“So che probabilmente adesso siamo
fuori dalla tua zona sicura, ma piccino, devi allargare gli
orizzonti, perché è il tuo lavoro adesso”
Altra serie brevissima per la Netflix -
ogni episodio dura un quarto d'ora - che però stavolta affonda le
radici nel sesso, come si può evincere facilmente dal titolo “Bonding”. Tiff (Zoe Levin) è una studentessa universitaria di
psicologia di New York che per tirare a campare fa la dominatrice di
notte in un locale Bondage dove si fa chiamare “Mistress May” ed
un giorno decide di arruolare il suo migliore amico gay come suo
assistente. Il ragazzo, Pete (Brendan Scannell), aspirante attore
comico, è fuori dai classici canoni a cui solitamente si è
abituati: timido, chiuso, riservato, imbarazzato in molte occasioni
che ai suoi coetanei sembrano “normalità”, cerca di aiutare
l'amica come meglio può, trasformandosi in “Master Carter”. Il
duo è assolutamente simbiotico ed il loro legame cresce anche grazie
a questa sorta di collaborazione un po' particolare, tanto per usare
un eufemismo, che i due decidono di intraprendere. La serie ci fa
comprendere come, dietro un introito fiscale, per pagare un affitto
in una città che non è la tua, ed affrontare spese all'ordine del
giorno, o semplicemente mangiare, chiunque possa essere disposto a
qualsiasi cosa, anche andando contro la propria natura. La
discrepanza caratteriale tra Tiff e Pete è fulcro di una trama che
ha pochi risvolti a livello di sceneggiatura, molto lineare anche
sotto l'aspetto della narrazione, ma decisamente divertente.
Nel
corso dei 7 episodi, per un totale di quasi due ore, la serie tiene
botta abbastanza bene, nonostante non sia qualcosa di innovativo o di
eclatante nel panorama seriale odierno, ma riesce ad attirare
l'attenzione perché è la prima volta che si sdogana il mondo
sadomaso in una serie tv, mettendolo al servizio della battuta, della
risata o comunque semplicemente mettendolo in una chiave nuova,
quella del ricorso al lavoro che di certo non fai per la gioia di
farlo, ma semplicemente per sbarcare il lunario. Nelle situazioni
classiche, quelle giornaliere, subentra sempre la parte erotica,
anche quando Pete torna a casa e trova ogni volta il suo coinquilino
che fa sesso, con quelle pareti sottili che fanno sentire tutto, o
quando Tiff arriva all'università ed il suo collega prova a darle i
suoi appunti in cambio di favori puramente sessuali. Tutto in
“Bonding” ruota intorno al sesso, forse troppo ed a lungo andare
potrebbe stancare un po'. Levin e Scannell, alla loro prima
esperienza da protagonisti, non sono abbastanza empatici nel ruolo
affidatogli e la loro interpretazione non sfonda, non graffia e qui e
là resta glaciale. Il finale completamente aperto lascia presagire
che ci potrebbe essere una seconda stagione, ma bisognerebbe trovare
un punto di svolta alla storia che rimane troppo piatta per poter
invogliare il pubblico a continuarne la visione.
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