ROMA JAZZ FESTIVAL “Jazz is Now” 42ma edizione: il programma completo



ROMA JAZZ FESTIVAL
“Jazz is Now”
42ma edizione

PASSATO PRESENTE E FUTURO DEL JAZZ
ALLA RISCOPERTA DELL’AFROBEAT DEL NEW SOUL  E DEL R&B
OLTRE 170 MUSICISTI
35 GIORNI DI PROGRAMMAZIONE
PER IL PIU’ LUNGO FESTIVAL JAZZ ESTIVO

AUDITORIUM PARCO DELLA MUSICA - MUSEO MAXXI - CASA DEL JAZZ - PARTERRE FARNESINA SOCIAL GARDEN

1 luglio - 5 agosto 2018


Il Roma Jazz Festival torna nella sua collocazione estiva. Oltre 170 musicisti per 35 giorni di programmazione, distribuiti in 4 luoghi della città, fanno di questo evento una delle realtà italiane più importanti e longeve, con le sue 42 edizioni che hanno ospitato tutto quello che il jazz ha espresso nella sua storia.
I concerti presentati quest’anno attraversano trasversalmente un arco di almeno tre generazioni, definendo il percorso sino a qui compiuto e analizzando le proposte che contribuiranno a creare il jazz sound del futuro; le location scelte rappresentano due conferme - Auditorium Parco della Musica e Casa del Jazz, dove si svolgeranno i grandi eventi con gli artisti nazionali ed internazionali – e due novità, Museo Maxxi e Parterre / Farnesina Social Garden che accoglieranno i nuovi nomi del jazz newyorkese e londinese.
Da Pat Metheny a Knower, dagli Snarky Puppy a Randy Weston, da Tony Allen a Cory Henry, da Dee Dee Bridgewater a Lizz Wright, da Mauro Ottolini a Stefano Bollani, Enrico Rava, Camille Bertault, Chick Corea, Steve Coleman, Sons of Kemet, grande musica, creatività, contaminazioni, nuove sonorità, divertimento, emozioni saranno gli elementi di questo grande festival.
Cosa è successo al jazz in questi ultimi anni? Come si è evoluto? Quali sono state le figure centrali che hanno permesso a questa musica di attraversare cent’anni di storia e in che modo il lascito di questi protagonisti è costantemente modellato e contestualizzato dai loro eredi per essere fruibile, comprensibile, contemporaneo?
A queste domande il festival cercherà di dare una risposta con la sua programmazione tra passato, presente e futuro del jazz. In questa edizione i giovani e la musica emergente saranno protagonisti al pari dei grandi nomi della scena internazionale.
Il Roma Jazz Festival si vive da sempre con le orecchie e con il cuore, con gli occhi e con l’anima, perché la ricchezza viene dalla moltiplicazione di esperienze, dall’acquisizione di nuovi linguaggi, dal rimescolo continuo di culture e  colori.
L’evoluzione guarda sempre avanti, conscia del suo passato ma inevitabilmente proiettata nel futuro.

NOTA IMPORTANTE:

Tutti i concerti in programma all’Auditorium Parco della Musica e alla Casa del Jazz sono alle ore 21.00. I concerti al Museo Maxxi e al Parterre / Farnesina Social Garden alle ore 21.30.

BIGLIETTERIA ON LINE > www.ticketone.it

Prevendita Telefonica TicketOne

Tel. 892.101

(dal lunedì al venerdì dalle 9:00 alle 21:00 e il sabato dalle 9:00 alle 17:30)

Prevendita Telefonica Comune di Roma

Tel. 06.06.08

(servizio con tariffa urbana del Comune di Roma, attivo tutti i giorni dalle ore 9:00 alle ore 21:00)



ROMA JAZZ FESTIVAL 2018

42ma EDIZIONE


Jazz is Now



PROGRAMMA COMPLETO



Domenica 1 Luglio - Casa del Jazz



ENRICO RAVA / DANILO REA

Enrico Rava; tromba: Danilo Rea; piano



Quella tra Enrico Rava e Danilo Rea è una collaborazione che, in varie forme, va avanti da molti anni. Resta ancora memorabile il tour europeo del 2004 con il progetto “Complete  Reunion”, un super gruppo che comprendeva Gato Barbieri, Ben Street e Clarence Penn in quella che è stata una delle ultime touring band del sassofonista scomparso nel 2016. Rava e Rea, inoltre, hanno alle spalle una lunga militanza all’interno di uno dei gruppi più amati del jazz italiano degli ultimi anni: “Un incontro di jazz”, gruppo che ha accompagnato Gino Paoli in moltissime occasioni.

Tuttavia, avere l’occasione di ascoltare questi due grandi musicisti in duo è piuttosto raro. Ragione in più per non perdere questo incredibile live nel quale Rava e Rea hanno selezionato un repertorio che include gli standard più famosi di Chet Baker, Miles Davis e João Gilberto, reinterpretato con l’intensità e il lirismo che contraddistingue questi due solisti di razza. Danilo Rea, romano, classe 1957, è un pianista noto per la sua enorme versatilità che, nel corso degli anni, gli ha consentito di spaziare tra i generi, dal progressive rock degli inizi fino alle vette del jazz internazionale, passando per la reinterpretazione di classici del pop italiano come del songbook americano.

Enrico Rava, jazzista triestino, classe 1939, è un’icona vivente del jazz italiano, conosciuto internazionalmente come uno degli interpreti più raffinati di questa musica cui il nostro Paese abbia dato i natali.



Sabato 7 Luglio - Auditorium Parco della Musica



SNARKY PUPPY

Michael League, basso; Nate Werth, percussioni; Mark Lettieri, chitarra; Larnell Lewis, batteria; Shaun Martin, tastiere; Justin Santon, tromba e tastiere; Bobby Sparks, tastiere; Maz Maher, tromba, flicorno; Chris Bullock, sax

Attivi dal 2006, gli Snarky Puppy sono una delle band che negli ultimi anni ha scardinato più stereotipi nel mondo del jazz underground. Fondati dal bassista Michael Leage, gli Snarky Puppy sono autori di una formula musicale ad alto tasso funk e fusion, che ha saputo in oltre 10 anni rinnovarsi e creare un sound unico nel suo genere.

A dimostrazione della trasversalità della loro audace proposta musicale, gli Snarky Puppy hanno vinto il loro primo Grammy nel 2014 per la Best R&B Performance.

Nel 2015 e nel 2016 hanno portato a casa altri due Grammy, rispettivamente per gli album Sylva e Culcha Vulcha entrambi nella  sezione Best Contemporary Instrumental album.

