“La vita di una signorina bianca in
una piantagione giamaicana di zucchero è sicuramente piena di
tribolazioni: dalla penuria di carne all'assenza di un cappellino
elegante, alla quasi impossibile ricerca, su questa piccolissima
isola, di un uomo da sposare”
La BBC One si dedica ancora una volta
alla messa in scena di un romanzo, stavolta del 2004 dal titolo
omonimo di Andrea Levy, vincitore del Premio Walter Scott,
rivisitandolo in versione miniserie da tre puntate da un'ora ciascuna
dal titolo: “The Long Song” ed ancora una volta il network
inglese ci fa capire quanto sia una delle reti qualitativamente
migliori soprattutto per trattare rivisitazioni di carattere storico
come la miniserie in questione. “The Long Song” ci riporta nelle
terre giamaicane e specificatamente nella tenuta Amity, dove, nel XIX
secolo, si produceva un enorme quantitativo di canna da zucchero e
dove gli uomini e le donne di colore erano schiavi e vivevano in
miseria. In particolare seguiremo le vicende di July (Tamara
Lawrence) intorno al 1831, anni di Guerra Battista, di rivolte e
ribellione dei neri per la propria libertà. Il razzismo e la
schiavitù sono sicuramente elementi portanti di uno show
incredibilmente potente dal punto di vista narrativo che ci fa
conoscere una attrice semi-sconosciuta, la Lawrence, che ci sorprende
con la sua interpretazione drammatica di una protagonista
dolorosamente commovente, ma che sorride spesso nonostante le
crudeltà che la vita le riserva: una donna dai piedi scalzi, vestita
di stracci, ma ribelle e dalla mente ricca di sogni ed aspirazioni.
July lavora alle dipendenze di Caroline Mortimer (Hayley Atwell),
donna burbera e odiosa con la mente rivolta perennemente ad
organizzare feste sfarzose. La storia di July - nata, come spesso
avveniva all'epoca, dalle violenze che la madre subiva periodicamente
dall'uomo a cui faceva da schiava - è divisa tra presente e passato,
perché è raccontata in prima persona da un'anziana July –
interpretata in questo scambio temporale da Dona Croll – seduta in
uno scrittoio che scrive le sue memorie, mentre la maggior parte
della trama ci racconta del passato della stessa tra sbalzi temporali
continui, da quando da bambina aiutava la madre che lavorava
faticosamente nelle piantagioni di zucchero a quando divenne poi
cameriera alle dipendenze della Mortimer. July è giovane, forte,
piena di vita, con la mente libera dalle catene che la costringevano
invece a non poter ballare, scappare, andare in giro... vivere.
A
produrre il tutto ci sono David Heyman – tra i produttori anche
degli otto film della saga di Harry Potter - Rosie Alison e lo stesso
Andrea Levy che mettono in scena un piccolo gioiellino seriale, che
ci fa conoscere una storia forse si, raccontata un po' di volte, già
vista - come dimenticare, ad esempio, il bellissimo film del 2013 “12
Anni Schiavo” - ma lo fa anche in questo caso entrando pienamente
in un pezzo di storia che è sempre brutto da vedere che sembra molto
lontano da noi, nonostante ancora oggi, sono passati quasi 200 anni
nel frattempo, ci sia ancora molto da sistemare in fatto di razzismo.
Non solo, la serie lo fa con una bellissima colonna sonora, dei
dialoghi sempre interessanti, una narrazione impeccabile ed un ottimo
cast, che non è il classico cast fatto da attori super conosciuti,
ma è comunque un signor reparto attoriale, ovviamente corale e pieno
di personaggi, ma tutti molto interessanti, tra i quali ricordiamo in
questa occasione: Leo Bill che interpreta John Howarth, fratello di
Caroline; Jack Lowden che invece da il volto a Robert, uomo che
supervisiona la piantagione, dalle idee moderne che vive a pieno il
mutamento politico che coinvolge gli schiavi; ed infine Godfrey
schiavo dal cuore d'oro ma dall'aspetto austero, che fa da guida a
tutti i suoi fratelli e sorelle che vivono nelle sue stesse
condizioni. “The Long Song” è una miniserie divisa in tre parti,
per un totale di tre ore complessive, che vi consigliamo
assolutamente di vedere tutte d'un fiato.
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