Too Old To Die Young (Amazon Video)



“Credi a me, è come se non avessimo il controllo delle nostre vite... lo hanno loro... ce l'hanno le donne. Sono il male supremo”

Larry (Lance Gross) e Martin (Miles Teller) sono due poliziotti in servizio, chiacchierano appoggiati all'auto di pattuglia, sembra una situazione normale, ma ad un certo punto Larry dice a Martin una frase riferita alla propria amante, Amanda (Callie Hernandez): “non riesco proprio a starle lontano... questa storia finirà solo se lei muore!”. Sembra una battuta, ma il volto di Larry è glaciale. Dopo alcuni gesti depravati e meschini, un uomo scende da un auto e lo fredda con una serie di colpi di pistola. Parte da qui “Too Old To Die Young”. Nicolas Winding Refn è una garazia nel suo modo di mettere un'impronta inconfondibile in tutto ciò che fa, in film come “Pusher” o “Solo Dio Perdona” e stavolta, per la prima volta, mette la sua arte al servizio delle serie tv con “Too Old To Die Young”, serie in 10 episodi della Amazon Video. L'autore danese stavolta collabora alla realizzazione dello show con Ed Brubaker che è famoso prevalentemente come scrittore di fumetti, tra cui “Batman”, “Daredevil” e “Capitan America”. 


Chi conosce il regista sa che seguire qualcosa nato dalla sua mente non è così semplice, perché i suoi lavori sono pieni di metafore, allegorie, il tutto mischiato con della violenza spesso imprevista e fulminante. In questo caso ci troviamo in un mondo post-apocalittico, dove Martin Jones è un poliziotto di Los Angeles che in realtà sembra un killer su commissione. In verità Martin sembra più una specie di Dexter futuristico: sfrutta la malavita per avere informazioni ed eliminare uomini malvagi. Dall'incipit si può ben capire che la serie è di una violenza inaudita, difficile da seguire se non si ha il sangue freddo, ed a conti fatti è praticamente un lungo film di 13 ore, ogni episodio dura quasi un'ora e mezzo, invece l'ultimo è lungo solo 30 minuti e la cosa assurda è che la serie non segue assolutamente un ordine preciso: gli episodi possono essere visti anche in un ordine sparso e andrebbe bene comunque. Tanto che lo stesso Refn presentando la serie al Festival di Cannes, ha deciso di proporre al pubblico presente non i primi due episodi, come si fa di consueto, ma il quinto ed il sesto. La serie ha una narrazione molto lenta, per palati decisamente più forti, ed ha un finale stranamente apertissimo che lascia molto spazio all'immaginazione. La serie tra l'altro è stata presentata come una serie evento che non prevede un seguito. 
Alla critica è piaciuta abbastanza, al pubblico poco: sono piovute numerose critiche in merito proprio al livello violento della serie in questione, ma ormai siamo abituati a questa sorta di libertà che grazie all'avvento del digitale e delle tv on demand, registi e sceneggiatori si prendono proprio per ovviare spesso alle censure imposte dal cinema che magari ne vieterebbe la visione ai minori. I personaggi sono invidiabili nella loro caratterizzazione e sono pure abbastanza numerosi, ma è seriamente complicato legarsi ed immedesimarsi ad uno show di questo tipo. Un po' come avviene con David Lynch, o ti piace il regista, o stai lontano dalla serie che lo riguarda perché di certo non ti piacerà. Se poi vogliamo aggiungere il fatto di doversi sorbire con pesantezza inaudita 90 minuti di episodio ogni volta, di certo questo non aiuta. Tecnicamente molto bella, la serie pecca in coinvolgimento e attrazione ed in generale si può tranquillamente abbandonare dopo pochi minuti. Per chi ha il coraggio di seguirla fino alla fine però, è sicuramente una grande soffisfazione.

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