“Perché non prendiamo quello che ci serve? Quello di cui lui
non ha bisogno... quell'oro ottenuto illegalmente. Esistono dei bromuri,
oppiacei in grado di calmare un cavallo nervoso. Fanno dormire un uomo per due
giorni. Una goccia in un bicchierino e saremo già in mare prima che si
risvegli”
Ci troviamo nella Contea di Fermanagh, Ulster, in Irlanda,
nel luglio 1985, quando ancora la Nazione era sotto il dominio britannico. Una
donna, Beth (Ann Skelly), cerca in tutti i modi di fuggire al proprio destino
ed alla continua sottomissione all'uomo che l'ha cresciuta ma che non è suo
padre ed il giorno del suo ventitreesimo compleanno decide di dire addio alla
sua limitante vita ed alla complicata relazione con il violento e ricco
patrigno Billy - interpretato dal bravissimo Matthew Rhys di “The Americans” -
e fuggire lontano con l'aiuto dell'affascinante Liam Ward, interpretato da
Jamie Dornan, anch'esso volto noto della serialità e della cinematografia
mondiale, grazie al successo della saga di “50 Sfumature” che l'ha visto
protagonista. “Death and Nightingales”, questo il titolo di questa nuova serie
della BBC, andata in onda sulla BBC Two in Inghilterra e sulla RTE One in
Irlanda (ma ancora inedita in Italia), per tre settimane dal 28 novembre al 12
dicembre scorso, è basata sul romanzo omonimo del 1992 di Eugene McCabe. Bella
la location, la fotografia e come sempre perfetto nella sua interpretazione
Rhys, mentre il resto del cast distrugge tutto il lavoro fatto da lui. La BBC
stavolta ci delude, perché non si possono vedere camicie perfettamente
inamidate, barbe perfette e capelli pettinati con la lacca come se ci
trovassimo negli anni 2000, in un ambientazione di oltre duecento anni fa.
Attori fin troppo belli per sembrare anche solo lontanamente veri e reali.
Quanto è probabile che nel 1885 ci fosse un uomo come Jamie Dornan, palestrato,
senza un pelo, con il sorriso bianchissimo ed i capelli sempre intatti? Suvvia!
Ma è anche tutto il resto che non va: i dialoghi lasciano il tempo che trovano,
le musiche non riescono ad alleggerire una trama pesante e noiosa, e la
location, per quanto affascinante, non ci porta ad esplorare nuovi mondi.
La
serie è lunga soltanto 3 ore e la voglia di mollarla dopo cinque minuti è
forte, però dobbiamo dire che cresce, molto ma molto lentamente. Avere la pazienza quindi di attenderne la fine con tenacia e
dedizione, in un certo senso ricompenserà i telespettatori più audaci. Mentre
Beth sogna di avvelenare il patrigno, le si pone dinanzi un bel giorno un
giovine di bella presenza, Liam per l'appunto, che le fa perdere la testa,
tanto da ammiccare all'uomo ancor prima di aver sentito il suo nome e finire a
condividere lo stesso letto fregandosene altamente del passato dell'uomo, come
una qualunque poco di buono che si rispetti. Nel frattempo i flash-back della
donna ci fanno entrare nei ricordi della stessa, quando da bambina la madre
litigava spesso con Billy, un uomo non certamente affabile. C'è anche ampio
spazio per la religione, i tradimenti, i segreti, la politica... un po' di
tutto e un po' di niente. Nonostante siano passati 25 anni da quando il romanzo
è stato pubblicato, c'è una certa attualità nella parte della storia
riguardante il Paese che sembra dividersi a metà. Forse la serie è un po'
troppo piena di metafore, poco realista, in tutti i sensi. E proprio per questo
non raggiunge nemmeno la sufficienza. Nel cast anche: Mercy (Charlene McKenna),
cameriera di Billy; il vescovo Donnelly (Sean McGinley); Frank (Martin McCann),
amico di Liam; ed infine Catherine (Valene Kane), madre di Beth, che conosciamo
durante i flash-back.
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