Al Premio Bindi Stefano Marelli omaggia Ivan Graziani: "Io più felice che facile"

Stefano Marelli


Ha preso il via ieri, a Santa Margherita Ligure, il Premio Bindi 2017. Una tre giorni dedicata al cantautore ligure scomparso che dà spazio alle nuove realtà musicali, ma anche ad incontri ed ospiti speciali. Nella giornata di domani, 9 luglio, sul palco si terrà la presentazione del libro di Paolo Talanca dal titolo “Ivan Graziani. Il primo cantautore rock” (Crac Edizioni) che affronterà l'assoluta unicità della musica e della scrittura del cantautore di Teramo. Se ne parlerà anche con il figlio Filippo Graziani che ricorderà la figura del padre. Con loro, ad omaggiarlo, a 20 dalla scomparsa avvenuta il 1° gennaio del 1997, il cantautore e musicista Stefano Marelli, che abbiamo intervistato.

Al Premio Bindi il tuo è un ritorno ma dall'altra parte della “barricata”. E credo che per un cantautore sia un riconoscimento più importante di qualsiasi premio.

Si, assolutamente. Torno da ospite ed è un piacere per me. Al Premio Bindi sono stato tre volte. Come finalista con “Uguale a te”, con “Etere” con cui mi sono esibito live assieme agli Gnu Quartet che hanno collaborato nel mio disco “FacileOFelice” e con “Pensieri inafferrabili” con cui ho vinto il premio per il miglior arrangiamento. Tornare poi per omaggiare un artista che ho amato e che amo come Ivan Graziani, è un vero onore.


Paolo Talanca presenterà al Bindi 2017, nella serata di domani, il suo libro “Ivan Graziani. Il primo cantautore rock”. Tu gli darai voce e musica. Come sarà il tuo Graziani a 20 anni esatti dalla scomparsa?

La mia, per motivi logistici, sarà un'esibizione ridotta all'osso, voce e chitarra acustica. E non è facile rendere il grande lavoro di orchestrazione che era alla base dei lavori di Ivan Graziani oltre che il suo punto di forza. Ma le sfide mi piacciono e cercherò di infondere la stessa energia e la stessa carica che Ivan aveva nei suoi live.


Graziani è uno dei cantautori più sottovalutati ma più innovatori della musica italiana. Sei d'accordo? E nei tuoi testi si risente la stessa vena ironica, sembri esserne stato influenzato, in qualche modo.

Direi proprio di si, come non essere d'accordo. Sono contento che nei testi possa trasparire questo. Perchè domani non sarà la prima volta che suono Graziani, lo porto spesso nei miei live regalando al pubblico delle chicche musicali della sua discografia. Il mio percorso nasce all'interno di una band rock prog anni '90, i Finisterre. Quando ho iniziato il mio percorso solista, a parte i mostri sacri del rock, i modelli a cui guardare, per la vena rock e in quanto strumentisti, per me sono stati proprio Ivan Graziani, Eugenio Finardi e Ivano Fossati, per le parole e la musica. E' stato un passaggio obbligato.


Parlando del tuo ultimo lavoro, FacileOFelice, prodotto da Raffaele Abbate per la OrangeHomeRecords, appare come un disco eterogeneo musicalmente, con la caratteristica di non vincolarsi ad un determinato genere se non quello cantautorale, con quella vena minimal, marchio di fabbrica del tuo produttore. E tu, di cantautori ne hai attraversati. Da Tenco a Bindi, da De Andrè a Graziani, hai partecipato a diversi Premi che portano il loro nome. Un disco che vede la collaborazione di Gnu Quartet... e che sembra celare il primo Morgan solista...

(ride, n. d. r.). Beh “Canzoni dell'Appartamento” di Morgan è un bel disco che però è finito nel calderone di mille ascolti e che se è venuto fuori lo ha fatto non volutamente ma in maniera del tutto naturale. Morgan mi piaceva coi Bluvertigo e da solista e tra l'altro apparteniamo alla stessa generazione. In comune abbiamo probabilmente anche gli stessi ascolti che spaziano dai cantautori classici ai King Crimson, dai Depeche Mode alla PFM, ecc.


Alla fine ti sei deciso? Sei più “Facile” o più “Felice”?

Direi che la serie di scelte fatte negli ultimi 12 anni mi portano in direzione dell'essere felice a scapito della facilità.


Della tua bio colpisce la formula del “Carovana Tour”. Come è stato interagire con altri cantautori in una dimensione che ricorda un po' quella anni '60, '70?

E' stata una bella esperienza che è durata troppo poco ma ci siamo divertiti un sacco. Ognuno ha messo se stesso ma al servizio degli altri. Formammo una grande band con un gruppo fisso di strumentisti che accompagnava tutti. Tra questi c'erano anche alcuni artisti usciti dai primi talent ma con la voglia di fare e dare tanto. Lo facevamo e pensavamo ai Qdisc di una volta. Come ad esempio il Qdisc dell''80 di Ivan GrazianiRon e Goran Kuzminac. E' un peccato che oggi la musica non abbia più l'importanza che assumeva nella vita quotidiana delle persone. Oggi sembra più un sottofondo, in cui mancano gli stimoli...

Stefano, dove ti porteranno i tuoi “Pensieri inafferrabili”?

mi porteranno a passare diverse notti in bianco, perchè lavoro meglio di notte. Sto scrivendo e registrando demo nel frattempo. C'è un secondo disco che aspetta di vedere la luce, canzoni che hanno voglia di essere ascoltate.


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