“Sa che in natura sono rari gli
angoli retti? Invece qui dentro è tutto ad angolo retto... è un
prodigio dell'ingegneria... sbarre su, sbarre giù, che si
intersecano... qui le persone devono essere precise come angoli
retti. Ma esistono angoli che si smussano... lei sa quali sono?
...siamo tu ed io!”
Adesso che siamo sul finire dell'anno,
non possiamo non dire che è stato un 2018 ricco di serie tv di alto
livello, su questo non ci piove ed “Escape ad Dannemora” su Showtime ne è
l'ennesima conferma. Di certo non avevamo grossi dubbi già soltanto
dopo la lettura dei nomi dei protagonisti: Benicio Del Toro e
Patricia Arquette, con la regia di Ben Stiller, e le aspettative non
sono state assolutamente deluse. La miniserie composta da 7 episodi
da un'ora ciascuno è ideata da Brett Johnson e Michael Tolkin ed è
basata sui fatti realmente accaduti nel 2015 durante un'evasione dal
Clinton Correctional Facility, carcere di massima sicurezza dello
Stato di New York. La fuga all'epoca ha creato negli States una vera
e propria caccia all'uomo per i due assassini condannati
all'ergastolo che vanno a finire a casa di una dipendente della
prigione, con il quale entrambi entreranno in rapporti intimi,
creando un triangolo strano e molto ambiguo. I due fuggiaschi non
possono essere più diversi tra di loro, sono: Richard Matt (Benicio
Del Toro) e David Sweat (Paul Dano), mentre la donna coinvolta nella
fuga è Tilly Mitchell (Patricia Arquette). Insieme a loro nel cast
ci sono da ricordare anche: Catherine Leahy Scott (Bonnie Hunt),
ispettore generale dello Stato di New York, Eric Lange (Lyle
Mitchell), marito di Tilly, addetto alla manutenzione del carcere
dove lavora anche la moglie ed infine Gene Palmer (David Morse),
guardia di scorta che ha una specie di rapporto di amicizia con
Richard.
La serie parte dalla fine per tornare all'inizio, al momento
in cui tutto inizia e da cui tutto parte. Conosceremo l'attrazione di
Tilly nei confronti di Sweat e le voci che cominciano a ronzare per
il carcere sui due, vedremo il rapporto particolare tra Palmer e Matt
e quello tra quest'ultimo e David, per poi spingerci verso le
insinuazioni, le prime idee di fuga, le diatribe, i litigi da
prigione, costruendo una trama che cattura e non lascia scampo: non
si può fare a meno di voler sapere come va a finire. Il tutto è
accompagnato da una bellissima la colonna sonora, impreziosito da
un'ottima regia, un cast stellare, dal quale emerge l'interpretazione
strepitosa di una Patricia Arquette imbruttita per l'occasione, che
sovrasta tutti gli altri, perfino quella di Del Toro.
Certo, la
narrazione è quella che è, ma le serie di qualità sono un po'
tutte così, dopo un po' ci si fa l'abitudine, ci sono momenti di una
lentezza incredibile, nei quali regna il silenzio o solo la musica di
sottofondo, i dialoghi sono spesso tirati all'osso, ma è una serie
che stupisce nella sua totalità, perfino la location, nonostante ci
troviamo per tre quarti di serie in un carcere, al chiuso, sembra
intenzionalmente spingere verso la luce, verso l'esterno,
costantemente. Quando abbiamo parlato di “Kidding” qualche giorno
fa, dicevamo come fosse da almeno 5 anni che la Showtime non
costruiva qualcosa di decente all'interno del suo palinsesto seriale,
ecco, abbiamo dovuto aspettare 5 anni, ma in questo 2018 ha sfornato
ben due serie assolutamente invidiabili: “Kidding” ed “Escape
at Dannemora”, due delle serie televisive più belle di questo anno
che sta per volgere al termine. In Italia la serie è arrivata quasi
in contemporanea su Sky Atlantic. Assolutamente imperdibile.
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