“Che potrei scrivere sul mio profilo?
Sono gay e disabile, ma prometto di non sbavare fino alla terza
uscita”
La prima cosa che salta all'occhio di
“Special”, nuova dramedy della Netflix, è la durata degli 8
episodi che compongono la prima stagione, ognuno dei quali infatti
dura circa 15 minuti. La narrazione proprio per questo motivo è
molto veloce, forse troppo, e si sofferma poco sui dettagli, tanto
che gli 8 episodi possono essere tranquillamente seguiti in un'unica
soluzione, uno dietro l'altro, senza stancare assolutamente. La
seconda cosa invece è la produzione esecutiva dello show, che porta,
tra gli altri, il nome di Jim Parsons, il famoso Sheldon Cooper di
“Big Bang Theory”, mentre la serie è ideta dallo stesso Ryan
O'Connell protagonista dello show in questione. Parzialmente
autobiografica e tratta dal romanzo “I'm Special: And Other Lies We
Tell Ourselves” dello stesso O'Connell, che è anche sceneggiatore
e produttore insieme a Parsons della serie, “Special” è
sicuramente una delle cose più interessanti prodotte dal canale on
demand nell'ultimo anno. Fresca, originale, mai banale nel racconto,
la serie ha come protagonista Ryan, un ventottenne gay con una lieve
paralisi cerebrale, che cerca di cambiare vita, costruendosi una
nuova identità, dopo aver superato anni non certo facili.
Consapevole del fatto che: “Lì fuori è dura per uno storpio”,
Ryan va avanti per la sua strada, camminando in modo strano, di rado
inciampando e cadendo, parlando incespicando di tanto in tanto sulle
parole, mentre la gente lo guarda in maniera strana, ma lui cerca di
non badarci: va ogni giorno a fare fisioterapia, mentre guarda con
occhi infatuati il fisioterapista che lavora nella struttura e che
segue un altro ragazzo, fa anche lo stagista non retribuito da
Eggwoke, sito internet poco conosciuto, e cerca di trovare su Grindr
il vero amore, con tutte le preoccupazioni evidenti del caso. E'
proprio dal nuovo lavoro che la vita di Ryan prenderà una piega
diversa, quando per equivoco, i suoi colleghi penseranno che i
problemi del giovane siano stati causati a seguito di un incidente in
cui il ragazzo è stato coinvolto poco prima di inziare il nuovo
lavoro, così improvvisamente Ryan non sarà il povero ragazzo
affetto da paralisi cerebrale, di cui tutti hanno paura o pietà, o
entrambe le cose, ma soltanto un essere umano come molti altri, forse
si, un po' sfortunato, ma come lui stesso dice: “La paralisi non
dovrebbe essere la portata principale della mia esistenza, ma solo
l'antipasto”.
Ed anche se inizialmente questa piccola bugia sembra
riportare in lui nuova consapevolezza e forza, ben presto si
ritroverà a capire che non è così semplice gestire una menzogna.
Nasce così la parte comedy di una serie il cui punto di forza è il
sorriso del suo protagonista, una cosa che nessuno potrà mai
togliergli. Con una madre molto apprensiva, Karen (Jessica Hecht),
una nuova amica Kim (Punam Patel), che è anche sua collabotratrice
presso il suddetto sito internet, dove il ragazzo entrerà in
contatto anche con Carey (Augustus Prew) e con il loro capo, Olivia
(Marla Mindelle), le avventure di Ryan diventeranno a tratti anche
esilaranti, con quel filo di drama che però circonda una serie
davvero “Special”, dove la doppia “diversità” viene
affrontata con spirito, ma anche con compassione, con la voglia di
non prendersi troppo sul serio nonostante un tema non certo facile.
Bellissimo è, ad esempio, l'episodio in cui Ryan ingaggia un gigolò
per perdere la verdinità, evitando la paura e l'imbarazzo di un
momento per lui decisamente pauroso e imbarazzante. Nel cast c'è
anche Phil (Patrick Fabian), nuovo vicino di casa di Karen ed
interesse amoroso di quest'ultima. La serie ha ancora molto da
raccontare, ha un evidente potenziale. Gli 8 episodi da 15 minuti non
sono bastati a saziarci di un protagonista così magnetico e di una
storia finalmente “diversa” dal consueto.
“Sono in un limbo... è come se non
fossi abbastanza abile da andarmene in giro per il mondo normale, ma
non così disabile da stare nel club dei paralitici”
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