La band, in una manciata di anni, è stata capace di destreggiarsi in modo sempre più audace tra differenti stili jazzistici, attingendo a piene mani anche dalla musica popolare dell'ultimo mezzo secolo e creando una musica che è riuscita a fare (ri)avvicinare al jazz anche le generazioni più giovani.


Domenica 8 Luglio - Casa del Jazz



WIRE TRIO WOODSTOCK RELOADED

Enrico Zanisi, piano e tastiere; Enzo Pietropaoli, basso elettrico; Alessandro Paternesi, batteria e live electronics; con la partecipazione di Ernesto Assante e Gino Castaldo



Woodstock Reloaded – titolo del progetto che il Wire Trio porterà sul palco del Roma Jazz Festival –  rende omaggio alla ormai leggendaria quattro giorni che, nell’agosto del 1969, ha rappresentato un avvenimento epocale per musica – e non solo – entrando nella Storia.

Un progetto, quello capitanato da Enzo Pietropaoli, che non intende semplicemente riproporre delle “cover” dei brani più celebri suonati a Woodstock, ma reinterpetarli in chiave contemporanea, dando loro nuova vita. Grazie all’intenso lirismo del piano di Zanisi e alla batteria travolgente di Paternesi, la musica di quell’indimenticabile Festival torna a nuova vita in una forma inedita.

Ivolte per ragioni musicali, a volte di costume, a volte, infine, per come hanno saputo rappresentare e incarnare quel movimento culturale e quel particolare desiderio di libertà.



Lunedì 9 Luglio - Casa del Jazz



LICAONES

Mauro Ottolini, trombone; Francesco Bearzatti, sax; Oscar Marchioni, organo; Paolo Mappa, batteria



Animati da un approccio giocoso e ironico alla musica e da un gusto per l’improvvisazione più genuina, i Licaones sono una formazione acid-jazz, giunta alla ribalta nel 2006 con il disco “Licca-Lecca”, premiato dal pubblico con oltre 10.000 copie vendute.

Il quartetto è autore di una musica intrisa di sonorità funky e blues, con brani a metà tra il puro e semplice divertissement e composizioni più elaborate.

Un jazz, quello di questo quartetto, che insieme ai fiati di Ottolini e Bearzatti, due solisti di prim’ordine che negli ultimi anni si sono affermati tra le figure di spicco del jazz italico, trova la sua perfetta quadratura grazie alle tastiere di Marchioni e al drumming trascinante di Paolo Mappa.

La forza dei Licaones sta nel dare vita a melodie ballabili e a un jazz immediato, che si fa apprezzare per la vivacità della sua proposta e la sua riconoscibilità.



Mercoledì 11 Luglio - Casa del Jazz



CAMILLE BERTAULT TRIO

Camille Bertault, voce; Fady Farah, pianoforte; Christophe Minck, contrabbasso

Il successo, per Camille Bertault, parigina trentenne, è arrivato quasi per caso, come un gioco. È il 2015: respinta a un esame in Conservatorio, torna a casa e, per sfogarsi, decide di intonare dei versi appena scritti sulla base del celebre assolo di John Coltrane in “Giant Steps”.

Ildel mercato discografico.

Nel 2016 incide il suo primo album En Vie (Sunnyside), e all’inizio del 2018 il secondo, Pas de géant (Okeh/Sony Music) che porterà sul palco del Roma Jazz Festival con il suo trio composto da Fady Farah, pianoforte e Christophe Minck, contrabbasso.

Bertauld si distingue per un virtuosismo di cui, nonostante la giovane età, dimostra di avere piena padronanza e che si dispiega in una tecnica vocale notevole, unita a una musicalità naturale e del tutto fuori dal comune.



Giovedì 12 Luglio – Museo Maxxi


LA NUOVA SCENA ITALIANA

Tommaso Cappellato, batteria, electronics.

LNDFK - Linda feki voce, electronics.


Si intitola “La nuova scena italiana” la serata dedicata ai nuovi talenti della scena contemporanea. Due i live in programma: quello di Tommaso Cappellato e quello di Linda Feki, in arte LNDFK.

Tommaso Cappellato è un produttore, musicista, dj e compositore.

Musicista  attratto  dai  suoni  fuori  dai  confini  del  jazz,  Cappellato si muove con disinvoltura all’interno di  un  ampio  range  musicale.  Cresciuto  sotto  l'ala  dei  visionari  Harry  Whitaker  (Black  Renaissance)  e  Michael  Carvin  (Pharoah  Sanders), protagonista  di  escursioni  hip  hop  al  fianco  di  Brooklyn  MC  Yah  Supreme  e  di  lunghi  viaggi  in  Senegal,  collaboratore  di  Rabih  Beaini,  artista  dell'elettronica  sperimentale  e  della  techno, Cappellato è riuscito a dare vita al proprio personale  concetto  di  jazz  elettronico  sperimentale.



Linda Feki, in arte LNDFK, è una cantante e songwriter, figlia di due diverse culture, madre italiana e padre arabo, cresciuta a Napoli. La sua musica subisce l’influenza del jazz, del neo-soul e dell’hip-hop, il tutto filtrato tramite il suo bagaglio di esperienze e la sua sensibilità.

Il suo primo ep, “Lust Blue”, è stato realizzato con la produzione artistica di DaryoBass, e pubblicato nel novembre 2016 per l'etichetta svizzera Feelin' Music.

Il disco ha ottenuto i plausi di pubblico e critica specializzata, che hanno premiato LNDFK come una delle migliori rivelazioni dell’anno. Nei suoi confronti è arrivata anche l’investitura di Gilles Peterson, storico dj di BBC Radio, assieme a quella di numerose voci storiche della radio italiana, da Alessio Bertallot a Raffaele Costantino, da Massimo Oldani a Carlo Pastore.

Accompagnata dalla sua band, nel corso del suo primo tour ha collezionato diverse date in tutta Italia, dividendo il palco, tra gli altri, con Kamasi Washington in occasione della sua data romana.



Venerdì 13 Luglio - Casa del Jazz


TONY ALLEN - THE SOURCE

Tony Allen, batteria; Cesar Anot, basso; Jean François Kellner, chitarra; Jean Phi Dary, tastiera; Nicolas Giraud, tromba; Yann Jankielewicz, sax e tastiera; Patrick Gorce, percussioni



Tony Allen è un musicista che non ha bisogno di presentazioni. Ritenuto uno dei più grandi e influenti batteristi contemporanei, Allen non ha mai preso lezioni di musica, studiando da autodidatta, ispirato dallo stile di Art Blakey e Max Roach. Considerato il pioniere dell’Afrobeat, è noto il suo lavoro insieme a Fela Kuti con il quale ha sviluppato un nuovo groove africano, oltre che per una discografia che vanta oltre 30 album.

