Intervista con gli "Stella Maris"


“Stella Maris” è il progetto che vede coinvolti Umberto Maria Giardini, Ugo Cappadonia, Gianluca Bartolo, Emanuele Alosi e Paolo Narduzzo. A rispondere alle nostre domande è Umberto Maria Giardini.

Invece di chiedervi come nasce il progetto “Stella Maris” ci piace chiedervi quando è scoccata la scintilla, quando avete capito che ne valeva realmente la pena e avete deciso che queste canzoni dovevano essere ascoltate

Non ci siamo mai resi ben conto di quello che stavamo facendo. La genesi del progetto e dell'album è stata dettata dalla spensieratezza. Io in partcolar modo conosco bene il mercato discografico italiano, le sue dinamiche e tutto cio' che ruota attorno a questo sistema purtroppo malato, quindi sono un "disilluso" per eccellennza. Cio' nonostante sono e rimanfgo del parere che, quando l'impegno e il lavoro genera buona musica, si crea come un testimone che qualcuno prima o poi nota e riconosce e raccoglie. Quel presupposto ci è bastato, senza secondi fini.

Come è nata la "curiosa" cover dell'album?

La copertina nasce dalla mancanza di idee. Ci siamo fatti trascinare da questa mia pensata, che ancora non abbiamo capito se sia stata azzeccata o no. Fatto sta che il risultato è quello che si vede. Volevamo qualcosa di distaccato, che non attirasse l'attenzione piu' di tanto. Del resto, in Italia, chi metterebbe in copertina un piatto?



Nel nostro ascolto abbiamo trovato un sound che richiama gli Smiths e i Cure, ma anche molti aneliti più marcatamente ’70… Quali erano le intenzioni originarie e le vostre ispirazioni  durante la. composizione e registrazione dei brani? Che vuoi per una certa riscoperta di determinati suoni e il lavoro che c’è dietro suona decisamente moderno

Siamo partiti con Cappadonia inanzitutto dalla scelta dei suoni. Volevamo rispolverare cio' che abbiamo sempre amato, ma che nessuno ricordava piu'. Il Roland jazz chorus 200 era l'ampli piu' usato in quegli anni dalle band importanti anglosassoni. Mischiandolo ad un basso Fender Precision, ai riff di chitarra e alla mia voce leggermente con un inflessione Morrisseyana il risultato che è venuto fuori è assai riconducibile a cio' che in quel periodo rappresentarono gli Smiths. Ma le somiglianze e la consapevolezza di creare qualcosa di fresco e nuovo si sono mischiate in maniera perfetta. Stella Maris splende di una sua luce propria naturale.

Venendo ai testi, in “Piango Pietre” vi scagliate in un certo qual modo contro le nuove generazioni

Si, a me in particolare infastidisce tutto cio' che è riconducibile ai giovani. I ragazzi che hanno un età compresa tra i 14 e 20 anni sono bruttissimi, sono strafelice di essere un uomo in un epoca come questa in cui tutto è scadente e schiavo della rete. Se fossi credente saprei chi ringraziare, fatto sta che sono meravigliosamente contento di aver vissuto la mia adolescenza in anni in cui tutto era piu' figo e per alcuni punti di vista, piu' sano.
Oggi tutto gira in funzione dei soldi, non esistono piu' illuminati. Piu' che altro tutto è un bluff, tutto è scadente e contemporaneamente tutti abboccano come dei pesci addormentati. La maggior parte dei giovani sono figli malati della società moderna, anch'essa malata e fasulla.

In “Se non sai cosa più mangi, come puoi sapere cosa piangi” cantate: “che ti piaccia oppure no chi ha fallito è l’anarchia” ci spiegate il senso di questa frase?

E' esattamente cosi'. Oggi nella mia visione personale cio' che ha fallito è il metodo e il sentimento anarchico che fino a 20 anni fa coinvolgeva tutti i giovani. I centri sociali oggi sono pieni di cariatidi. Non esistono piu' ideali legati alle conquiste fatte da chi con tanti sacrifici ci ha preceduto. La sinistra quella vera, l'impegno dei sindacati a favore dei lavoratori di ogni settore, le masse sociali e le conquiste fatte, tutto andato nella discarica della nostra coscienza. Tutto cio' che a che fare con l'ideologia anarchica ha fallito, questo perchè nel tempo non si è saputo guardare a cio' che stava accadendo realmente nel mondo. 



Ma la cosa che balza maggiormente all’ascolto è comunque una certa poetica, fatta di gesti, situazioni, “semplici”, come ad esempio in “Tutti i tuoi cenni”: “dimentichiamoci di noi di ciò che abbiamo fatto, di ciò che abbiamo detto quando era meglio fare i piatti o rifare il letto”  che ben si sposa col sound evocativo e suggestivo che avete messo in piedi… una semplicità “apparente”, una linearità, che contraddistingue tutti i brani. Volevate rilasciare questa impressione o il tutto è avvenuto in. modo spontaneo, naturale?

Noi non volevamo nulla. Tutto nasce senza consapevolezza, la stessa che contraddistingue il nostro tempo.

Ci sarà uno “Stella Maris” parte seconda?

Non so rispondere, il tempo e i fatti lo determinerà.





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