iSolaris
vengono fuori con "Multiforme" per la Lilith Label, nata da
poco e costola del Lilith Festival della Canzone d'Autrice in quel di
Genova, che vede un quartetto di cantautrici investire nel progetto:
Sabrina Napoleone, Cristina Nico, Valentina Amandolese e Jessica De
Pascale. Invece dietro il duo iSolaris ci sono Osvaldo
Loi e Riccardo Barnieri, bravi musicisti e c'è poco da
dire: non usano solo bene i synth di cui dimostrano ampia
dimestichezza associandoli a delle tematiche specifiche, costruiscono
intorno ad esse anche un sound elettronico che ha un senso. iSolaris
suonano un pò tutto in questo album, dalle chitarre agli archi,
basso e batteria, tamburi e pianoforte, amalgamano il tutto come una nuova Pangea, senza mai
una sbavatura. Il rischio in lavori come questo però, è di perdere
un'anima, di risultare freddi. E' il prezzo da pagare ed è
bene averne coscienza.
L'Intro è proprio
'Multiforme', come guardare da un caleidoscopio, ammirare i riflessi
multipli, le figure distorte come il suono di trombe in marcia,
sporcate da synth spettrali ma sin troppo asettici. Lugubre è anche
la successiva "Ecron" dove la melodia cerca di farsi spazio
per emergere, come la farfalla dalla sua crisalide, un bambino dal
ventre di sua madre. Sia in "Ecron" che in "Sottosopra"
c'è una matrice fortemente gotica, ma in quest'ultimo brano la
frenesia dei sintetizzatori e della ricca strumentazione, sfiora il
dub, i sobborghi di periferia, le strade buie, le luci spente da
chissà quanto tempo. Nonostante nel finale la ritmica sia
tendenzialmente tribale, è underground puro e socialmente Posse.
L'aurea che dà il benvenuto al brano la si ritrova anche in
"Post-Era", Industrial nelle viscere di una città
post-apocalittica, dove ripartire da zero. I loop sono passi decisi,
i cori sinistri la paura verso l'ignoto. Una musica che è come
cadere in un buco nero e scivolare via... via... verso "Lumiere"
di synth ancora una volta gotic con delle belle aperture melodiche,
blitz improvvisi nel cuore de iSolaris. "Zeroperformance" è
deliberatamente ispirata all'album di Pat Metheny "Zero
Tolerance for Silence" e come il più noto, vive della
profondità iniziale delle chitarre ipnotiche che si schiantano
contro il muro elettronico e distorto.
Architettonica "Metro
G", pensata per il possibile ammodernamento della linea
ferroviaria Roma-Giardinetti. Il brano infatti mantiene le dinamiche
dell'impianto: un crescendo di chitarre, come un treno che corre
veloce, ed il piano resta a guardare la bellezza del passato, la
voglia di cambiamento nel presente, la fame di futuro. Il migliore
pezzo dell'album senza dubbio. Drums afro in "Ogni Superficie",
che come tamburi venuti da lontano, fanno da contraltare a elettriche
laceranti... qui adesso si avverte lo spazio, iSolaris vogliono
farlo capire a questo punto di "Multiforme", per cercare
probabilmente un appiglio, per sentirne il tatto. Ma l'atmosfera è
ancora troppo 'artica' per avere un reale contatto. E l'epilogo di "Oltremondo" ne dà prova, con le poche e precarie parole
che cercano di aggrapparsi debolmente ad ogni possibile sostegno. Un
altro sound graffiante e cupo, dove però l'uomo sembra quasi perdere
- al contrario - la forza di restare vivo, se non qui, altrove.
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