Secondo album per Vincenzo Maggiore dopo "Via di fuga" di 4 anni fa: “Da che mondo è mondo” è un album attuale, dove il suo autore non ha paura di aprirsi al mondo e lo descrive in maniera lucida partendo dalle proprie riflessioni intime. Il risultato, grazie anche alla produzione artistica di Umberto Coviello, sono canzoni che hanno un garbo leggero, agrodolce e che ben presto si fanno complici, perché scritte com sincerità oltre che ad intelligenza e bravura compositiva:
“Modi di idre”: “da che mondo e mondo si sopravvive in solitudine e per parlare c’è sempre il trucco dello specchio” ritmica ipnotica con la melodia a impreziosire che si distende in un ritornello evocativo: “da che mondo a mondo le cose hanno i minuti contati”
“Delacroix”: “io credo alla felicità a febbraio con i rami in barca sulla strada un due tre stella mentre a scuola non si muove una foglia” testo nostalgico che ti si strappa il cuore d’adolescenza per un beat irresistibile
“Il mondo fermo”:”se coprissi i tuoi occhi per non farti vedere farei un torto al mondo” delicata ballad, intima e poetica: “e inseguirò su un itinerario nuovo un vecchio traguardo”
“Mosca cieca”: tra intrecci di chitarre che regalano scorci psichedelici e una sezione ritmica che prende il sopravvento nella seconda parte: “sarà un gioco da ragazzi immaginarci ad occhi chiusi forse un gioco da perdenti sorprendersi poveri illusi”
“Kush me dëgjon”: ritmica dub step per un’ elettronica mininmal e un ritornello dai toni gentili che ben contrasta l’attualità delle parole (il brano ricorda lo sbarco a Brindisi nel 1991 dei migranti albanesi), è il miglior modo per essere incisivi e lontano da ogni retorica: “l’unico limite consentito è il fuoco aperto sulle persone”
“Onde”: un sound morbido e colorato per una melodia gradevole : “fare di me tutto quello che vuoi, fare di te tutto quello che voglio io, fare di noi una storia migliore”
“Esopo”: pop song semplice e lineare con un buon arrangiamento: “qual’è la morale della favola?”
“L’attimo”: oscura e sinuosa nel suo dipanarsi, scarna ed evocativa: “domani è un altro giorno ma non dimenticherò ieri”
“#bravagente”: una bella architettura sonora, per questo brano parlato che ricorda il primo Daniele Silvestri che si cimentava col rap, è un pò l’altro lato della medaglia della generazione cantata in Delacroix: “passando un dito sul profilo più romantico del mondo rispetto il ruolo che ognuno ha scelto per se”
“L’uomo lupo”: un vero e proprio gioiellino, per chitarra e voce, che cresce d’intensità con l’entrata degli altri strumenti: “a chiederci se i passaggi segreti esistono come nei film d’avventura, a chiederci se la paura è uno stato d’animo o una nostra invenzione”
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