“Il lupo mi è sempre piaciuto. Sono
animali da branco, ma a volte un lupo viene separato dal branco, si
ritrova da solo e può contare solo su se stesso. Per lui è
fondamentale sviluppare forza e intuito. Deve farlo se vuole
sopravvivere. Il lupo solitario è simbolo di forza e perseveranza”
Dal 31 ottobre scorso la CBS All Access
ha messo in scena “Tell Me a Story”, serie tv che nasce dalla
mente di Kevin Williamson, papà della saga conematografica “Scream”
e, tra le altre, della serie tv “The Following”, ma che verrà
per sempre ricordato come colui che ha distrutto la vita di milioni
di adolescenti sul finire degli anni '90 con “Dawson's Creek”.
Già di per se quindi vale la pena dargli almeno una chance. La sigla
di questa sua nuova fatica seriale ci mostra i tre porcellini,
cappuccetto rosso, il lupo cattivo, una strega con naso bitorsoluto,
la casa zuccherosa si Hansel e Gretel e dei corvi, cosa ci facciano
tutti insieme nella bellissima sigla iniziale è presto detto: “Tell
Me a Story” è basata sulla serie televisiva messicana “Erase una
Vez” e prende spunto dalle fiabe più amate e famose del mondo
trasportandole ai giorni nostri, unendole e trasformandole in un
thriller psicologico, oscuro e contorto ambientato nella città di
New York. Come si evince dalla sigla e come abbiamo suddetto, durante
la prima stagione – ancora non si sa se ce ne sarà una seconda –
le fiabe prescelte e plasmate insieme sono: “I Tre Porcellini”,
“Cappuccetto Rosso” ed “Hansel e Gretel”, mixando insieme
tanti personaggi, un bel po' di thriller, omicidi svariati, qualche
spruzzata di amore, malignità e vendette ed il gioco è fatto.
La
prima cosa che ovviamente colpisce il telespettatore è l'eccellente
cast, formato da attori già visti parecchie volte qui e là nel
mondo della serialità statunitense: c'è James Walk (“Zoo”), che
qui è Jordan Evans, il lupo de “I Tre Porcellini”, uomo d'affari
fidanzato da anni con Beth – interpretata da Spencer Grammer, la
Casey Cartwright di “Greek” - con la quale vorrebbe creare una
famiglia ed avere dei figli, ma lei crede di non essere ancora pronta
e di non avere il tempo necessario per diventare madre, preferendo
così la carriera ad un eventuale maternità; poi troviamo Davi
Santos (Dino Charge Gold Ranger in “Power Rangers Dino Charge”) e
Dania Ramirez, già protagonista di “Heroes” e “Devious Maids”,
che sono Gabe alias Hansel e Hannah alias Gretel, lui è un cubista
in una discoteca, lei una fisioterapista ed è una veterana di guerra
che aiuta i suoi ex colleghi a rimettersi in sesto; Eddie, uno dei
tre porcellini, ha il volto di Paul Wesley, Stephen Salvatore di “The
Vampire Diaries”, che qui è il barman, sempre stanco e
perennemente sbronzo dello stesso locale in cui lavora Gabe e nel
quale si ritroverà casualmente Kayla (Danielle Campbell, già vista
in “The Originals”), nonché Cappuccetto Rosso, una ragazza che
si è trasferita in città da poco, che vive con il padre Tim e la
nonna Coleen (che quindi sarà di conseguenza la famosa nonna di
Cappuccetto Rosso), interpretati rispettivamente da Sam Jaeger
(“Parenthood”) e dalla strepitosa Kim Cattrall, indimenticabile
Samantha Jones di “Sex and the City”. Sempre nel suddetto locale
Kayla, dopo aver tracannato alcol e preso una pillola non meglio
identificata, incontra e viene anche ammaliata dal bel tenebroso
Nick, l'altro famoso lupo delle fiabe, quello di “Cappuccetto
Rosso”, per l'appunto, che è interpretato da Billy Magnussen
(“Maniac”).
Insomma tutto converge negli incontri casuali, ben
studiati, nei quali tutti i protagonisti principali si incontrano e
si scontrano e che apriranno le porte alla trama vera e propria. I
ruoli sono, inizialmente almeno, ribaltati: i lupi appaiono come
buoni ed i buoni sono degli stronzi. Il Pilot rappresenta quindi a
tutti gli effetti la presentazione dei vari protagonisti e
co-protagonisti ed il modo in cui i mondi di essi si uniranno per
creare una fiaba post-moderna in cui buio e luce, bene e male, si
formano come nelle più classiche fiabe per bambini, è sinceramente
molto interessante, ma qui non è una favola, è un mondo creato per
gli adulti: c'è tanto sesso, fin troppa nudità, spesso buttata lì
a caso, moltissima droga, parecchio alcol, chiunque si fa chiunque,
la cocaina spunta a fiumi e tutto sembra costantemente eccessivo e
immotivato, ma non c'è nulla che lasci effettivamente traccia. E poi
ben tre morti, in un episodio solo... Non è un po' eccessivo? E sono
proprio i tre porcellini e Hansel a commetterli. Gran casino insomma.
“Tell Me a Story” è una serie inconsistente, con troppa carne al
fuoco, che ci da uno sguardo cattivo su un mondo cattivissimo e nel
quale alla fine sembra che il male prevalga in maniera preponderante
sul bene. Anche stavolta purtroppo dobbiamo dire che Kevin Williamson
delude e non poco, e lo fa predendo spunto da una serie già
esistente, occidentalizzandola, ma è tutto troppo confusionario, una
serie che schiaccia l'occhio a “Once Upon a Time”, ma
canalizzando l'attenzione su una sceneggiatura di un qualsiasi drama
adolescenziale di bassa lega. Da salvare in sintesi c'è solo il
cast, decisamente al di sopra della sceneggiatura ad esso affidata.
Tutto vecchio, tutto dimenticabile.
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