“Ragionate, ok? Un uomo ricco e solitario, in una città
misteriosa, che cade faccia a terra sotto la doccia… la polizia può anche
definirla: “morte per cause naturali”, ma chi guarda la Tv sa come vanno queste
cose. Il romanziere britannico suggerisce che si tratta di un crimine ben
congegnato. Speriamo che Angela Lansbury venga al funerale… lei è una signora
di gran classe”
La Netflix continua ad attingere dai comics e stavolta lo fa
con la serie horror/fantasy “October Faction”, scritta da Steve Niles e Damien
Worm e che è trasportata in chiave “umana” in Tv da Damian Kindler. La trama in
sé rimane abbastanza banale: una famiglia, gli Allen, dopo la morte del nonno
paterno dovranno iniziare a fare i conti con l’eredità familiare, che non è un’eredità
qualsiasi: da diverse generazioni infatti gli Allen sono una famiglia di
cacciatori di mostri. Il padre, Frederick (J.C. MacKenzie) e la moglie Deloris
(Tamara Taylor), avevano deciso di allontanare loro e i figli, i gemelli
diciassettenni, Geoff (Gabriel Darku) e Vivian (Aurora Burghart) da quel mondo,
ma adesso con forza devono fare ritorno a Barington, cittadina dove sorge la
gigantesca casa di famiglia e cercare di vendere l’abitazione mentre cercano di
fare i conti con l’organizzazione segreta, chiamata “Presidio”, che ha lo scopo
di studiare e dare la caccia a mostri che circolano nel mondo all’insaputa
ovviamente degli umani.
Segreti, bugie, misteri, un po’ di horror e molto
fantasy compongono questa serie che non brilla per originalità, con una trama
scarna, una sceneggiatura latente, dei dialoghi a tratti agghiaccianti e degli
effetti visivi che lasciano decisamente a desiderare, ma con un’ottima
caratterizzazione dei personaggi ed uno spirito ironico di tutto rispetto. Sono
infatti questi due gli unici punti forti di uno show che altrimenti diverrebbe
inguardabile. Nella serie tra l’altro si affronta spesso il tema della
“diversità”: marito e moglie sono caucasico lui e di colore lei ed i figli sono
perfino messi peggio: sociopatica lei e omosessuale lui. Una famiglia quindi
che ogni giorno affronta bullismo e problemi di ogni genere, senza considerare
il “lavoro” che si trovano a dover fare. I momenti di sangue e horror ci sono,
ma la serie raggiunge i suoi apici nei momenti ironici e non in quelli
“spaventosi” e la cosa che è più evidente è la completa assenza della splendida
atmosfera gotica che avvolgeva i fumetti e che qui invece è stata purtroppo
accantonata del tutto. Buono il cast, ma la serie è carente sotto quasi tutti i
punti di vista. Il Pilot parte bene, poi via via si spegne, fino ad un finale
di stagione decisamente piatto che non sprona la visione di un’ipotetica
seconda stagione. Netflix stavolta fallisce. Peccato, perché il soggetto
originario non era male per niente.
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