“Lascia che ti dica una cosa che
potrebbe sorprenderti: sarei potuto essere un criminale. Sono nato in
prigione. I miei genitori erano criminali. Gli uomini come noi hanno
solo due scelte: prede o guardiani... tu hai scelto la prima, io la
seconda. E te lo dico: se avessi scelto di essere un criminale,
sicuramente lo sarei stato molto meglio di come lo sei diventato tu”
Come abbiamo notato negli ultimi tempi,
la BBC One si è specializzata nella rivisitazione di romanzi di
grande successo del passato, facendolo tra l'altro con grande classe
e regalandoci a cadenza regolare gioiellini seriali invidiabili. Qui
cerca di superarsi riportando in scena uno dei più grandi classici
della storia letteraria, “Les Miserables”, tratto dal romanzo di
Victor Hugo, già più volte rivisitato – da ricordare tra tutti
l'ultima versione cinematografica del 2012 in versione musical di Tom
Hooper – di carattere storico ed ambientato in Francia. La serie è
partita lo scorso 30 dicembre ed è composta da 6 episodi di un'ora
ciascuno diretti da Tom Shakland, lo stesso di “Riper Street” e
“The Missing” e scritti da Andrew Davies, che ha già messo mano,
sempre per la BBC, ad altri romanzi storici: “Guerra e Pace”,
“Vanity Fair” e “Orgoglio e Pregiudizio”, tra gli altri.
Ovviamente raccontare in poche parole la storia de “Les Miserables”
è un'impresa ardua, se non impossibile, ci limiteremo a narrarne
l'incipit: ci troviamo nel giugno del 1815, a Waterloo, dove dopo
vent'anni di rivoluzione il Paese è stato sconfitto, Napoleone
esiliato e adesso si attende la proclamazione di un nuovo Re. Il
protagonista è Jean Valjean, qui interpretato dal bravo Dominic West
(“The Affair”). Valjean è un uomo molto povero e sfigato, ma non
proprio onesto.
E' un ex galeotto che, grazie all'aiuto del Vescovo
di Digne (Derek Jacobi), riesce a riconquistare la dignità, ma si
ritrova comunque disperato a causa della sua disastrata situazione
economica e per questo motivo ricomincia a rubare, derubando proprio
il Vescovo. Colto sul fatto viene comunque salvato ancora una volta
dall'uomo e riesce a fuggire. Si creerà una nuova identità e sarà
ben voluto da tutti tranne che dall'Ispettore Javert (David Oyelowo),
che lo aveva visto in carcere anni prima e per questo motivo non si
fida di lui. Nella vita del protagonisa ben presto compare una donna,
altrettanto iellata, Fantine (Lily Collins), ex impiegata che è
costretta a prostituirsi per sopravvivere, alla quale è stata tolta
la figlia, Cosette (interpretata in età adulta da Ellie Bamber), ed
è stata data in affidamento alla famiglia Thénardier: il Monsieur è
interpretato da Adeel Akhart, mentre la Madame dalla splendida Olivia
Colman. Da ricordare anche il Colonnello Pontmercy (Henry
Lloyd-Hughes), sopravvissuto alla guerra, che si innamora di Cosette
e con la quale avrà un figlio, Marius (interpretato in età adulta
da Josh O'Connor). Da qui parte “Les Miserables”, ma è solo una
minuscola parte di una storia che si protrae per pagine e pagine, in
una trama fittissima di eventi e personaggi. Davies ci regala, alla
veneranda età di 82 anni, un altro bell'esempio di serialità ben
fatta. L'aspetto più interessante della serie della BBC è
ovviamente il cast, praticamente perfetto in ogni sua parte,
tecnicamente ottima la regia, spinta da un aspetto narrativo che come
motore accende tutta la trama, si nota però come fin da subito si
abbia avuto la necessità di togliere praticamente quasi tutta la
musica possibile, come se la serie tv volesse discostarsi
completamente dal film omonimo in cui la musica era fin troppa
effettivamente, e qui, di contro, è quasi assente e a dirla tutta
non dispiace, anche se ci sono istanti in cui forse uno sfondo
musicale più consistente poteva starci bene.
Di certo avere avuto il
coraggio di creare una cosa diametralmente opposta rispetto al
musical apprezzatissimo da critica e pubblico di sei anni fa è già
di per se un punto a favore, la location ed il cast fanno tutto il
resto. Altra cosa interessante è l'aver voluto rendere fruibile una
storia come “Les Miserables” a tutti, anche a coloro che non
avevano volutamente visto la versione musical cinematografica,
proprio per la presenza canora eccessiva e che adesso si ritrovano a
poter riscoprire una storia attraverso un adattamento più “moderno”,
meno macchinoso sotto l'aspetto narrativo, che non si da eccessive
arie, davvero accessibile a chiunque, anche a coloro che non hanno
mai letto il libro ed anche in quel caso servirebbe molta pazienza e
coraggio ad affrontare una così voluminosa lettura, qui, invece, si
può guardare una rivisitazione molto ben fatta in sei ore. Non male.
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