Blade Runner 2049 di Denis Villeneuve


“- A volte se ami una persona devi diventare un estraneo”
Blade Runner 2049 di Denis Villeneuve è un film strabordante, sia dal punto di vista dei grandi temi trattati, sia da quello puramente narrativo, sia da quello visivo che nella sua semplice durata, quasi tre ore. Distante decisamente dal rigore del Blade Runner di Ridley Scott che qui partecipa alla produzione e alla sceneggiatura, la pellicola ha il suo fascino proprio dal punto di vista visivo, con la eccezionale fotografia di Roger Deakins assoluta protagonista, che continuamente ridisegna il mondo attraverso cui si muovono i protagonisti. Per quanto riguarda la sceneggiatura è invece a tratti farraginosa, e passa da alcuni buchi narrativi a eccessi didascalici e lo stesso si può dire per il ritmico filmico, messo a dura prova in particolare per evidenti lungaggini. Diciamo che una mezz’ora buona poteva essere anche tagliata, ma a parte tutto la visione è consigliata. Siamo a Los Angeles nel 2049, la società Wallace ha acquistato la Tyrrel costruendo dei nuovi replicanti “senza effetti collaterali” (“- Creiamo angeli al servizio della civiltà”) ll'agente K /Ryan Gosling,  è incaricato di ricercare i vecchi modelli rimasti “pericolosi” che sono ancora vivi. Durante una di queste indagini viene a conoscenza di un segreto che potrebbe sconvolgere l’ordine precostituito: l’esistenza di un figlio nato dai vecchi modelli.”- Se un figlio può nascere da qualcuno di noi vuol dire allora che siamo più di sempllici schiavi, siamo più umani degli umani) K tra “ricordi veri” (“- Mi fa strano raccontare la mia infanzia senza mai esser stato bambino”) e con un’ ologramma come fidanzata, si accorgerà di passare da cacciatore a cacciato, quando si convincerà sempre di più di essere proprio lui il figlio in questione e quando incrocerà i suoi passi con quelli di  Deckart /Harrison Ford ma sarà vero? Come i suoi ricordi? (“- Non posso aiutarvi col futuro ma posso darvi bei ricordi da ricordare)

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