Allen è conosciuto dal grande pubblico anche per il suo eclettismo, che nel corso della sua carriera lo ha portato a collezionare collaborazioni anche al di fuori della galassia jazzistica. Dai Red Hot Chili Peppers a Damon Albarn, passando per la collaborazione con Charlotte Gainsbourg fino a quella con il padrino della techno Jeff Mills.

Nel suo ultimo album, The Source, suo disco di debutto per la Blue Note Records nel 2017, Allen fa confluire le due anime della sua musica, il jazz e l’Afrobeat, facendo tesoro delle esperienze e delle sonorità con le quali è entrato in contatto nel corso di cinquant’anni di carriera, e definendo questa sua ultima fatica in studio come il suo miglior lavoro mai realizzato.



Sabato 14 Luglio - Parterre / Farnesina Social Garden


ODDISEE & GOOD COMPANY


Classe 1985, nato a Washington DC ma residente a Brooklyn, di origine sudanese e musulmano, Oddisee si è imposto negli ultimi anni come uno degli artisti hip hop più completi, capace di spaziare dal suo rap d'autore a produzioni musicali mai scontate. Un musicista contemporaneo ma anche un pensatore che, spesso, grazie alla sua musica dà spunti di riflessione all'ascoltatore.

ll su à e alle identità, rendendoli dunque complessi e connettendoli al presente. Musicalmente ci sono molte influenze soul ma anche jazz, gospel, r&b e non manca qualche beat più duro. I suoi riferimenti sono Roy Ayers, Bob James, Fela Kuti, e i grandi protagonisti maestri della black music degli anni '70.

Sabato 14 Luglio - Cavea Auditorium Parco Della Musica



CHICK COREA AKOUSTIC BAND

Chick Corea, piano; John Patitucci, basso; Dave Weckl, batteria



Nota come una delle formazioni di maggiore successo del gigante Chick Corea, la Akoustic Band è un progetto che vede al basso John Patitucci e alla batteria Dave Weckl, tutti collaboratori di vecchia data del pianista di Chelsea, che si riuniscono dopo 20 anni. La band – composta da tre stelle di prim’ordine del jazz mondiale – nasce con l’obiettivo di riprendere standard jazz e brani originali di Corea, restituendo freschezza a ogni composizione.

Tra strutture ritmiche complesse, linee melodiche di grande impatto e i voli lirici già sperimentati nella Chick’s Electrik Band, la musica di questo trio è percorsa da un’instancabile energia e da un favoloso interplay tra i singoli musicisti.

Insieme sul palco sotto le stelle della Cavea l'energia illimitata di Chick al pianoforte, l'impareggiabile maestria di John al basso e l'inconfondibile brillantezza di Dave alla batteria daranno vita a un concerto indimenticabile.



Domenica 15 Luglio - Casa del Jazz


GIOVANNI GUIDI / FABRIZIO BOSSO – NOT A WHAT

Fabrizio Bosso, tromba; Aaron Burnett, sax tenore; Giovanni Guidi, pianoforte; Dezron Douglas, contrabbasso; Joe Dyson, batteria

«Il jazz non è un “cosa” ma un “come”», diceva Bill Evans. Da  questa  famosa  citazione  del  pianista  statunitense  prende  le  mosse  il  nuovo  progetto  di  Giovanni  Guidi  e  Fabrizio  Bosso,  Not  a  What.  Due  artisti  –  Guidi  e  Bosso  –  che,  in  modo  diverso,  hanno  lasciato  un  segno  nel  jazz  italiano  e  internazionale,  uniti  dalla  stessa  tensione  verso  la  ricerca  di  sonorità  originali.  Guidi  è  un pianista  che  vanta  una  lunghissima  collaborazione  con  Enrico  Rava,  e  che,  dopo  alcune  incisioni  per  CAM  Jazz  è  approdato  alla  blasonata  etichetta  ECM,  con  cui  ha  già  registrato  tre  album  da  leader.  Bosso  è  uno  dei  trombettisti  italiani  più  apprezzati,  giunto  ormai  ai  vertici  mondiali  del  suo  strumento,  dopo  aver  inciso  da  leader  per  Blue  Note,  Verve  e  Warner.    I  due  artisti,  dopo  l’incontro  a  Umbria  Jazz  2017,  hanno  deciso  di  dare  vita  a  un’idea  comune,  unendo  le  rispettive  sensibilità  artistiche  e  creare  qualcosa  di  nuovo.    In  questo  progetto  hanno  scelto  di  farsi  accompagnare  da  tre  giovani  talenti  della  scena  jazz  newyorchese,  a  cominciare  dal  batterista  Joe  Dyson,  tra  i  più  richiesti  giovani  batteristi  oggi  in  circolazione. Con loro ci saranno  Aaron  Burnett,  sax  tenore  che  ha  collaborato  con  nomi  del  calibro  di  Wynton  Marsalis,  Esperanza  Spalding  e  Kurt  Rosenwinkel  e  Dezron  Douglas  contrabbassista  già  con  Ravi  Coltrane  e  Louis  Hayes,  Cyrus  Chestnut).



Lunedì 16 Luglio – Parterre / Farnesina Social Garden


KNOWER

Genevieve Artadi, voce; Louis Cole, batteria, voce; Dennis Hamm, tastiere; Sam Gendel, sax; Sam Wilkes, basso

I Knower sono un duo di musica elettronica di stanza a Los Angeles attivo dal 2009, formato dal batterista e produttore Louis Cole e dalla cantante Genevieve Artadi. Ibrido affascinante tra dubstep, funk e rock, il duo ha riferimenti ben precisi: dai Massive Attack a James Brown, da Natalie Cole ai Prodigy, Cole e Artadi non ha paura di mescolare i generi e dare vita a una miscela esplosiva che trova, nell’elettronica, il collante ideale.

L’esordio discografico dei Knower, avvenuto nel 2010, raccoglie un discreto successo sia di critica che di pubblico. Il loro ultimo album in studio si intitola Life ed è stato prodotto in maniera indipendente attraverso la loro pagina di Bandcamp.

I Knower hanno aperto i concerti per band del calibro dei Red Hot Chili Peppers nel 2017 e musicisti come Thundercat, raccogliendo anche consensi da mostri sacri come Quincy Jones grazie alla loro miscela di groove esplosivi, la calda sensualità delle voci e i loro paesaggi sonori elettro-acustici. Dal vivo saranno accompagnati dalle note del sax di Sam Wilkes e da Sam Gendel alle tastiere.

Una musica, la loro, con un’estetica che si ispira direttamente alla fantascienza anni 80 e che attinge a piene mani – sia per quel che concerne i suoni, che per quanto riguarda i video – all’immaginario dei videogame di quel periodo.

