“Ogni persona ha un dono ed in questo
dono è contenuto il suo destino... tu, Mighty Max, sei un eroe e sei
stato prescelto per portare l'ultimo berretto cosmico della vittoria,
indossando il quale tu avrai libero accesso alla rete di trasporto
sotterranea segreta degli Dei”
Iniziamo questa nuova rubrica con uno
dei cartoni di maggiore successo dei primi anni '90: “Mighty Max”.
Era il primo settembre 1993, quando per la prima volta questo Anime
spuntava sui teleschermi statunitensi – qui avremmo dovuto
aspettare fino al 27 marzo 1995 per vederlo su Canale 5 prima e su
Italia 1 poi – e che seguiva, nell'arco dei 40 episodi che poi sono
andati in onda – l'ultimo il 25 novembre 1995 – le avventure di
un giovanissimo e biondissimo ragazzo, Max per l'appunto, che un
giorno riceve un pacco con all'interno la statuetta raffigurante un
uccello con dei geroglifici. Una comunicazione gli rivela che è il
prescelto per essere “il portatore del berretto”.
La sigla di Mighty Max:
Quando per
sbaglio la statuetta finisce in mille pezzi per terra, ecco spuntare
il misterioso cappello, rosso con una M gialla al centro, anche se
nella prima stagione il berretto non era sempre rosso, ma cambiava
colore a seconda della dimensione in cui il protagonista si trovava.
Da qui partono le avventure di questo giovane ragazzo che come prima
cosa dovrà affrontare un mostro lavico spedito da Skullmaster, un
Cavaliere del Teschio Maledetto, demone che vive all'interno della
terra ed ha il potere di assoggettare chiunque al suo potere. Il
berretto permette al nostro Max di creare dei portali per il
teletrasporto. Da qui il ragazzo si troverà in un deserto mongolico
dove gli viene spiegato il reale potere di quell'oggetto che gli è
stato consegnato: e gli viene presentato il compagno che lo seguirà
nelle epiche battaglie: Norman, guardia del corpo Vichinga. La loro
missione è ovviamente difendere la Terra dai servi di Skullmaster ed
arrivare al Cavaliere del Teschio Maledetto.
I luoghi sono uno dei
punti di forza della serie animata, perché affondano le proprie
radici nella mitologia greca, nei misteri del mondo, come Atlantide.
Tra viaggi attorno alla Terra, demoni da sconfiggere, il tutto
trattato in maniera spesso allegra e comica, l'Anime, nato per
pubblicizzare i giocattoli ad esso collegati – come i mitici “gusci
orribilosi”, che si aprivano e al loro interno si trovavano gli
scenari a tema horror che ritraevano le avventure degli episodi del
cartoon - in brevissimo tempo diventa un cult. La morale dello show,
perché nei cartoni animati di allora c'era sempre una chiave di
lettura più profonda di quella che appariva, stava negli
insegnamenti che il protagonista dava: nel sorridere sempre
nonostante le disavventure che ci capitano, nel confrontarsi con le
proprie paure anche se si vorrebbe soltanto giocare e divertirsi. La
sigla italiana, ovviamente cantata da Cristina D'avena, è stata
scritta per la sezione testo da Valeri Manera e per la musica da
Chiaravalle.
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