“Non voglio dirti cosa devi fare,
voglio solo che tu faccia qualcosa, per conto tuo. Voglio riuscire a
vederti come l'estraneo che sono e poi sentirlo nel petto, nello
stomaco e da ogni altra parte, quando infine mi guarderai come se mi
conoscessi”
Serie antologica della Amazon Video,
partita lo scorso 12 ottobre ed arrivata in Italia esattamente a due
mesi di distanza, “The Romanoffs”, racconta in ogni episodio una
storia diversa, con un cast diverso, per un totale di 8 puntate della
durata di circa un'ora e venti minuti, quindi praticamente dei veri
piccoli film, scritti, prodotti e diretti da Matthew Weiner, tra i
produttori e creatori di “Mad Men” e “I Soprano”. Tutti gli
episodi di “The Romanoffs” però hanno ovviamente un filo
conduttore, che in questo caso è parecchio strano: ogni protagonista
di ogni episodio infatti crede di discendere dalla famiglia reale
russa che rimase al potere fino alla fine del XVI secolo. Nei vari
episodi incontreremo: Marthe Keller che interpreta Anushka nel primo
episodio della serie dal titolo “L'Ora Viola”, Corey Stoll che ha
il ruolo di Michael nel secondo episodio “Noi Reali”, Christina
Hendricks che interpreta Olivia Rogers nel terzo episodio che si
intitola “Casa dei Bisogni Speciali”, in “Aspettative” invece
troviamo Amanda Peet che presta il volto ad Olivia Wells, nel quinto
episodio, “La Gente che Conta”, troviamo Katherine, interpretata
da Diane Lane, in “Panorama” c'è Victoria (Radha Mitchell), poi
c'è Anka (Kathryn Hahn), in un sesto episodio dal titolo “Capolinea”
nel quale troviamo anche Jay R. Ferguson, ed infine nell'episodio
finale, “Colui che Possiede Tutto”, c'è Hugh Skinner che è
Simon Burrow. Un cast quindi ovviamente numeroso, ma soprattutto
prezioso, ma a conti fatti poco sfruttato. E' pur vero che da un nome
come quello di Weiner ci si aspettava molto di più, le aspettative
erano molto elevate, però qui ci troviamo di fronte ad un progetto
effettivamente molto confuso, in un viaggio in giro per il mondo, tra
Parigi, New York, Austria e Messico, nel quale il nome dei Romanov
viene pronunciato molto spesso in contesti molto lontani dai luoghi
in cui quella famiglia regale ha vissuto ed è cresciuta potente,
posti contestualmente fuori mano e fuori misura che si abbinano ad
una trama altalenate, a dei dialoghi contorti e a degli episodi che a
volte sembrano interminabili ed eccessivamente macchinosi.
La serie
si nutre essa stessa di ambizioni altissime e a conti fatti avrebbe
dovuto avere tutte le carte in regola per regalarci delle grandissime
soddisfazioni, ma purtroppo si perde qui e là, il collegamento di
base diventa solo un pretesto su cui magari era meglio marciarci un
po' su, perché collegare queste persone un po' fuori di testa che
credono di discendere dalla famosa famiglia russa, non era male come
incipit, come idea di base, però in realtà nulla congiunge i
protagonisti dei vari episodi, nulla giustifica questa idea di fondo,
che resta, se non fosse che zar e Romanov siano sempre presenti nei
dialoghi, da sfondo, senza alcun filo conduttore. Non c'è quindi una
coerenza nel racconto, sembra tutto slegato, a volte insensato e
spesso, come dicevamo, noioso. Ovviamente nota di merito a parte va
al settore attoriale invidiabile, ma come sappiamo, questo elemento
basta per trasformare una serie qualitativamente appena sufficiente
in un capolavoro.
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