Un mix unico che fa dei Knower una delle proposte più originali e interessanti della nuova scena elettronica contemporanea.        


Lunedi 16 Luglio - Cavea Auditorium Parco Della Musica

STEFANO BOLLANI - QUE BOM

Stefano Bollani, piano; Jorge Helder, contrabbasso; Jurim Moreira, batteria; Armando Marçal, percussioni; Thiago da Serrinha, percussioni.

Quello tra Stefano Bollani e il Brasile è un amore di vecchia data, che aveva già portato l’istrionico pianista al grande successo dell’album e del tour omonimo Carioca del 2007, che vendette più di 70.000 copie. Nello stesso anno, il pianoforte a coda di Bollani suonò nel mezzo della favela di Pereira de Silva per un concerto evento di risonanza mondiale. Prima di lui era entrato a suonare il piano in una favela solo Antonio Carlos Jobim.

Adesso Bollani ritorna a quelle sonorità che tanto gli sono care con il progetto Que Bom, album dato alle stampe a maggio 2018 e protagonista di un tour mondiale questa estate.

Il nuovo disco è stato interamente realizzato a Rio de Janeiro, nel cuore pulsante della musica brasiliana, ed è composto di soli brani inediti e originali di Bollani. A rendere ancora più preziosa quest’ultima fatica del pianista italiano c’è la presenza, nel disco e sul palco, di alcuni tra musicisti più rappresentativi della scena brasiliana contemporanea.

Dal contrabbassista Jorge Helder al batterista Jurim Moreira, passando per Armando Marçal alle percussioni. Artisti molto amati da Bollani, affiancati qui da Thiago da Serrinha, celebre percussionista di fama internazionale.



Mercoledì 18 Luglio - Casa del Jazz

THE FREEXIELANDERS

Aurelio Tontini, tromba; Giancarlo Schiaffini, trombone; Eugenio Colombo, sax alto; Alberto Popolla, clarinetto alto, clarinetto; Errico de Fabritiis, sax tenore; Francesco lo Cascio, vibrafono; Gianfranco Tedeschi, contrabbasso; Nicola Raffone, batteria.

I The Freexielanders sono un ottetto la cui musica affonda le proprie radici – come lo stesso nome sta a suggerire – nella tradizione Dixieland, proponendo la loro personalissima visione di musiche scritte e arrangiate negli anni Trenta. Il “free” del nome sta a rappresentare il profondo senso di libertà di questa formazione, poco incline al rispetto di rigidi schemi, ma anzi votata a improvvisazioni funamboliche e sorprendenti.

Non, dunque, una semplice riproposizione di cover, ma il tentativo pienamente riuscito di rendere contemporanee delle composizioni più o meno celebri grazie all’abilità di alcuni tra i migliori improvvisatori jazz in circolazione.

Un progetto, quello dei The Freexielanders, focalizzato sul riannodare i legami con una musica del passato e con un jazz che ha saputo ispirare generazioni di musicisti e artisti, in una costante e proficua interazione anche con altre forme artistiche.

L’ottetto dei Freexielanders ha il pregio di interpretare ogni brano rispettando quelle che erano le prassi esecutive dell’epoca, ma al contempo lanciandosi in improvvisazioni a briglia sciolta, guidati da un unico faro: la libertà.



Giovedì 19 Luglio - Casa del Jazz

RANDY WESTON’S AFRICAN RHYTHMS QUARTET

Randy Weston, piano; Alex Blake, basso; Neil Clarke, percussioni africane, trombone; Tk Blue, sax alto.

Randy Weston (classe 1926) è uno dei pianisti più rappresentativi della sua generazione. Si avvicina al pianoforte grazie al padre, appassionato di cultura africana che lo convince a lasciare il basket per la musica, mentre la madre lo avvicina al gospel.

Il suo incontro con Duke Ellington e quello con Thelonius Monk, poi, lasciano un segno indelebile nella sua formazione musicale. Nel 1955 arriva il riconoscimento di DownBeat che lo nomina miglior pianista emergente. Seguono poi diversi viaggi in Africa che gli hanno permesso di approfondire le sue conoscenze riguardo alla cultura e alla musica africana,

L’elemento che torna più spesso nella sua produzione musicale è il suo legame, profondo e inestinguibile, con l’Africa.

Una costante che anche oggi, cinquant’anni dopo, lo porta a un’incessante attività di ricerca musicale che si fonda sul rapporto tra il jazz e le radici più profonde dell’odierna musica afroamericana.

Il suo stile, definito da alcuni “monkafricano” per il modo in cui si ispira fortemente allo stile di Monk riallacciandosi, al contempo, alle radici sonore del Continente nero, ha dato vita nel corso degli anni a diversi progetti.

Tra que Master Gnawa Musicians, depositari di una delle più antiche, affascinanti e misteriose tradizioni del Marocco resta una delle più memorabili. Oggi, con il suo quartetto composto da Alex Blake al basso, Neil Clarke alle percussioni africane e al trombone e Tk Blue al sax alto, dimostra di essere un pianista che, con i  suoi African Rhythms ha ancora molto da dire.



Venerdì 20 Luglio - Cavea Auditorium Parco della Musica

AN EVENING WITH PAT METHENY

Pat Metheny, chitarra; Antonio Sanchez, batteria; Linda May Han Oh, contrabbasso e basso elettrico; Gwilym Simcock, pianoforte e tastiere.

Dopo aver vinto ben 20 Grammy Award ed essere stato inserito nella “Hall of Fame” della prestigiosa rivista americana Downbeat, Pat Metheny è ormai unanimemente considerato uno dei migliori chitarristi al mondo.

Quest’anno, Pat Metheny arriva al Roma Jazz Festival con un progetto che lo vede accompagnato da musicisti di prim’ordine quali Antonio Sanchez alla batteria, Linda May Han Oh al contrabbasso e basso elettrico e Gwilym Simcock pianoforte e tastiere, per un live che si preannuncia come uno dei più attesi di questa edizione.

Una line-up che anticipa un live strepitoso, nel quale l’eccezionale senso del ritmo della Oh si mescolerà al pianismo sofisticato di Simcock. A fare da insostituibile collante tra queste diverse sensibilità, sarà il drumming deciso di Antonio Sanchez, musicista dall’eccellente tecnica apprezzato in tutto il mondo.

Il concerto di Pat Metheny sarà dunque un contenitore di vecchi e nuovi successi, il tutto proposto in una formula aperta all’improvvisazione e all’estro dei componenti di questo eccezionale quartetto.


Sabato 21 Luglio – Museo Maxxi

KAMAAL WILLIAMS TRIO

Kamaal Williams, tastiere; McNasty, batteria; Pete Martin, basso.

