V Wars (Netflix)


“Non è la natura che vuole che la aiutiamo… lei ci vuole avvisare”


Ancora vampiri per la Netflix ed ancora vampiri per Ian Somerhalder che su questi esseri sovrannaturali ci ha creato una carriera grazie a “The Vampire Diaries” ed ora con “V Wars”. Lo show, partito lo scorso 5 dicembre su Netflix, basato sull’omonima serie a fumetti creata da Jonathan Maberry e trasportata in Tv da William Laurin e Glenn Davis, racconta la storia di due uomini, uno scienziato, il Dottor Luther Swann, interpretato dal suddetto Somerhalder – qui anche produttore esecutivo - e del suo migliore amico, Michael Fayne (Adrian Holmes), vampiro, che affrontano insieme quella che sembrerebbe l’apocalisse: causata da cambiamenti climatici repentini ed un virus che trasforma le persone in mostri sanguinari dai denti aguzzi. Inizierà da qui una vera e proprio guerra tra umani e vampiri per la conquista dei territori, mentre alcuni elementi del governo, come Calix Niklos (Peter Outerbridge), complottano tra segreti e bugie. La trama in sé non ha praticamente nulla di originale o innovativo, la sceneggiatura è troppo cupa e buia e pur essendo stata presentata come una serie a cavallo tra fantasy e horror, in realtà c’è pochissimo mordente, poche vere immagini che fanno davvero paura, ma in compenso ci sono molte chiacchiere. 


Somerhalder in questo caso, quindi, si trova dall’altro lato della barricata, il lato umano, quello dell’eroe di turno che vuole a tutti i costi salvare l’umanità da un imminente catastrofe. C’è un po’ di “X-Files”, qualche accenno a “Z Nation”, ma in linee generali ci sono rifacimenti, più o meno voluti, a tutte quelle serie che nel corso della storia hanno sempre messo in prima piano la lotta tra il bene e il male. Ne abbiamo fin sopra i capelli. In questo contesto tra l’altro non riusciamo nemmeno a salvare del tutto il cast, con un Somerhalder che cerca in tutti i modi di scrollarsi di dosso l’etichetta di “macho” amatissimo dalle teenager, ma riuscendoci soltanto in parte, visto che negli ultimi episodi tira fuori un testosterone tipico da “Vampire Diaries”, riportando a galla ricordi di vita per nulla lontani. Il rapporto tra Swann e Fayne è sicuramente la cosa meglio riuscita dello show, quella che attira maggiormente l’attenzione in un concatenarsi, spesso noioso, degli eventi, in cui si riesce a fatica a capire il motivo di determinate scene, spesso troppo lontane dalla trama di base. La serie infatti presenta in sé parecchie sottotrame, a volte inutili, numerosi personaggi, a volte anche banali ed evitabili. Insomma, 10 episodi totali, almeno per ora - Somerhalder si sta battendo perché la serie possa essere rinnovata per una seconda stagione, visto che, a suo dire, c’è ancora molto da raccontare - dove, alla resa dei conti, c’è davvero pochissima sostanza.

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