“Esiste una forza molto
più potente del libero arbitrio: il nostro inconscio. Sotto i
vestiti, dietro le porte chiuse, siamo tutti governati dagli stessi
desideri, siano essi sbagliati, oscuri e perfino riprovevoli... più
si osserva qualcuno più ci si rende conto che non siamo mai quello
che diciamo di essere. Di fatto, nascosto nel profondo, c'è sempre
un segreto... potremmo scoprire di essere qualcun'altro...”
Dopo “Glow”, serie
dimenticabile e accantonata in poco tempo, la Netflix ha sfornato per
l'estate un'altra novità: “Gipsy”, nata lo scorso 30 giugno e
diffusa in tutti i Paesi dove il Network ormai ha preso piede e
forma. In “Gipsy” tutto ciò che sembra casuale, non lo è: una
discussione ascoltata per caso in un bar, una cameriera sbadata, una
telefonata rifiutata, un dialogo con una ragazza qualunque... tutto
ha un nesso logico. “Gipsy” ha un confine molto labile tra drama
e thriller dagli sviluppi erotici ed inizialmente sembra non avere ne
capo ne coda... ma qualcosa c'è che naviga nel profondo. E poi
ovviamente c'è Naomi Watts che fa tutto il resto.
Protagonista
indiscussa della serie, la Watts interpreta qui Jean Holloway, ma
anche Diane Hearth, una donna dalla doppia identità, da un lato
moglie, madre e psicologa di successo che ogni giorno si siede sulla
sua bella poltrona blu e ascolta i suoi pazienti, cercando di
aiutarli, ma sentendosi molto spesso non abbastanza per loro e
vorrebbe fare di più; dall'altro lato c'è una donna spregiudicata,
single, giornalista freelance, che inizia a provare dei sentimenti
per un'altra donna, la cameriera suddetta, Sidney (Sophie Cookson),
al tempo stesso ex fidanzata di un suo paziente, Sam (Karl Glusman).
La vita di Jean si mischia con quella di Diane, la prima è una vita
piena di preoccupazioni e di velocità, si dimena tra una figlia poco
più che bambina che viene già etichettata dalla scuola come
lesbica, il marito, Michael (Billy Crudup), che ha una segretaria
troppo attraente e Jean è convinta che lui la tradisca e, quasi
inconsapevolmente, costruirà sulla macerie della precedente, questa
nuova "vita": professionista, madre e moglie ansiosa e
fragile da un lato e femme fatale dall'altro. In un concatenarsi di
eventi la serie prosegue non proprio col piede sull'acceleratore, a
tratti infatti ci si ferma un po' ad ammirare il paesaggio, andando
al trotto, senza guizzi, non si può dire che "Gipsy" sia
noioso, tutt'altro, ma non ha neppure una narrazione così veloce da
far rimanere incollati i telespettatori davanti alla Tv.
Lisa Rubin,
ideatrice dello show, crea una serie fascinosa che ruota tutta
intorno alla figura di una Naomi Watts sempre piena di fascino e
femminilità; però non è per niente facile relazionarsi con la Jean
da lei interpretata in questa occasione, non si riesce ad
immedesimarsi in una protagonista che alla fine risulta immatura e
superficiale, a tratti presuntuosa e altezzosa. Manca il feeling tra
i personaggi, anche se il cast non è niente male. Insomma, alla fine
della fiera, "Gipsy" è una serie che un po' delude, ma che
si lascia guardare, ma senza sorprese nè adrenalina.
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