“Alla gente dici sempre che il denaro
corrompe le persone... ma quello che non tutti riescono ad ammettere
è che sono le persone che corrompono il denaro”
Martin Freeman, si sa, è sinonimo di
qualità, ma qui in questa nuova serie targata Crackle, “StartUp”,
ci lascia un po' perplessi, nonostante la sua bravura indiscutibile.
Ci troviamo alla presenza di una trama piuttosto fitta e
apparentemente contorta. La location scelta è Miami e Freeman
interpreta un agente dell'FBI corrotto, tale Phil Rask, che tra le
tante azioni illegali decide di ricattare il banchiere Andy Talman
(Carl Weintraub), che ha rubato due milioni di dollari da fonti
losche coinvolgendo il figlio Nick - interpretato da una nostra
vecchia conoscenza telefilmica, Adam Brody, il Seth Cohen di “The
O.C.” - per cercare di riciclare il denaro. Qui sbuca Izzy Morales
(Otmara Marrero), una ragazza che sta costruendo un software
rivoluzionario che crea una moneta digitale indipendente da
istituzioni e multinazionali.
Quando la ragazza - che vive un periodo
poco felice: lasciata dal fidanzato e squattrinata torna con la coda
tra le gambe a casa dei suoi genitori – si presenta nell'ufficio di
Nick, di cui lui è solo uno dei tanti che non prende decisioni,
quest'ultimo intuisce al volo le potenzialità del progetto e così
Izzy e Nick, decidono di coinvolgere anche il malvivente Ronald Dacey
(Edi Gathegi), che aveva precedentemente minacciato Nick di morte,
cercando così di cambiare la loro tristi vite, vite sul lastrico,
pronte per uno drastico cambiamento imminente. Mettono così su una
StartUp, da qui il titolo della serie, con la quale sognano di poter
dare una possibilità a tutte quelle persone che hanno necessità di
credito ad interessi bassissimi. Ma i tre avranno alle calcagna il
furbo e squilibrato Rask che non darà loro vita facile.
Dieci
episodi che non prendono facilmente fiato, se una cosa va data alla
serie è proprio quella di avere una narrazione molto veloce,
nonostante l'argomento non sia così coinvolgente. I primi minuti
sembrano non avere alcun nesso logico, sembrano immagini staccate le
une dalle altre, ma poi tutto comincia a combaciare e la serie resta
molto interessante. Una cosa è certa, le protagoniste indiscusse
sono il denaro e il sesso, fonti inesauribili di tante trame seriali,
ma proprio quest'ultimo è la cosa che stride di più, come se
venisse inserito forzatamente nella trama di base: sono troppe le
scene di sesso inutili, soprattutto per una trama come questa.
La
serie alla fine è scorrevole, si lascia seguire con attenzione, ma è
spesso ripetitiva, il racconto diventa un continuo calcare le
difficoltà del trio: i problemi personali, i litigi, l'affrontare le
aziende decisamente più grandi di loro. Nonostante i nomi
altisonanti presenti nel cast la serie è passata del tutto
inosservata sia agli occhi della critica ed in parte anche in quelli
del pubblico, anche se la Crackle ha deciso di rinnovarla per una
seconda stagione in partenza da fine settembre. Insomma “StartUp”
è un prodotto nella media, piacevole da seguire, con una narrazione
frizzante, ma che avrebbe potuto dare decisamente di più.
Personaggi e doppiatori:
Phil Rask (Massimo De Ambrosis)
Nick Talman (Marco Vivio)
Ronald Dacey (Daniele Raffaeli)
Izzy Morales (Benedetta Degli
Innocenti)
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