I Topi - Rai Play - Rai 3



 Da Alex Drastico a Cetto Laqualunque, al “Topo” Sebastiano che dei suoi due predecessori è la perfetta sintesi, Antonio Albanese in questa serie targata Rai “I Topi” per l’appunto, adatta per il piccolo schermo i suoi personaggi più amati e attuali, che hanno ottimamente funzionato nei singoli sketch da Mai dire gol a Che tempo che fa e con buoni risultati quanto meno nel primo Cetto. La serietv ha tempi brevi nei singoli episodi ma ha tempi di sviluppo decisamente maggiori nella sua interezza, la sfida era affascinante, riuscita non in toto, ma di certo interessante è il risultato finale.
Sebastiano è un latitante che trascorre le sue giornate nascosto in una casa del Nord Italia, tra sistemi di videosorveglianza e bunker sotterranei dove si rifugia appena semplicemente suonano alla porta. Il nostro ha una famiglia normale se così si può definire: una moglie (Lorenza Indovina) premurosa ma che non intende rinunciare alla sua vita e alle sue amiche, una figlia (Michela De Rossi) “laureata”, acuta e intelligente, e sopra tutto integerrima, un figlio (Andrea Colombo) aspirante chef molecolare, una zia (Clelia Piscitello) giocatrice d’azzardo e uno zio, interpretato da Tony Sperandeo che da anni vive nel bunker sotterraneo per paura di essere ucciso da una famiglia rivale.



Sorta di membro aggiunto allo strambo clan è “Lo Stortu” Nicola Rignanese, che insieme all’anziana madre gestisce una pellicceria. E’ a lui che si rivolge Sebastiano ogni qual volta ha bisogno di uscire di casa per sbrigare traffici e faccende varie. Gli incontri tra i due avvengono quasi sempre al cimitero dove le tombe sono letteralmente rese vive da altri latitanti, tutti "figli di, nipoti di, cugini di…" tanto per citare una delle gag più divertenti e reiterate della serie. Ce ne sono tante, forse troppe, dal celeberrimo “una volta, due volte… poi rompi i coglioni” di Alex Drastico, allo Sperandeo che chiude ogni suo dialogo con “di merda”, alle poesie che “Lo Stortu” non riesce mai a recitare… fino alle parole d’ordine:  “al solito momento in fondo alla salita vicina alla discesa”  che cambiano continuamente posto all’interno della frase. Queste gag ci sono in pratica in ogni singolo episodio che dura una mezz’ora scarsa. Parafrasando l’Alex Drastico di un tempo o lo stesso Sebastiano: “Una volte, due volte… ma alla fine rompi i coglioni”.



Per questo motivo la serie è come se avesse poco respiro narrativo nel breve, ma cresce se vista ad ampio raggio, con lo sviluppo della storia che si arricchisce pian piano di elementi interessanti ai fini narrativi e ritroviamo quello sguardo cinico e surreale del primo Cetto cinematografico, come quando fece esplodere l’auto del candidato onesto De Santis o il presentatore ai talk non gli dava neanche la parola e lo accusava di parlar troppo e a vanvera. In “I Topi” ci sono almeno due momenti di altrettanta “bellezza e crudeltà”, di un’attualità sconcertante:- Quando Sebastiano scopre dal suo sarto di fiducia che sui figlio cieco si trova benissimo in un istituto finanziato dai fondi e con un semplice incontro assume la direzione di esso portandolo allo sfacelo dopo pochissimo tempo e quando sempre Sebastiano a una riunione con gli altri capi mafia esprime la sua idea “di diventare l’antimafia”, questa sequenza è letteralmente da brividi. Speriamo dunque in una seconda stagione perché questi “che rimangono ottimi spunti narrativi” possano avere un adeguato sviluppo.



Per ultimo dobbiamo rimarcare l’ottimo cast, decisamente affiatato, la fotografia splendida, specie nelle scene mattutine e notturne e la citazione dei 400 colpi di Truffaut con Sperandeo fermo immobile davanti al mare.



“- Noi siamo per la pace e il cemento lo disarmiamo”
“
"- Si signori si è laureata ma cucina bene, perché noi preferiamo l’arrosto al fumo che il vento si porta via”
“- Carmela ha studiato e le conseguenze saranno terribili invece tu e papà non mi avete fatto studiare e di questo io vi ringrazio”
“- Su entriamo subito nel bagaglio - Si ma chiudi subito, c’è troppo ossigeno e mi piglia alla testa”

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