“E' difficile buttarmi nel lavoro
quando il mio lavoro consiste nell'intervistare l'idraulico di un
condominio che ha coltivato una patata che somiglia a Lionel
Ritchie... e questo va in copertina...”
Ricky Gervais, attore pluripremiato con
una carriera lunghissima alle spalle, ha deciso di mettersi in gioco
a 360 gradi con “After Life”, questa nuova dark comedy della
Netflix, nel quale Gervais non è solo protagonista dello show, ma si
occupa anche della sceneggiatura, della direzione e della produzione
di questa nuova serie tv. Partita lo scorso 8 marzo, “After Life”
segue le avventure di Tony, giornalista del Tambury Gazette, uomo
dalla vita normale, tranquilla, possibilmente anche felice, almeno a
tratti, un giorno però la sua esistenza viene stravolta quando la
moglie, Lisa (Kerry Godliman) - che noi vedremo e conosceremo
attraverso un video che la donna lascia al marito poco prima di
passare a miglior vita - muore per colpa di un cancro al seno. La
prima cosa che l'uomo pensa è quella di togliersi la vita, ma non lo
fa, perché deve occuparsi di Brandy, un cane che è la sua unica
compagnia e che Lisa adorava. Da quel momento quindi l'uomo deciderà
di vivere punendo il mondo stesso che lo ha privato dell'amore della
moglie e comincia a fare tutto quello che gli passa per la testa,
dicendo senza filtri tutto ciò che pensa, nel bene e nel male. Ben
presto però chiunque intorno a lui proverà a riportarlo sulla retta
via. Il cast è numerosissimo: c'è Matt (Tom Basden), cognato e capo
di Tony; Lenny (Tony Way), fotografo del Tambury Gazette; Kath (Diane
Morgan), pubblicitaria del giornale; Sandy (Mandeep Dhillon),
giornalista appena assunta; Emma (Ashley Jensen), infermiera che
lavora nella casa di cura dove vive il padre di Tony, interpretato
dal grande David Bradley; e, a completare il cerchio, troviamo lo
strambo psicanalista del protagonista, interpretato da Paul Kaye.
Darsi un'altra chance, ricominciare a vivere, quante serie televisive
negli ultimi anni ci hanno mostrato di uomini che per un qualsiasi
motivo hanno deciso di cambiare radicalmente la propria esistenza? A
cominciare da “Breaking Bad”, per passare a “Ozark”, passando
per “Rectify”.
Qui però si va oltre, se nei casi suddetti
infatti la voglia di ricominciare era legata a rivalsa, fuga, uscita
dal carcere dopo anni di reclusione, qui Tony è un uomo che non
avrebbe mai voluto ricominciare da capo, a lui la sua vita piaceva
così com'era, amava sua moglie, gli andava bene il suo lavoro, era
un uomo apprezzato e in molti gli volevano bene, adesso invece è un
uomo apparentemente finito, dilaniato dal dolore, che si chiude a
riccio e decide di odiare il mondo intero per non fare i conti con
l'odio che porta dentro. La prima stagione, composta da 6 episodi da
30 minuti ciascuno, non è male e si può tranquillamente seguire in
un unico blocco, ma la vera potenza dello show è la forza
interpretativa di un Gervais che spiazza con uno humor nero molto
british, ma che allo stesso tempo commuove, bilanciando perfettamente
il lato comedy a quello drama. Nonostante la serie in se non ha una
trama originalissima, si segue con piacere, grazie soprattutto ad un
cast eccellente che regge tutto il resto.
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