Loro (1 e 2) di Paolo Sorrentino



- “Loro lo chiamano Dio. E chi sono Loro? - Loro sono quelli che contano”


Dalla “pecorella smarrita” alla discesa del “Cristo in croce”, dalle “tre Marie” al volere di “un Dio invisibile, occulto” Paolo Sorrentino racconta in Loro (1 e 2) la perdita della “giovinezza” e del “sogno” di Silvio Berlusconi, via via ormai “sempre più umano” ma ancora capace di apparire come “il messia” e di riuscire nell’ennesimo “colpo di coda”. “Loro” non è una biografia vera e propria, perché mischia fatti e personaggi, a cominciare dai nomi dei personaggi che si succedono alla corte di “Lui” e che cercano in ogni modo di avvicinarlo per ricevere in cambio “doni”, giocando con le sue debolezze… dalle donne al delirio di onnipotenza. “Lui” (Toni Servillo) è un Berlusconi provato, nostalgico, “umano”… sempre di più, per l’appunto… che si aggrappa alla vita come non mai, è, per Sorrentino insomma “L’agnello sacrificale” ma in modo del tutto incosciente, sia per se stesso, sia per “il popolo” da “Lui” soggiogato e plagiato in un’ideale di benessere e ricchezza a cui tutti possono accedere. In “Loro 1” infatti, la prima parte del film è interamente dedicata alla brama di potere e successo del personaggio interpretato da Riccardo Scamarcio, Sergio Morra, dietro cui non è difficile riconoscere Giampaolo Tarantini, e della compagna Tamara (Euridice Axen), impegnata a ricattare il ministro Santino Recchia “Sandro Bondi?” Magistralmente interpretato da Fabrizio Bentivoglio. I due fanno di tutto per creare un vero e proprio harem da portare in dono, cercando di “entrare nel giro” condotto da Kira / Kasia Smutniack,  Sabina Began? E il Lele Mora di Roberto De Francesco alias Fabrizio Sala. Rappresentano la giovinezza che avanza, ma sono solo corpo, niente anima, niente sostanza… nonostante la prima parte si chiuda con un visionario videoclip dove nella villa in Sardegna affittata proprio di fronte alla casa di “Lui” l’harem si scatena sotto gli effetti della Mdma.
Il secondo tempo di Loro 1 è totalmente dedicata al Berlusconi che racconta barzellette, che canta sopra le note del fido Mariano Apicella (Giovanni Esposito ) e che cerca di riconquistare l’amore di Veronica Lario, resa perfettamente da una grande Elena Sofia Ricci. In “Loro 2” invece assistiamo al fallimento dei tentativi, sia da parte dei giovani rampanti (“- Dov’è cha abbiamo sbagliato? - Quando abbiamo creduto di essere come loro”), sia del vecchio leone/ diavolo, incapace ormai di “sedurre” la giovane "Stella" (Alice Pagani) come “Lui” amava fare un tempo (“- Non ti piace questa serata? - Posso parlare liberamente? - Sei nella casa della libertà!!! … - Lei a modo suo è galante, ma ha l’animo di mio nonno ) che ritorna comunque al centro della scena politica grazie all’acquisizione di sei senatori (mirabile la sequenza delle contrattazioni girata come un vero e proprio spot televisivo) ma finisce col fare i conti “con le sue umane debolezze” che vengono a galla e il terremoto dell’Aquila. 
La realtà dei fatti che si mischia alla fiction cinematografica regala due sequenze da non sottovalutare: - Chi è in realtà colui che chiamano Dio? Che non si vede ma esiste? - Nella finzione, Sorrentino affida il ruolo per così dire al factotum di Berlusconi stesso, interpretato da un grande Dario Cantarelli,  la questione viene esplicitata quando questo ultimo assiste “il figlio” a un incontro privato per scongiurare altri incidenti diplomatici con l’estero e le due figure si sovrappongono come un’ombra più grande che prevale su “Lui”. Nella realtà è chiaro l’accostamento a “un potere occulto” (massoneria? mafia?) che ha reso possibile l’ascesa di Berlusconi. Domande che emergono anche nella sequenza scontro con Veronica Lario, in un mix di retorica e lungaggini, in cui la Ricci più che la Lario, sembra più Travaglio, Santoro o un giudice per intenderci… dove viene chiesto esplicitamente da dove venivano i primi soldi e “Lui” si avvale della facoltà di non rispondere.  Alla resa dei conti, tante sequenze memorabili, una proprietà e diversificazione di linguaggi espressivi, encomiabile, dal punto di vista visivo specialmente mischiando alto e basso (dalle pose plastiche pseudo espressive, al girato da televisione, al videoclip musicale, alla “Città delle donne” di felliniana memoria) un punto di vista ad alto impianto metaforico, che si interroga su una delle figure più controverse della storia d’Italia e che ha il merito di instillare dubbi più che emettere sentenze e regalare certezze.
Qualche pecca la si può trovare invece dalla reale necessità delle circa tre ore e mezza di visione, da alcune sequenze che potevano essere tagliate tranquillamente ai fini della storia in se e da altre invece troppo repentine, come se Sorrentino si fosse fidato della “memoria dello spettatore” su come siano andati i fatti nella realtà. La scelta di aver tenuto i piedi in due staffe forse non è stata a tal proposito del tutto ottimale, perché per un motivo o per un altro, compaiono alcuni protagonisti col proprio nome e altri no. Da vedere a priori per il genio di Paolo Sorrentino e perché alla fine paradossalmente forse, “Loro” è un fedele ritratto grazie anche alle sue stesse pecche, della storia e delle contraddizioni che racconta, dell’uomo che volle farsi e credersi Cristo per salvare se stesso e vendere una speranza fallace tra le macerie… dell’uomo… che ha a suo modo avuto fede in “Lui”.

“- Qua battono grandi cuori di troia”

“- Tu non potrai scopare mai con una come me, ma sembri abbastanza sveglio per scoparti le altre”

“- Lo senti? - Cosa? - L’odore della mia fica”

“- Io ti faccio impazzire proprio perché so fare la troia”

“- Io mi innamoro solo delle troie - Perché anche tu sei una troia Santino”

.” Essere buoni conviene, l’altruismo è il miglior modo per essere egoisti”

-“ Noi non ci alziamo dal tavolo delle trattative affinché i nostri sogni non diventano i loro”

-“ Ma lei come sa tutte queste cose mie? - Perché io conosco il copione della vita”

-“ Noi siamo legati da una lunga amicizia… e anche dallo stesso chirurgo plastico”

-“ Le relazioni sociali sono complesse, per gestirle ci vuole un antisociale”

-“ Alla tua età l’allegria dovrebbe essere un dovere civico”

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