“Vivi, muori, blues, ripeti” il nuovo album dei “Bud Spencer Blues Explosion” è un concentrato di vitalità, passione, genuinità. Realizzato totalmente in analogico con Marco Fasolo (Jennifer Gentle), con testi di Davide Toffolo dei Tre Allegri Ragazzi Morti e Umberto Maria Giardini, l’album è verace, diretto, arriva già dopo pochi ascolti, con estremo gusto e piacere. E’ forse l’album più immediato per certi versi, che Adriano Viterbini e Cesare Petulicchio abbiano realizzato. Il tutto ovviamente senza andare a discapito della qualità:
“E tu?”: sorta di mantra elettronico che si fa incendiario nella parte finale : io con te lo farei almeno una volta al giorno, e tu? io quando suono prendo fuoco, e tu? e tu che quasi quasi non mi stai a sentire!
“La donna è blu”: dall’incedere cupo e sinuoso: “Bravo sei stato bravo bravo fino all’orgasmo e ora vai a dormire con tutto il tuo entusiasmo.”
“Dove”: funky blues accattivante “Ventitrè anni buttati al vento, ti piacciono gli incendi dicevi tu, mi infilo nella doccia fiore che sboccia come la prima sbronza gemella della tua.”
“Di fronte a te, di fronte a me”: morbida e suadente con più di un passaggio “cinematografico”: “ A che ora ti fai? Qualsiasi ora è quella buona, dormiremo abbracciati alla luna con la terra gelosa.”
“Allacci e sleghi”: claustrofobica e dissonante dal groove irresistibile: “tu mi allacci e poi mi sleghi io galleggio tu mi anneghi questa realtà non fa per noi.”
“Presto sarò chi sono”: dall’incedere ipnotico nella prima parte si passa ad una più distesa, spoglia con la chitarra in evidenza, prima di ripartire tra sonorità arabeggianti: “raccoglieremo quello che resta e resteremo vivi”
“Coca”: tribale ed evocativa: “io brucio per lei, meglio che non sai quanto dura”
“Enduro”: riff di chitarra che appare come una sorta di “sberleffo” per uno dei testi più poetici dell’album e per uno dei brani più blues: “non so se è fame non so se è amore ma c’è ubbidienza tra cane e padrone siamo due animali“
“Io e il demonio”: sinistra (non poteva essere altrimenti) e lenta, marziale, con la chitarra elettrica a tessere trame: “E ti farò male fino a quando stare bene non puoi capire perché mi stai fra i piedi come un cane”
“Calipso”: scarna e potente al tempo stesso con tanto di coretti nel ritornello a cui segue una coda strumentale che è pura avanguardia: “e lì che tu mi troverai nel tuo parlare imperfetto nei guai in cui mi troverei per te c’è una bugia nello specchio che neanche io ci crederei.”
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