Stare Bene di Andrea Giraudo è un album di cantautorato moderno nel senso più nobile del termine, ovvero nel rispetto per la tradizione, che non si trasforma in emulazione, nella pluralità di generi, nel senso di saper passare da un genere all’altro modellandolo sulle proprie esigenze, una penna intelligente e a tratti persino poetica, una voce non banale e versatile. 12 brani insomma, che convincono appieno, un album ampiamente godibile, un’artista che ha tutte le carte in regola per far parlare tanto e bene di se.
“A chi resterà”: “si muore un pezzo per volta e mai tutti interi” mood soul per piano e voce, testo toccante e cantato non convenzionale: “fin da quando il mondo aveva una sola primavera ci sono una mamma e un papà”
“Chi sarà mai”: piglio alla Rino Gaetano misto a un'apparente spensieratezza anni ’60 su una chitarra ostinata: “ma dimmi chi sarai mai e dimmi chi sei tu, un sogno? Un sogno di gioventù”
“Cuore amico”: “Poi mi sveglio una mattina e guardo in faccia la mia faccia la tv l’hai vista tu, io son solo carta straccia” con la chitarra a punteggiare e un ritornello che si appoggia su una sezione ritmica anni ’80: “Hai nel cuore un vaffanculo cielo chi dice tieni duro”
“Dieci anni”: mood popolare con la fisarmonica in evidenza per un cantato che denota diversi registri “quando per caso ho incrociato la liquirizia del tuo sguardo di sorpresa senza preavviso un inferno si è chiuso”
“Stare bene”: la title track è un’ariosa e morbida ballad funky soul di sicuro impatto: “si mi fa così bene fingere che vada tutto bene”
“L’isola in due”: “Volersi bene non basta una preghiera non resta” Paolo Conte e il miglior Francesco Baccini insieme, poesia e humor che viaggiano all’unisono:“sei il graffio del gatto che gioca con la mia mano rompi il silenzio distretto di quel desiderio lontano”
“Poker”: “il tempo ti sfugge e tu lascialo andare e con lui la paura di non vederlo tornare” cinematografica, evocativa “Quel che ti muove è l’istinto come qualsiasi altro animale”
“La clessidra”: ritmiche in levare e inserti popolari “mio cugino ha fatto a pugni col diavolo entra ed esce dall’inferno quando vuole” con forse troppa voglia di stupire nel ritornello
“Un mondo cassetto”: un incedere quasi manouche e teatralità “buone intenzioni per un mondo perfetto, il mio coraggio è rimasto chiuso nel cassetto”
“Potere volere”: “la voce del cuore non la sai sopire” anni ’70 per musica e parole
“Virgole in pasto”: blues d’impatto, “seguire te è un’occhiata al cielo” trascinante
“La guarigione”: rock’n’blues ironico e selvaggio: “incredibile a dirsi quanto mi manchi”
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