La Ragazza nella Nebbia di Donato Carrisi


"- Ho fatto solo il mio lavoro, rendere felice il pubblico"

Donato Carrisi esordisce alla regia portando sul grande schermo uno dei suoi romanzi di maggior successo "La Ragazza nella nebbia" riuscendo nell'intento di trasporre in immagini la sua fitta scrittura. Per chi non avesse letto il libro, la vicenda parte dalla scomparsa di una ragazzina in un paesino di montagna Avechot e dell'arrivo di un famoso ispettore, Vogel (Toni Servillo) che farà di tutto per portare il caso al centro dei mass media per cercare di usarli a proprio piacimento: "- Prima regola, santificare la vittima". 
Tra evidenti richiami a Twin Peaks, a "Una pura formalità" e a "L'amore bugiardo", del resto: "- La prima regola di un grande romanziere è copiare" le indagini vanno avanti con "la necessità assoluta di trovare un colpevole": "- Prima che spunti il corpo abbiamo bisogno di un colpevole" ovvero, di un mostro da dare in pasto, che viene individuato in un professore di letteratura Loris Martini (Alessio Boni) che sembra essere al centro di un vero e proprio complotto ai suoi danni: "- Prof si faccia un favore, dimentichi di essere innocente". La narrazione non procede in ordine cronologico ma a strappi, seguendo le storie dei personaggi e viene intervallata dal racconto dell'investigatore allo psicologo Augusto Flores (Jean Reno) cambiando dunque prospettiva e punti di vista, tra verità e menzogne, indizi e false piste che fanno la felicità dello spettatore ogni volta che un pezzettino del puzzle "sembra andare a posto". 
Sembra appunto, perché a scanso di spoiler i colpi di scena non mancano e fanno la differenza perché non sono affatto così attesi, ma sono come devono essere, ovvero sanno sorprendere. Se tecnicamente ci troviamo di fronte a una fotografia suggestiva che bene sfrutta l'ambiente e a una regia convincente specie nelle scene di maggior pathos, la tematica che Carrisi affronta di petto è la degenerazione scandalistica che ha preso l'informazione, con tanto di sciacalli pronti ad inserirsi e approfittarne (come non pensare a tal proposito all'ottimo "Lo sciacallo" di qualche anno fa) e processi di massa fatti su due piedi. 
Il nostro usa "il grottesco" e rende bene l'idea di cosa significa informare oggi e dei salotti televisivi a seguito: "La giustizia non fa ascolti dottore, la giustizia non interessa a nessuno". Alla resa dei conti qualcuno potrebbe trovare "La Ragazza nella Nebbia" confusionario, contorto... ma a ben vedere sono proprio le digressioni, le ellissi narrative, la chiave di volta di un'opera prima "non facile" ma felicemente riuscita e che vale la pena di esser vista, anche solo per godersi un finale al tempo stesso crudele e poetico.

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