Jazz, hip-hop, boogie, funk e Afrobeat: c’è tutto questo nella musica del dj e tastierista Kamal Williams. Al secolo, Henry Wu, londinese, è autore di una musica che sfugge a qualsiasi classificazione ma capace di condensare l’essenza dei sobborghi londinesi dai quali proviene e dove si è fatto le ossa, suonando nei pub di Peckam e Camberwell.

Wu è stato fondatore, con Yussef Dayes, della band rivelazione Yussef Kamaal, al vertice delle classifiche con uno dei migliori album del 2016 Black Focus, che molto ha fatto parlare di sé attirando un pubblico di giovanissimi amanti della black music e non solo.

Terminata in modo burrascoso la proficua collaborazione con Dayes, Wu ha dato alle stampe, con la sua etichetta da poco creata (Black Focus) l’album The Return a nome Kamaal Williams, progetto considerato come la naturale evoluzione del duo Yussef Kamaal.

Con Pete Martin al basso e MckNasty alla batteria, trovano ancora più spazio suoni e stimoli provenienti dalle strade londinesi, spoken words e funk.

Ilà britannica, incarnata dallo stesso Wu (ha origini cinesi ed è musulmano) attraverso un acid-jazz che si rifà molto alle sonorità morbide degli anni Novanta.

L’aver poi lavorato come dj, consente al jazz di Wu di muoversi agevolmente attraverso i generi, assorbendo e rielaborando a piacimento influenze tra le più eterogenee e dando vita a una musica attuale e affascinante.



Domenica 22 Luglio - Casa del Jazz

COREY HARRIS ACOUSTIC TRIO - LET'S HAVE AN ACOUSTIC NIGHT

Corey Harris, chitarra e voce; Hook Herrera, armonica e voce; Lino Muoio, mandolino.

Nato a Denver, Corey Harris rappresenta uno dei più importanti e migliori esponenti del blues legato alla tradizione. Cantante dalla voce potente e intensa, chitarrista esperto la cui arte musicale è intrisa di riflessioni sulle circostanze storiche e culturali che hanno dato vita al blues, Harris si è distinto negli anni come un musicista dal talento cristallino.

Con uno stile saldamente legato alla tradizione, ma al contempo capace di aprirsi a contaminazioni e influenze diverse, il chitarrista è stato scelto da Martin Scorsese come interprete del film documentario Dal Mississippi al Mali (capolavoro della serie “The Blues”). Per il film, Harris ha scritto e interpretato anche la splendida colonna sonora Mississippi To Mali.

Sul palco, Corey Harris mescola lo spirito crudo del Delta Blues con una notevole varietà di influenze che vanno da New Orleans ai Caraibi passando per l’Africa.

In questo nuovo progetto musicale in acustico, il chitarrista si fa accompagnare da musicisti di indiscusso talento quali Hook Herrera all'armonica e Lino Muoio al mandolino, creando trame sonore caleidoscopiche nelle quali l’antico e il moderno si fondono, all’insegna di una semplicità mai spoglia, ma dotata di un’intensità rara.



Lunedì 23 Luglio – Parterre / Farnesina Social Garden

CORY HENRY & THE FUNK APOSTLES

Cory Henry, tastiere; Nicholas Semrad, tastiere; Sharay Reed, basso; TaRon Lockett, batteria; Adam Agati, chitarra; Tiffany Stevenson e Denise Stoudmire, coro.

Originario di Brooklyn, Cory Henry ha debuttato nel mondo della musica a soli sei anni, all’Apollo Theatre di Harlem. A 19 anni è entrato a far parte della touring band dell'icona del jazz Kenny Garrett. Noto ai più per la sua militanza negli Snarky Puppy, il super gruppo jazz-fusion salutato da Rolling Stone come "uno dei gruppi più versatili del pianeta in questo momento", Henry è anche un musicista di razza.

Tastierista eccellente, prima di dedicarsi ai progetti da solista con i quali ha scalato le classifiche Jazz di BillBoard,  ha suonato con Bruce Springsteen, The Roots, P. Diddy e Yolanda Adams.

Per il progetto con i Funk Apostles, Henry ha messo insieme i musicisti che ha incontrato sul suo cammino nel corso degli anni, creando un’autentica all-star band.

Il chitarrista Adam Agati, che ha scritto con Henry i testi dell'album, ha lavorato con tutti, da Booker T. Jones a Ludacris, mentre il bassista Sharay Reed ha suonato con Patti LaBelle, Aretha Franklin e Chakha Khan, solo per citarne alcuni. L’incontro con il batterista TaRon Lockett è avvenuto mentre suonava con gli Snarky Puppy, ma Lockett vanta collaborazioni con alcuni dei più grandi nomi del R & B tra cui Erykah Badu e Montell Jordan. Infine, il tastierista Nick Semrad ha lavorato con Miss Lauryn Hill, Bilal e Gabriel Garzon-Montano.

Con i suoi “Apostoli”, Henry predica il vangelo di un jazz in cui funk, gospel e sintetizzatori si mescolano, dando vita a una miscela intrigante e colta, eppure immediatamente riconoscibile.



Lunedì 23 Luglio - Casa del Jazz

VIJAY IYER SEXTET – FAR FROM OVER

Vijay Iyer: piano, fender rhodes; Graham Haynes, tromba, flicorno, electronics;

Steve Lehman, sax alto; Mark Shim, sax tenore; Stephan Crump, contrabbasso; Tyshawn Sorey, batteria.

Il compositore e pianista candidato al Grammy Vijay Iyer è stato descritto da Pitchfork come "uno dei pianisti più interessanti e vitali del jazz di oggi", oltre a essere nominato Artista dell’Anno da DownBeat per ben tre volte: nel 2012, nel 2015 e nel 2016.

Accanto ai numerosi riconoscimenti, Iyer si è distinto negli ultimi anni per le entusiasmanti uscite per la ECM, tra cui A Cosmic Rhythm with Each Stroke (2016) in duo con il trombettista Wadada Leo-Smith, e Break Stuff con il contrabbassista Stephan Crump e il batterista Mark Gilmore.

Il suo progetto in sestetto, con il quale ha dato alle stampe Far From Over (ECM, 2017), è l’ennesima prova dello straripante talento di questo pianista, qui insieme a un ensemble di improvvisatori virtuosi.

La ritmica è affidata ai partner di sempre Stephan Crump e Tyshawn Sorey, mentre ai fiati figurano Graham Haynes, Steve Lehman e Mark Shim: un’autentica all-star band che riesce, facendo perno sul lirismo di Yver, a costruire una musica percorsa da una sottile inquietudine, a tratti non priva di una sua muscolarità, che però non perde mai la sua natura solenne e a tratti ieratica.


