Da oggi in rotazione radiofonica e disponibile per
ascolto e l’acquisto sui digital-stores, “Burattino” di Giulia Ventisette,
secondo estratto - dopo “Tutti zitti” - dall’album “Stanze”, distribuito
dall’etichetta La Stanza Nascosta Records.
Il brano è accompagnato dal videoclip ufficiale, per la
regia di Stefano Decarli:
Crediti
A
short story by Giulia Ventisette, Stefano Decarli
Burattino:
Giulia Ventisette
Uomo
nero: Cosimo Ventisette
Regia:
Stefano Decarli
Assistenti
di scena: Marco Ventisette, Francesca D’Innocenzo
Location:
Teatro del Borgo, Firenze
“Burattino -
spiega la cantautrice fiorentina - è un brano tragicomico che racconta, con una
punta di scherno, la storia di un uomo incapace di prendere autonomamente le
decisioni della sua vita. Nella
mia vita ho conosciuto diverse persone che potrebbero assomigliare a questo
personaggio, ma in particolare un uomo mi ha dato lo spunto per scrivere questo
brano. È il
primo brano che è nato, tra quelli di “Stanze”, ed è come una mascotte per me. Burattino
è un uomo sposato con una donna che non ama, ma che non riesce a lasciare, una
donna che lo manovra come vuole, che lo costringe a recitare la parte del
marito felice, nonostante sappia perfettamente che, a riflettori spenti, non
esiste nessun legame tra loro. Burattino
entra così bene nel ruolo di teatrante che, forse, anche se fossimo in grado di
sciogliere i fili che lo imprigionano, non sarebbe capace di prendere in mano
la propria vita ed essere realmente felice”.
La
ritmica e incalzante e la pervasività del violino sembrano suggerire le movenze
esasperate di un soldatino ammaestrato e disegnare un brano grottescamente
espressionista; tuttavia la linea di separazione tra l’intento caricaturale e
una realtà ex se deforme si fa labile, la distanza tra trasfigurazione
satirica e oggettività si accorcia prepotentemente.
TESTO DI BURATTINI
Hanno già deciso la data del debutto,
in questa nuova piazza un simpatico teatrino
Hai accettato il patto, il corpo tuo in
affitto,
La sua mano muove i fili di un vile burattino
Il tuo mestiere è sempre stato quello di
obbedire
E anche se da oggi ti vorresti ribellare
Hai sempre quell’aspetto da bravo soldatino
E a lei basta una mano a farti fare un altro
inchino
Far bella figura non è più un problema
Perché ci pensa lei a tutta questa messinscena
La camicia bianca e un bel cravattino,
Ti ha stirato anche il sorriso da triste
burattino
Vorrei sapere
com’è che ti chiami che nome hai
Vorrei sentire
la tua voce e non la sua
Vorrei
tagliare tutti i fili e i problemi che ti legano a lei
Vorrei vedere
davvero che uomo sei
Scende giù dal palco un’idea di libertà,
Ma aprono il sipario nella prossima città
E il pubblico è sempre più impaziente di
sentire
La voce di una donna in un corpo maschile
Non contano i dettagli del vostro retroscena,
La commedia si interrompe quando indossi il tuo
pigiama
Ti resta qualche ora prima del mattino
Per indossare ancora gli stracci da burattino
Vorrei sapere
com’è che ti chiami che nome hai
Vorrei sentire
la tua voce e non la sua
Vorrei tagliare
tutti i fili e i problemi che ti legano a lei
Vorrei vedere
davvero che uomo sei
Forse però…Anche senza quei fili non saresti
migliore,
Non rinunceresti al ruolo di attore
E
in questo sporco teatrino…
Un
sorriso amaro da vile burattino
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