OK Computer o KO Computer?


King Kong Radio1 ha celebrato i 20 anni di “Ok Computer” dei Radiohead con una compilation di artisti italiani, chiamata "KO COMPUTER". Questi i musicisti coinvolti nel progetto: Motta e Appino, Diodato, Niccolò Fabi, Marlene Kuntz, Paolo Benvegnù, Iosonouncane, Cristina Donà, Spartiti, Colapesce, Di Martino e Cammarata, Adriano Viterbini, Nada e Alazka.

L'intento di cimentarsi con una pietra miliare del rock moderno, non era facile, lo ammettiamo, ma due considerazioni sui singoli brani dell'album dei Radiohead, reinterpretati da nostre conoscenze, vogliamo farle. In via generale possiamo dire che alcuni hanno troppo azzardato e il risultato non è stato "empatico", altri azzardando hanno fatto un ottimo lavoro, altri ancora, giocando di misura, hanno fatto centro, il che non guasta mai quando si tratta di mettersi a confronto con artisti che continuano a stravolgere la musica rock internazionale, qualsiasi sia la deriva (o le derive) intrapresa. 

Partiamo subito con Appino (Zen Circus) e Motta in “Airbag”: la versione originale era troppo cucita addosso ai due, sul serio, tant'è che hanno preferito affidarsi, al contrario, alle chitarre acustiche... psichedelia nella seconda parte con una vocalità molto vicina a quella di Thom Yorke. Il finale è un po' ridondante...

Diodato con Paranoid Android fa la scelta di un elettro-pop su cui si posa e forse cozza la voce eterea di Diodato. Il ritmo frenetico non viene dato dalle chitarre ma dai tasti di un piano campionato, il tutto molto distorto, anche più dell'originale. Il momento caotico risente della diversa epoca, qui i synth fanno il loro lavoro, ma è caos eccessivo... e nonostante il nostro sia capace di creare una bella atmosfera, qui il brano-tributo risulta troppo asettico per un finale quasi techno.

Subterranean Homesick Alien è circolare ed eterea, mentre la versione di Niccolò Fabi è più morbida (ed acustica), quindi più secca ma azzeccata. Fabi guarda con rispetto al capolavoro dei Radiohead e lo reinterpreta a modo suo, in maniera intelligente ma misurata. Prova ne dà nel finale, dove fa un discorso diverso rispetto ai suoi colleghi...

Colapesce in Exit Music (For a Film) si discosta completamente dall'idea originaria dei Radiohead, nota per la sua malinconia e che, almeno fino al finale, mette un freno all'intero disco. Eppure Colapesce, sì spaziale come sempre, avrebbe potuto azzardare meno. Una scelta la sua, dove la sensazione “live” lascia il posto a dei synth lunari e ipnotici, ma freddi. Il tutto non paga.


Di Martino & Cammarata in Let down scelgono ancora il pianoforte per questo brano dolce e sognante... e riescono comunque, minimal, a donare la stessa atmosfera del brano madre. Ma anche qui quello che vince è la misura, il sentimento... ottima cover.


Marlene Kuntz in Karma Police, al contrario di altri, in questo tributo sperimentano "l'intoccabile" bello e acustico, qui invece le sonorità sono spinte dalle incursioni elettroniche dei nostri. Intro dark, addirittura spettrale, più vicina a "Shock in My Town" di Battiato. Per loro stessa ammissione, ai tempi, avevano snobbato il mercato inglese e quindi la band di Yorke. Poi rockeggiante riprende i suoi passi e Godano fa il suo, tra ombre e luci. Lui piace così. Hanno azzardato i Marlene e per un pelo sono riusciti nell'intento. Il pezzo non è etereo ma comunque ha la sua forza.

Gli Spartiti con Fitter happier hanno preso la via più “computerizzata” del disco dei Radiohead, mantenendone il pianoforte tetro e le voci asettiche... apparentemente più facile il lavoro per il duo.

Adriano Viterbini nel brano Electioneering è a suo agio e fa bene il suo lavoro soprattutto alle chitarre. Il musicista dei Bud Spencer Blues Explosion stravolge e capovolge l'originale, dà un sound velatamente tuareg rispetto al beat che viene fuori nel pezzo originale nonostante l'arrangiamento rock. Da un primo confronto si resta spiazzati, quale delle due preferire? Quella di Viterbini è davvero trascinante.

Iosonouncane in Climbing Up The Walls fa un lavoro niente male, sicuramente il più complesso, giocato minuziosamente sull'elettronica. Goticamente distorto, sembra più l'ultima versione dei Radiohead per la verità...

L'inizio di No Surprises di Nada può ingannare, anche perchè l'artista non può domare la sua vena rock sin dalla vocalità ben definita e se vogliamo anche imperfetta, riuscendo ad essere meno dolce di Yorke. La versione di Nada sveglia dal torpore, ma quel torpore piace e ci scalda... Ma...lanima, giocando col suo nome, non viene fuori...

Cristina Donà in Lucky è corale con le sue tante sfaccettature vocali, troppo minimal e tetra. L'artista ammette di non conoscere il brano e di averlo affrontato col giusto distacco per potergli conferire una propria interpretazione. Lo ha fatto, eccessivamente, togliendo la sinuosità e la liricità alla versione di Ok Computer.

Paolo Benvegnù con The Tourist si presenta in versione “santone” scegliendo il brano che poteva essere nelle sue corde, considerato che è una ballad spaziale... qui però Benvegnù vuole giocare e spingersi più in là... sarebbe stato meglio fermarsi un passo prima.


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