“Noi siamo convinti che il tempo sia
qualcosa di lineare, qualcosa che procede in eterno e in maniera del
tutto uniforme... qualcosa di infinito. In realtà la distinzione tra
passato, presente e futuro non è niente altro che un'illusione. Ieri
oggi e domani non sono momenti che si susseguono... vanno uniti in un
circolo senza fine. Ogni cosa è collegata”
“Dark” è la prima serie televisiva
della Netflix creata e prodotta in Germania, dopo le produzioni in
Francia, Spagna e Italia, il canale on demand si sta espandendo sempre
di più. Dietro le quinte Baran bo Odar e Jantje Friese che
confezionano questo drama a cavallo tra thriller e horror la cui
prima stagione è stata rilasciata su tutte le proprie piattaforme
dalla Netflix in giro per il mondo il primo dicembre scorso.
Una
cittadina di nome Winden, una caverna misteriosa, grandi paesaggi,
pressoché distese desertiche, interminabili spazi di terra, alberi e
grigiume fanno da cornice tetra per questa nuova serie che inizia da
un suicidio... ma forse è solo un sogno (?). No, è la verità. Ed è
il figlio, Jonas (Louis Holfmann), a subire le peggiori conseguenze
della morte apparentemente immotivata del padre. La vera storia però
parte dalla scomparsa di due bambini che fa riaffiorare, come spesso
avviene in queste occasioni, i rapporti difficili tra famiglia,
segreti e bugie mal celate ed un passato che inesorabilmente bussa
alla porta. Spesso abbiamo assistito a trame del genere, da
“Broadchurch” a “Secrets and Lies”, tanto per citarne alcune,
anche se qualcuno inconsciamente ha voluto paragonare “Dark” a un
capolavoro come “Stranger Things”, ma siamo ben lontani da quello
che in pochissimo tempo è divenuto un cult indiscusso. In dieci
episodi sappiamo tutto, causa del fatto che la Netflix butta via
tutti gli episodi in una volta, ma forse in serie come questa la
cadenza regolare nell'uscita degli episodi potrebbe essere utile per
creare un pathos che non si ha potendolo vedere tutto d'un fiato.
Il
paragone con “Stranger Things” probabilmente è dato dal fatto
che una parte delle vicende di “Dark” è ambientata negli anni
'80, nulla di più. Quattro le famiglie coinvolte, qualcosa rimanda a
Chernobyl, la caverna suddetta che sembra non solo misteriosa, ma
anche protagonista di una serie troppo cupa, un uomo che ripete in
continuazione “Succederà di nuovo... succederà di nuovo...”, e
poi ci sono anche due detective, per non farci mancare niente, Ulrich
Nielsen (interpretato da Ludger Bokelmann nel 1986 e da Oliver
Masucci nel 2019) e Charlotte Doppler (Stephanie Amarell nel 1986 e
Karoline Eichhorn nel 2019), la seconda sembrerebbe più capace di
affrontare un caso così difficile. Un mix di tanta roba insomma.
Nella cittadina però le attività non decollano, perché nessuno
vuole andare a fare il turista in una città dove i ragazzini
spariscono.
Il cast, ben formato, è molto numeroso e questi
flash-back non molto definiti all'interno del percorso dei vari
episodi non fanno altro che creare confusione tra passato, presente e
futuro, tanto da non capire, soprattutto nei primi episodi, in quale
spazio temporale si stanno svolgendo le immagini che stiamo
guardando. “Dark” è una serie che va seguita con attenzione,
senza perderne un frammento, anche se l'ora di ogni episodio risulta
troppo lunga e angosciante in questa trama prevalentemente desolante
e scarna. Nel cast da ricordare: Katharina Nielsen (Nele Trebs nel
1986 e Jordis Triebel nel 2019), Hannah Kahnwald (Maja Schone) e
Michael Kahnwald (Sebastian Rudolph). “Dark” è alla fine della
fiera una serie capace di attirare l'attenzione, ma di certo non ci
troviamo dinanzi a niente di originale. Si, è una potrebbe attrarre
i fan del genere horror, ma se cercate qualcosa di simile a “Stranger
Things” di certo siamo molto lontani dalla qualità della serie di
Matt e Ross Duffer.
Personaggi e doppiatori:
Jonas Kahnwald (Stefano Broccoletti)
Ulrich Nielsen (Massimo Lodolo)
Charlorre Dppler (Roberta Pellini)
Katharina Nielsen (Sabrina Duranti)
Hannah Kahnwald (Benedetta Degli
Innocenti)
Commenti
Posta un commento