Yellowstone (Paramount Network)



“Vai a casa. Prenditi cura di mia nipote e tratta bene quel ragazzino. Finchè non troveranno una cura per la natura umana un uomo deve stare con la sua gente... e noi non siamo la tua gente!”

Diciamo subito le cose come stanno: alla serie viene data una possibilità soprattutto per la curiosità di vedere per la prima volta Kevin Costner protagonista di una serie tv. Ma sono l'orizzonte, gli sconfinati territori, la magia della location - ci troviamo a “Yellowstone”, come dice il titolo stesso - le vere protagoniste di questa nuovo western-drama che incentrano la trama sulla più classica relazione tra nuovi costruttori di terreni senza scrupoli che minacciano il più grande ranch degli Stati Uniti, con gli ancora più classici attriti con le riserve indiane e i proprietari stessi del territorio. Nulla di nuovo all'orizzonte, anzi... il problema non sta solo nella scarsa originalità degli argomenti trattati, ma anche nella scelta registica di non mettere in risalto un cast che, carta alla mano, avrebbe dovuto essere eccellente, ed unica vera forza dello show, ma che rimane annebbiato come tutto il resto. La serie ruota intorno alla famiglia Dutton, dove Costner ne è ovviamente il capostipite, John, che non è uno incline al compromesso. Insieme a lui troviamo: Josh Lucas che interpreta un giovane John durante i flash-back; e poi il resto della famiglia Dutton, composta da: Jamie (Wes Bentley), Beth (Kelly Reilly), Cory (Luke Grimes) e Monica (Kelsey Chow) e tutta una parata di infiniti personaggi che non staremo qui ad elencare. 


Regista, sceneggiatore, ideatore e produttore esecutivo – insieme al protagonista - della serie è Taylor Sheridan, che ha fatto anche l'attore in “Sons of Anarchy”, tra gli altri e che tra le sue cose più famose da sceneggiatore c'è “I Segreti di Wind River”, film del 2017. Il regista è sempre stato affascinato dal mondo western e la cosa più intelligente che riesce a fare in questa occasione è mettere Costner come protagonista, perché la parte sembra proprio tagliata e cucita per lui, per il resto si perde in tanti bicchieri d'acqua, esagerando con troppi ingredienti, in una serie che avrebbe fatto meglio a puntarne solo uno, ma messo bene a fuoco. John è un padre, vedovo, che ha cresciuto i suoi figli con la fermezza ed il rigore che pone su qualsiasi cosa che fa, a maggior ragione nell'affrontare la guerra che sta per incombere sulla sua famiglia e sul suo amato ranch. Protagonista che ha sempre seguito la parte del “giusto” nonostante un carattere visibilmente poco sociavole e incline alle affettuosità di alcun genere, ma sta invecchiando e per questo si è leggermente addolcito e vorrebbe riallacciare alcuni rapporti andati persi strada facendo. 


La sensazione è quella che si voglia creare una serie epica, ma il risultato finale è tutt'altro che epico perché è tutto troppo esagerato, risultando un mix tra “Dinasty”, “Dallas”, “Fargo”, “True Detective”, insomma troppe cose in un unico calderone che creano solo tanta confusione. La faccia della medaglia bella di “Yellowstone”, oltre alla location, è proprio la parte antagonistica, quella che mette in lotta le minoranze contro le grandi potenze, quella delle mire espansionistiche delle imprese locali, i confini labili del nuovo capo della riserva nativa e una famiglia che lotta senza esclusioni di colpi contro un cambiamento che sembra sempre più forte. Anche i dialoghi non sono niente male, ma la serie resta molto maschia e per questo anche piena di cliché, tra contrasti familiari e mire più ampie di quello che si possa immaginare in una scala di valori sempre diversa, la serie si snoda in 10 episodi su Paramount Network da un'ora ciascuno - il primo è un vero e proprio film da 90 minuti - senza guizzi particolari e con una narrazione tenuta sempre ad un ritmo moderato. “Yellowstone” rimane quindi una serie per gli amanti del genere western e per i fan di Kevin Costner.

“Un giorno tuo figlio ti metterà alla prova... ti costringerà a prendere una decisione che non determinerà solo il suo futuro, ma anche il tuo posto in esso”

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