Martedì 24 Luglio - Casa del Jazz

DEE DEE BRIDGEWATER - MEMPHIS… YES, I’M READY

Dee Dee Bridgewater, voce; Barry Campbell, basso; Charlton Johnson, chitarra; Bryant Lockhart , sax; Sharisse Norman e Shontelle Norman Beatty, coro; Curtis Pulliam, tromba; Carlos Sargent, batteria; Dell Smith, piano, organo.          

Considerata da più parti una delle ultime dive del jazz internazionale, Dee Dee Bridgewater è un’instancabile esploratrice della musica nera. L’artista, con alle spalle una carriera iniziata nei primi anni Settanta, è stata premiata tre volte con il Grammy Award: due volte per l’acclamatissimo tributo a Ella Fitzgerald (Dear Ella) e nel 2011 per l’album dedicato a Billie Holiday (To Billie With Love From Dee Dee).

Dotata di un timbro vocale caldo e avvolgente, la cantante statunitense con il proge Memphis… Yes, I’m Ready” rende omaggio alla città che nel 1950 l’ha vista nascere fondendo con inusitata maestria soul, blues e r’n’b.

Bridgewater con quest’ultima interpretazione rende omaggio ai maestri della musica afroamericana come Al Green, Otis Redding e B.B. King, spogliandosi di quei virtuosismi in cui pure eccelle per arrivare al cuore di una musica che è ormai patrimonio universale.

Se, infatti, da un lato le interpretazioni di Bridgewater ricalcano i brani originali per restituire loro nuova linfa, dall’altro la cantante di Memphis infonde a ogni cover la sua personale visione della musica e dell’arte, regalando l’ennesima, intensa prova di una carriera memorabile.



Mercoledì 25 Luglio - Casa del Jazz

TANOTRIO feat. GEORGE GARZONE & LEO GENOVESE

George Garzone, sax tenore; Leo Genovese, piano; Daniele Germani, sax alto; Stefano Battaglia, contrabbasso; Juan Chiavassa, batteria.

I TanoTrio sono una formazione nata nell'autunno del 2016 a Boston (USA), composta da Daniele Germani al sax alto, Stefano Battaglia al contrabbasso e Juan Chiavassa alla batteria. Autori di un jazz dalla forte influenza melodica, la loro musica è caratterizzata da chiare contaminazioni con il free e la musica classica contemporanea di tradizione europea e statunitense. Il repertorio presenta brani originali e rivisitazioni di standard della tradizione jazzistica americana che spaziano da John Coltrane, Wayne Shorter fino a Ornette Coleman.

Al Roma Jazz Festival, il TanoTrio si esibirà insieme a due musicisti straordinari: George Garzone al sax tenore e Leo Genovese al piano.

Garzone, denominato "approccio triadico cromatico”, avendo come propri studenti - tra gli altri - Joshua Redman, Branford Marsalis e Mark Turner. Da qui ha inanellato una serie di collaborazioni prestigiose tra le quali spiccano quelle con Kenny Barron, Harvie S, Danny Gottlieb, John Patitucci, Bill Stewart, Joe Lovano, Gary Peacock, Cecil McBee, Dave Holland e tanti altri.

Leo Genovese, pianista argentino classe 1979, è un musicista raffinato considerato una delle rivelazioni del jazz degli ultimi anni. L’artista, tra le altre cose, è anche un sassofonista oltre che arrangiatore per la contrabbassista e cantante Esperanza Spalding.

Genovese ha già pubblicato tre album a suo nome: Haikus II, Unlocked e il più recente Seeds, nei quali ha affinato un pianismo sofisticato e ipnotico.


Giovedì 26 Luglio - Casa del Jazz



PAOLO FRESU / CHANO DOMINGUEZ DUO

Paolo Fresu, tromba; Chano Dominguez, pianoforte.

Quella fra il funambolico trombettista Paolo Fresu e Chano Dominguez, eccezionale pianista spagnolo tra più conosciuti della scena jazz internazionale, è una di quelle alchimie rare.

Questo duo, infatti, incarna appieno la bellezza dell’incontro tra due musicisti di enorme talento. Dominguez è uno degli esponenti più importanti della storia del flamenco-jazz. Un musicista che in oltre 40 anni di carriera ha condiviso il palco insieme ad alcuni leggendari jazzisti, tra i quali Wynton Marsalis, Paquito D'Rivera, Jack DeJohnette, Herbie Hancock, Gonzalo Rubalcaba, Chucho Valdés, Joe Lovano, George Mraz. Oltre ad aver collaborato con insigni connazionali quali Paco De Lucia, Enrique Morente, Martirio e Tomatito.

Fresu, dal canto suo, è uno dei più acclamati musicisti italiani, che ha registrato oltre quattrocento dischi di cui circa 90 a proprio nome o in leadership e altri con collaborazioni

internazionali (etichette francesi, tedesche, giapponesi, spagnole, olandesi, svizzere, canadesi, greche) spesso lavorando con progetti 'misti' come Jazz-Musica etnica, World Music, Musica contemporanea, Musica Leggera, Musica antica e molto altro.

In questo progetto i due musicisti si cimentano in un dialogo in musica che mette in luce le rispettive sensibilità, privilegiando proprio l’incontro di due diversi modi di intendere la musica e valorizzando da un lato la storica passione flamenca di Dominguez e, dall’altro, la purezza del suono della tromba di Fresu e la sua spontaneità.



Venerdì 27 Luglio - Casa del Jazz

STEVE COLEMAN AND FIVE ELEMENTS

Steve Coleman, sax alto; Kokayi, voce; Jonathan Finlayson, tromba; Anthony Tidd, basso; Sean Rickman, batteria.

Protagonista indiscusso del jazz contemporaneo, Steve Coleman è un sassofonista cui le etichette stanno strette.  Capace di mescolare il jazz con l’hip-hop e i ritmi del funk, Coleman ha saputo apprendere la lezione dei grandi maestri come John Coltrane, Charlie Parker, Duke Elllington e Charles Mingus e sviluppare uno stile personalissimo nel quale si fonde un’inarrestabile vena swing.

In quello che è un continuo dialogo tra il jazz e la world music, Coleman è riuscito a creare uno stile riconoscibile, nel quale confluiscono le tradizioni africane, asiatiche e cubane, scegliendo sempre di circondarsi di musicisti che potessero apportare la loro impronta personale ai diversi progetti.

Leader di numerose formazioni, Coleman dal 1981 ha portato avanti, con i Five Elements, un complesso lavoro di sperimentazione e ricerca nel quale si sono stratificate e hanno convissuto esperienze eterogenee.

