoforte e rime da “cocco di mamma” per questa delicata dedica: “per tutte le volte che io ho perso la calma tu mi hai dato un’arma”. 
“Parquet”: è una delle tracce migliori, col suo incedere ipnotico e sensuale, ma anche grazie al testo: "Amore Liv Tyler la linea scura dell' eyeliner Fotte il cervello tipo halzheimer". Ottima anche “La musica non c’è”: “vorrei portarti al mare anzi portarti il mare” col ritornello che ricorda il primissimo Luca Carboni. Con “Delusa da me”: i bit si alzano, un brano electro pop incalzante, senza dimenticare la melodia: "Che poi mi dirai non ci stavano male Le mie cicatrici vicino alle tue".“Taciturnal” col feat Gemello, dal mood sospeso e notturno: "Prima che faccia luce noi dove andremo Come si muove a scatti questa città Io per te brucio i semafori Stringo le mani ai tuoi diavoli". “Occhiali scuri” ha il feat di Gemitaiz che porta un pò di vivacità nel solito flow lento e cadenzato con i synth forse un pò troppo invadenti: “non ti scordare mai gli occhiali scuri se non sai dove dormirai stanotte”. 
”Le luci della città”: “è un mondo fatto per due come le confezioni dello yogurt” varia nell’arrangiamento, diradata la strofa, marziale il ritornello. “Un sorso d'Ipa “ con Lucci e una sezione ritmica che sa il fatto suo, “con un obiettivo chiaro mai guardarsi indietro per andare avanti”. Chiude l'intensa “Mille fogli”: con il pianoforte che dona un atmosfera elegante al profumo di un jazzy notturno e complice: “Ogni ferita si rimargina ma immagina Che non si cancella quello che hai visto”.







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