Voci spiegate, l'ultimo album di Kiave con i detenuti di Varese




Il progetto “Voci spiegate” si compone di una serie di laboratori incentrati sul rap e la cultura Hip Hop in luoghi come carceri e centri di accoglienza. Il progetto si pone come obiettivo quello di sviluppare il lato creativo ed espressivo dei partecipanti, nato da un’idea di Mirko Filice in arte Kiave, il primo laboratorio risale al 2014 nel carcere di Monza. 

E' da oggi disponibile l'ultimo album frutto del laboratorio dei detenuti della casa circondariale di Varese.




Attraverso 15 lezioni Kiave ha lavorato con alcuni detenuti del carcere varesino offrendo loro i mezzi tecnici e artistici per poter scrivere autonomamente testi musicali Rap e cantarli, utilizzando così la musica e la scrittura come strumento per combattere la noia, la rabbia o la rinuncia al desiderio di esprimersi che un luogo come una cella può imporre

Il 21 aprile si è tenuto il live di conclusione del progetto durante il quale si sono esibiti i ragazzi detenuti affiancati da Kiave.
La squadra sul palco composta da Pach, Tony, Domino e Labi, ha superato ogni aspettativa durante l’esibizione dimostrando come la musica può vincere ogni barriera fisica e personale. E' disponibile anche il video del live diretto da Ambra Parola.


Il successo del progetto ha portato Kiave alla collaborazione con la Street Arts Academy, un' associazione di promozione sociale che si occupa di progetti e attività educative condotte attraverso le discipline classiche e gli elementi della cultura Hip Hop. Una realtà che incarna perfettamente lo spirito con il quale il rapper cosentino affronta la responsabilità derivante dall'impatto che la musica può avere nella società.

IL PROGETTO VOCI SPIEGATE
Il progetto “Voci spiegate” prende vita nel 2014. I primi laboratori vengono portati avanti nella Casa circondariale di Monza riscuotendo ottimi risultati tanto da guadagnarsi la riconferma per i due anni successivi (2014 – 2015 - 2016). In seguito il progetto è stato proposto e portato a termine nel Carcere minorile Beccaria di Milano (2016), allo Sprar di Rho (2017) e infine al carcere di Varese (2018).

Tutti gli incontri del laboratorio sono collegati da un filo rosso che attinge ai valori originali che la cultura Hip Hop offre. Un’attenzione particolare viene data alla lotta contro le discriminazioni (di qualsiasi tipo, sia razziali, sociali che sessuali), che risultano sempre attuali, ma, se combattute attraverso l’arte, potenzialmente affrontabili. 
Il Rap viene proposto come mezzo per allontanarsi dalla vita di strada, e far confluire le energie negative in impulsi creativi

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