Un ensemble volutamente fluido e in continuo cambiamento che è per Coleman anche un laboratorio di idee, nel quale hanno sempre trovato spazio le anime dei diversi musicisti che, nel corso degli anni, vi si sono avvicendati.



Sabato 28 Luglio – Parterre / Farnesina Social Garden


JUNGLE GREEN

Londinese di origini giamaicane, Gareth Brown è un richiestissimo session man, sempre impegnato in studio di registrazione e considerato tra i 10 più importanti batteristi del Regno Unito. Da tempo è il batterista della band di Jovanotti, ma ha all'attivo il progetto solista Jungle Green che porterà sul palco del Roma Jazz Festival e ha lavorato con molti musicisti: da Donna Summer a Rihanna, da Craig David a Tiziano Ferro, da Joss Stone a Rita Ora e molti altri.

Brown ha iniziato giovanissimo ad avvicinarsi alla musica con lo studio della chitarra, per poi passare alle tastiere e, infine, approdando alla batteria, divenuta subito il suo strumento di elezione.

Il progetto solista di Brown, Jungle Green, mescola il reggae alla fusion, al jazz e al rock. Il tutto con venature soul che rendono la musica del batterista londinese una mescolanza di generi che affascina per la commistione di sensibilità e ritmi diversi.


Domenica 29 Luglio  - Casa del Jazz

BIG FAT BAND - “TEMPI MODERNI” di CHARLIE CHAPLIN

Massimo Pirone Composizioni,Direttore e trombone; Mario Caporilli, Matteo Gentile, Paolo Federici, trombe; Palmiro Delbrocco, trombone ; Gabriele Colarossi, Giorgio Guarini, Stefano Angeloni, Andrea Tardioli, Adriano Piva, sassofoni; Fausto Coppa, tuba; Emanuele Croma Rizzo, piano; Francesco Sacchetti, chitarra; Daniele Sambrotta, batteria; Marco Piersanti, contrabbasso; Vicky Pellegrino, Linda Longo, Milena Cordeschi, Francesco Sofia, voci; Special guest: Gege' Munari, batteria.

La Big Fat Band si è affermata, negli anni, come il gruppo che più di ogni altro, in Italia, ha saputo riportare in auge il jazz degli anni Trenta, con le sue intramontabili atmosfere swing provenienti dal più classico songbook americano.

Guidata dal trombonista e bassotubista Massimo Pirone, la Big Fat Band vanta ben 18 musicisti e cantanti e nasce dalla passione di Pirone per le big band e per Frank Sinatra e le sue incisioni con grandi orchestre.

Il progetto ripropone, con arrangiamenti originali, la sonorizzazione dell’immortale film di Charlie Chaplin, datato 1936 ma ancora drammaticamente attuale, Tempi Moderni.

La sonorizzazione di questo classico del cinema muto è un’occasione unica per rivedere sul grande schermo l’indimenticabile pellicola, a 82 anni dalla sua prima apparizione, con l’accompagnamento di una grande orchestra come quella di Massimo Pirrone, che delle atmosfere di quel periodo storico ha saputo interpretare lo spirito con acume e originalità.

Massimo Pirone dopo essersi diplomato al conservatorio Piccinni di Bari inizia la sua attività musicale suonando in televisione per le maggiori trasmissioni sui canali Rai e Mediaset.

In campo teatrale lavora da oltre 20 anni con Gigi Proietti per tutte le tournee teatrali ed apparizioni tv. In studio ha registrato, a partire dal 1987, con Ennio Morricone, Luis Enríquez Bacalov e Nicola Piovani.



Lunedì 30 Luglio - Casa del Jazz



CINEMA ITALIA - OMAGGIO AL GRANDE CINEMA ITALIANO

Rosario Giuliani sax; Luciano Biondini, fisarmonica; Enzo Pietropaoli, contrabbasso; Michele Rabbia, batteria, percussioni, elettronica.                  

Omaggio al grande cinema italiano e alle sue indimenticabili colonne sonore, Cinema Italia è il progetto di Rosario Giuliani, Luciano Biondini, Enzo Pietropaoli e Michele Rabbia.

L’obiettivo è quello di celebrare temi resi immortali da compositori quali Nino Rota ed Ennio Morricone per film che sono ormai entrati nell’immaginario collettivo, quali Otto e mezzo, C’era una volta in America e Nuovo Cinema Paradiso.

Il progetto parte da un assunto molto semplice, e cioè che la musica, spesso, è uno strumento drammaturgico a sé, capace di narrare storie, creare paesaggi, raccontare emozioni.

L’importanza della colonna sonora, a volte, trascende quella delle immagini e delle storie e spesso i grandi registi costruiscono intorno ad essa la struttura dei propri capolavori.

E i temi scelti per questo concerto ne sono la fulgida testimonianza.

Quello di Cinema Italia, però, vuole anche essere un punto di vista musicale contemporaneo che, senza tradire mai le melodie originali, conferisce ai brani proposti una nuova vita.

Accanto ai temi di compositori iconici, verranno presentati due originali firmati da Rosario Giuliani e Luciano Biondini (Bianco e Nero e What Is There What Is Not) che dimostrano ancora una volta la forza narrativa di questi due grandi artisti.



Martedì 31 Luglio - Casa del Jazz

LA NEW TALENTS JAZZ ORCHESTRA – “ IL JAZZ VA LA CINEMA”

diretta dal M.° Mario Corvini; Maurizio Miotti, Assistente alla direzione; Diego Bettazzi, 1° sax alto; Vittorio Cuculo, 2° sax alto; Igor Marino, 1° sax tenore; Emiliano Mazzenga, 2° sax tenore; Riccardo Nebbiosi, sax baritono; Andrea Priola, 1° tromba; Stefano Monastra, 2° tromba; Nicola Tariello, 3° tromba; Chiara Orlando, 4° tromba; Riccardo Tonello, 1° trombone; Stefano Coccia, 2° trombone; Mattia Collacchi, 3° trombone; Matteo Vagnarelli, trombone basso; Luca Berardi, chitarra; Marco Silvi, pianoforte; Nicolò Pagani, contrabbasso; Davide Sollazzi, batteria.

Formazione musicale nata a Roma sotto la guida del trombonista e arrangiatore Mario Corvini, la New Talents Jazz Orchestra è costituita da giovani e talentuosi musicisti provenienti da varie regioni italiane.

Con il progetto “Il Jazz va al Cinema”, la NTJO intende celebrare il connubio indissolubile tra jazz e cinema iniziato nei primissimi anni del secolo scorso e mai finito.

