“E' proprio quello che sei adesso:
una specie di miscuglio! Un po' di istruzione universitaria, qualche
esperienza sul campo, qualche intuizione, un sacco di stronzate!”
I dialoghi sono il punto di forza di
una serie che è una bellissima sorpresa. La Netflix finalmente torna
a fare quello che sa fare meglio: serie di qualità. E con
“Mindhunter” il network on demand ci stupisce con una storia che
non urla, che sussurra piano tra le file di altre serie che invece
sbraitano spesso anche senza senso, un drama, con un pizzico di
thriller, che si infila nei meandri del cervello umano, un po' sulla
falsa riga di “Fargo” e “True Detective”, raccontandoci una
storia che non si sa bene dove vuole andare a parare, con una
narrazione molto lenta, ma che in questo caso non è sinonimo di
noia, anzi, è sintomo di qualcosa di più profondo e viscerale, una
serie che entra nelle ossa e non ti molla, che attraverso una trama
macabra nelle parole, ma non nelle immagini, si infila in quella
parte del cervello umano che guida il filo sottile tra il solo
pensare di uccidere qualcuno ed il farlo davvero.
“Mindhunter”
racconta una storia vera, così come il romanzo omonimo da cui la
serie è tratta, di Mark Olshaker e John E. Douglas. Composta da 10
episodi, la serie vede protagonista una nostra vecchia conoscenza
telefilmica: Jonathan Groff di “Looking”, che qui interpreta
Holden Ford, ex agente speciale e ora scrittore, ispirato proprio
alla figura di Douglas. L'uomo, ancora un po' inesperto, si allea con
invece il molto più navigato agente Bill Tench (Holt McCallany) –
personaggio basato sulla figura di Robert Ressler – nella caccia ad
una nuova possibile figura di assassino seriale. Siamo nel 1977 ed i
due cominciano a girare le carceri americane alla ricerca di serial
killer che possano raccontare ai due agenti la loro storia.
Nel cast
anche una splendida Anna Torv (“Fringe”), che interpreta Wendy
Carr, una delle prime donne dottoresse nell'ambito forense, ispirata
alla figura di Ann Wolbert Burgess; Hannah Gross che da il volto a
Debbie Mitford, compagna di Holden; ed infine Cotter Smith che
interpreta il capo Shepard, colui che, soprattutto inizialmente, sarà
molto riluttante sulla possibile riuscita dell'impresa di Ford e
Tench. La serie trasformata egregiamente dalla carta stampata al
video da Joe Penahll ha debuttato lo scorso 13 ottobre su tutte le
piattaforme della Netflix e non fa altro che portare a chiedere al
telespettatore se ci sia davvero un killer sopito in ognuno di noi.
“Mindhunter” è una serie potente, con un cast assolutamente
perfetto, una sceneggiatura lineare, mai sovrastante, che non slitta
mai su sentieri nei quali non dovrebbe stare, ma che riesce a
catturare l'attenzione attraverso l'intenzione dei personaggi su una
trama pungente, a tratti feroce, psicologicamente terribile, ma mai
andando fuori dal binario. Come dicevamo all'inizio: “Mindhunter”
è una serie sorprendente, una serie che mancava, un drama che
consigliamo assolutamente di seguire.
Personaggi e doppiatori:
Holden Ford (Marco Vivio)
Bill Tench (Stefano Benassi)
Wendy Carr (Chiara Colizzi)
Debbie Mitford (Rossa Caputo)
Shepard (Marco Mete)
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