“In fondo quello che fa non è
l'ultimo esempio di paternalismo moralista occidentale? Esattamente
lo stesso che per centinaia di anni ha decimato quel continente, le
sue ricchezze, i suoi governi, le sue religioni e soprattutto il suo
popolo? E dopo tutto questo vi aspettate che si rivolgano a voi per
avere giustizia? Una giustizia che solo voi potete offrire per
crimini che non sarebbero mai avvenuti se il vostro mondo non avesse
invaso quelle terre!”
Al motto di “Ciò che non ci uccide,
ci riproverà un'altra volta”, la co-produzione BBC Two e Netflix
ci porta all'interno di una serie che già nei primi frammenti intona
sonorità di qualità seriale di quelle che fanno bene allo spirito.
Scritta e diretta da Hugo Blick e composta da 8 episodi, Black Earth Rising ha
una trama che attira l'attenzione fin dai primissimi fotogrammi. Ci
troviamo nel 1994 e la storia è incentrata su Kate Ashby (Michaela
Coel), investigatore legale di origini ruandesi che lavora per
Michael Ennis, interpretato dal grande John Goodman, che qui presta
il volto ad un avvocato americano divorziato che si è trasferito a
Londra per lavoro. Quando la madre adottiva di Kate, Eve (Harriet
Walter), anch'essa avvocato, tra l'altro uno degli avvocati più
famosi e stimati della Gran Bretagna, decide di perseguire legalmente
il leader della milizia africana, colui sta sta cercando di fermare
il genocidio ruandese, la donna a tutti gli effetti, accettando
questo caso, sta decidendo automaticamente andare contro la figlia,
contro le sue idee ed il suo lavoro e questo non potrà portare ad
altro che ad una diatriba tra le due, sconvolgendo le loro vite ed
inclinando i loro rapporti. Kate deciderà quindi di intraprendere un
viaggio che la porterà a scoprire cose che non avrebbe mai voluto
sapere, mentre Michael prova ad aiutarle entrambe a non perdersi. Il
cast è numerosissimo e comprende tra gli altri: Eunice Clayton
(Tamara Tunie), assistente segretario di Stato degli USA per gli
Affari africani; Alice Munezero (Noma Dumezweni), funzionario del
governo ruandese; Simon Nyamoya (Danny Sapani), ex caporale che ha
contribuito a porre fine al genocidio ruandese; e Patrice Ganimana
(Tyrone Huggins), che invece ha contribuito all'attuazione del
genocidio. E moltissimi altri.
Una serie corale in cui cast, dialoghi
e colonna sonora sono i veri punti cardine di una trama che ci porta
all'interno di una cospirazione internazionale lunga secoli, quella
che ha da sempre spinto le grandi multinazionali e gli Stati più
potenti del mondo, a sfruttare le risorse dell'Africa senza badare
veramente a chi popola quel continente. “Black Earth Rising”
racconta in maniera limpida, con sensibilità ed intelligenza, una
tragica pagina della storia, attingendo ovviamente a fatti realmente
accaduti, un mix perfetto di politica e drama. La serie
risulta a conti fatti estremamente realistica, d'impatto, per nulla
forzata nella narrazione, che rimane sempre viva e cadenzata al punto
giusto. Ogni aspetto tecnico è curato in maniera egregia: dalla
fotografia alla regia, dalla sigla e colonna sonora al cast,
sfruttando al meglio l'interpretazione della Coel, di Goodman e della
Walter, ma anche la sceneggiatura è impeccabile, perché racconta
puntigliosamente la tematica affrontata, che non è per nulla un tema
semplice. “Black Earth Rising” insomma è una delle serie più
belle di questo inizio 2019, forse con troppi intrighi e
sottotrame, che va seguita con attenzione, ma di certo di altissimo livello, che sfrutta la trama di base per ampliare
con forza ogni settore, da quello sociale, psicologico e
personale, a quello più subdolo ed insidioso.
Da vedere.
Personaggi e doppiatori:
Kate Ashby (Alessia Amendola)
Michael Ennis (Stefano De Sando)
Eve Ashby (Anna Rita Pasanisi)
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