Un   del  1927,  del  primo  film  sonoro  intitolato  “The  jazz  singer”  di Alan Crosland. Il film è la  storia  di  un  cantante  ebreo  che  lascia  la  famiglia  per  partecipare  agli  spettacoli  in  cui  i  bianchi parodiavano  gli  spettacoli  dei  neri  afroamericani. Da lì in poi, il legame tra questa musica e la settima arte è proseguito in un sodalizio fatto di influenze reciproche e costanti.

Influenza che si è estrinsecata, spesso, nell’interesse dei registi nei confronti delle storie di grandi figure del jazz. Personaggi come Glenn Miller, Gene Krupa, Chet Baker, Charlie Parker,

sono stati il fulcro di film che hanno narrato la loro storia e, con essa, il mondo che li circondava.

“Il  jazz  va  al  cinema” ci  permetterà  di  rivivere  l’incontro  fra  jazz  e  cinema  attraverso  le  celebri  colonne  sonore  che  hanno  fatto  la  storia  del  cinema  mondiale.


AGOSTO


Mercoledì 1 Agosto - Museo Maxxi


SONS OF KEMET

Shabaka  Hutchings,  band-leader,  sax,  clarinetto;  Tom  Skinner,  Seb  Rochford,  batteria;  Theon  Cross,  tuba.

Shabaka Hutchings, 33enne sassofonista britannico originario delle Barbados e leader dei londinesi Sons of Kemet, ha un’idea ben precisa di quello che la sua musica debba incarnare. La ricontestualizzazione di idee musicali di origine afro-caraibica è infatti alla base di questo progetto tutto inglese, a dispetto di un nome che si richiama all’antico Egitto.

Per il loro esordio sulla prestigiosa etichetta Impulse! con Your Queen is a Reptile, i Sons of Kemet hanno dato forma e sostanza a un jazz in cui si avvertono forti i ritmi tribali e la sezione ritmica – con ben due batterie – diviene il fulcro dell’intero progetto. Attorno a questo cuore che pulsa e irradia prorompente energia, si innesta la policromia di tuba, sassofono e clarinetto, che costituiscono un mix capace di abbracciare dub, la tradizione folk dei Caraibi, il jazz e il rock.

Tra riferimenti non troppo nascosti alla Sun Ra Arkestra e al free jazz di Albert Ayler, i Sons of Kemet hanno saputo affermarsi come una delle realtà più nuove ed entusiasmanti della scena jazz contemporanea. 



Giovedì 2 Agosto - Casa del Jazz

LIZZ WRIGHT – GRACE

Lizz Wright, voce; Bobby Sparks, tastiere; Nicholas D’amato, basso; Brannen Temple, batteria; Martin Kolarides, chitarra.                     

Grace, l'ultimo progetto della cantante americana Lizz Wright, rispecchia il profondo legame dell’artista con il Sud degli Stati Uniti. Wright, nata in una piccola cittadina della Georgia, evoca con questo sesto album in studio la sua eredità meridionale e lo spirito della terra che le ha dato i natali e spalanca le porte su questo mondo che tanto le appartiene, tanto umanamente quanto artisticamente.

La grazia del titolo è qualcosa di sacro e materico insieme, e di questa dicotomia sembra essere intrisa la sua stessa voce, vibrante, intensa e profonda al punto da toccare le corde dell’animo di chi ascolta.

La scelta dei brani per questo progetto spazia da classici come Stars Fell on Alabama di Frank Perkins a Southern Nights di Allen Toussaint fino a Seems  I’m  Never  Tired  Lovin’  You  di Nina Simone, tutti uniti da quello che sembra essere un unico filo conduttore: un’ode al Sud, alla resilienza dei suoi abitanti e alla poesia di questa terra.


Sabato 4 Agosto - Casa del Jazz

PIJI SICILIANI

Piji, voce e chitarra; Gian Piero Lo Piccolo, clarinetto; Egidio Marchitelli, live elettronics e chitarra; Francesco Saverio Capo, basso; Andy Bartolucci, batteria.

Re incon   circa  ottant’anni  dalla  sua  nascita,  sembra  essere  tornato  più  forte  che  mai.  Dopo essere stata la colonna sonora dell’America che usciva faticosamente dalla Grande Crisi del ’29, oggi questa musica torna a essere protagonista nella sua derivazione più moderna.

Con il suo Electroswing Project, band composta da Gian Piero Lo Piccolo al clarinetto, Egidio Marchitelli al live elettronics e chitarra, Francesco Saverio Capo al basso ed Andy Bartolucci alla batteria, Piji si muove con destrezza sul terreno della canzone d’autore italiana, mescolando il tutto in chiave jazz-pop.

Il tutto, però, mantenendo un approccio live ironico e giocoso, che concede ampi spazi

all’improvvisazione e alla teatralità, ma soprattutto dando vita a un live elettrizzante.

Nell’Electroswing Project di Piji, l’interplay tra i musicisti è palpabile. Il fraseggio d’antan del clarinettista e polistrumentista Gian Piero Lo Piccolo si sposa alla perfezione con le evoluzioni chitarristiche ed elettroniche di Egidio Marchitelli. Quanto alla sezione ritmica, questa è affidata alla solidità del contrabbassista Francesco Saverio Capo e al drumming sfrenato di Andy Bartolucci.



Domenica 5 agosto - Casa del Jazz


SWING VALLEY BAND

Giorgio Cuscito, sax tenore; Mario Caporilli, tromba; Ferdy Coppola, sax tenore e voce; Gino Cardamone, chitarra; Alberto Antonucci, contrabbasso; Fabiano Giovannelli, batteria; Monica Gilardi, voce.

La Swing Valley Band è una formazione diretta dal sassofonista, pianista, vibrafonista, arrangiatore e compositore Giorgio Cùscito, conosciuto e realmente insignito dalla comunità di ballerini swing del titolo di “Ambasciatore dello Swing”.

L’ensemble propone i concerti presentati da John Hammond alla Carnegie Hall di New York nel 1938 e nel 1939, live memorabili che hanno visto la presenza di grandi musicisti quali Count Basie, Benny Goodman, Big Joe Turner e Pete Johnson, Golden Gate Quartet, James P. Johnson, Big Bill Broonzy, Sonny Terry e molti altri.

Le registrazioni dei concerti, commissionate da Hammond, furono messe su nastro solo nel 1953 e distribuite nel 1959.

Il repertorio della Swing Valley Band è specifico per il ballo swing e per il lindy-hop, oggi tornato prepontemente di moda, ed è un'occasione unica per poter ascoltare dal vivo la musica dei vecchi dischi a 78 giri di Duke Ellington, Jimmy Lunceford, Chick Webb, Count Basie, Louis Jordan, Cab Calloway.

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