“Io ho visto qualcosa… mi ha spaventato a morte. Ho dei terribili vuoti
di memoria… come dei vuoti temporali”
Serie di produzione austriaca-tedesca-greca in otto episodi creata da
Marvin Kren e andata in onda per la prima volta sull’emittente austriaca ORF e
poi distribuita qualche giorno dopo a livello globale da Netflix, che ci
racconta la storia del più famoso neurologo e psicanalista della storia
mondiale: Sigmund Freud, e quindi da qui il titolo della serie: “Freud”. Ci
troviamo nel 1886 a Vienna, qui il giovane Sigmund si sta facendo conoscere per
le sue abilità di ipnoterapeuta presso l’ospedale psichiatrico in cui lavora.
Qui però troverà fin da subito il contrasto di alcuni suoi colleghi e
soprattutto del direttore dell’ospedale, il Prof. Theodor Meynert (Rainer
Bock), convinto che le malattie mentali dipendano solo ed esclusivamente da un
danno al cervello, così come il suo pupillo Leopold (Lukas Watzl), avversario
di Freud, mammone, fa tutto quello che la madre gli comanda di fare senza
obiezioni. E fino a qui tutto bene, il problema arriva dalla seconda metà del
Pilot in poi, quando Sigmund, dopo una presentazione fallimentare del metodo
dell’ipnosi dinanzi a esponenti di spicco dell’ospedale, abbattuto si lascia
coinvolgere dall’amico Arthur Schnitler (Noah Saavedra) in una serata
organizzata dalla contessa Sophia von Szàpàry (Anja Kling) che insieme al marito,
il conte Viktor (Phillipp Hochmair), daranno vita ad una seduta spiritica,
grazie all’aiuto della medium Fleur Salomè (Ella Rumpf). Dal momento in cui
conosce la donna, Freud si ritroverà catapultato nel dolore stesso della
fanciulla ed in una spirale di omicidi e complotti sovrannaturali. La figura
del “Freud” raccontataci in questo contesto diviene ben presto fonte di
caricatura, un personaggio stereotipato, un fumetto ottocentesco, un
protagonista come milioni di altri obbligato a risolvere omicidi e poco più,
come se Sigmund Freud fosse realmente soltanto questo.
Tra l’altro molte sono
le incongruenze con la realtà e questo pone ancora di più nell’ombra una serie
che avrebbe decisamente potuto dare molto di più raccontando la vita del
protagonista in maniera completamente diversa. Questa è la prima produzione
austriaca di Netflix, un thriller investigativo con incursioni paranormali che
fanno intuire fin dai primi minuti che ci troviamo di fronte ad una serie
recitata con scarsa convinzione, ricca di intrattenimento e povera di “storia”,
combustione di generi e libertà narrative, a tratti evitabili, ma con alcune
cose decisamente di buon livello, come le scenografie, la fotografia, i costumi
e la caratterizzazione generale dei personaggi, salviamo anche la narrazione
dal punto di vista della dinamicità, sangue e misteri non ne mancano di certo,
ma ci aspettavamo decisamente di più da una serie su un personaggio di questo
calibro. Nel cast bisogna ricordare anche Lenore (Brigitte Kren), governante della
casa in cui abita Freud e anche migliore personaggio della serie.
Personaggi e doppiatori:
Sigmund Freud (Davide Perino)
Fleur Salomè (Valentina Favazza)
Viktor von Szàpàry (Edoardo Stoppacciaro)
Sophia von Szàpàry (marina Guadagno)
Commenti
Posta un commento