“Con il tempo vedrai così tante
cose, cose che definiresti impossibili, eppure non lo sono”
Basata sulle opere illustrate di Simon
Stalenhag e soprattutto sull'opera omonima del 2014 e sul conseguente
gioco da tavolo del 2017, “Tales from the Loop” è arrivata sul
canale on demand Amazon Video lo scorso 3 aprile, 8 episodi,
sviluppati da Nathaniel Halpern, pubblicati in un'unica soluzione per
una serie a cavallo tra drama e fantascienza che ci porta nel mondo
del cosiddetto “Loop”, un acceleratore di particelle che si
estende per decine di chilometri sotto terra e che permette a chi
abita sopra di esso di vivere delle avventure sorprendenti, perché
il “Loop” ha lo scopo di svelare ed esplorare i misteri
dell'universo. In questo luogo si possono vedere cose che si
potrebbero definire impossibili, eppure accadono. Ci troviamo negli
anni '60 in Ohio, Stati Uniti, e gli abitanti del luogo sono in un
certo senso legati al “Loop” in un modo o nell'altro. La serie è
in realtà una raccolta di 8 racconti, suddivisi negli 8 episodi
suddetti, in cui la vita di gente comune si tinge di sovrannaturale.
Ma non è solo questo. Lo show non mette al centro, come forza
pulsante, l'incognito o il lato fantasy, ma lo sfrutta per scavare
splendidamente nella mente umana. E mentre ritroviamo qualche
personaggio ricorrente nel corso dei vari episodi, in realtà in
ognuno di essi si racconta una storia diversa. E questa è un'altra
forza dello show, che ti tiene le puntate legate da un filo sottile
tra loro, ma in fondo in ognuna di esse ti porta in un mondo diverso,
insolito e misterioso. Il “Loop” è un macchinario enorme, nel
quale praticamente tutti gli abitanti di questa fittizia cittadina
dell'Ohio lavorano, ma di cui nessuno sa effettivamente l'enorme
portata e cosa realmente accade al suo interno. Tutto quello che si
sa è che il “Loop” ha cambiato le vite di tutti. Fluttuazioni,
avvistamenti strani, oggetti che appaiono e scompaiono, cambiamenti
di tempo e spazio improvvisi, si sentono delle voci, si entra in
universi paralleli ed il tutto avviene nella maniera più naturale
possibile.
L'originalità sta nel non interessarsi a risolvere
l'enigma, come avviene in tutte le serie televisive di carattere
fantascientifico, qui l'interesse sono le persone e come esse
affrontano le stramberie circostanti, orientando la trama
all'individuo e non alla macchina. Si sfruttano pienamente gli
sguardi, si parla poco ma ci si emoziona ugualmente. Nel cast fisso
da ricordare ci sono soprattutto: Rebecca Hall che interpreta Loretta
– mentre da bambina ha il volto di Abby Ryder Fortson - Paul
Schneider nei panni di George, Jonathan Pryce che interpreta Russ e
Jane Alexander nel ruolo di Klara. Regia e cast sono impeccabili, gli
effetti visivi eccellenti, la narrazione perfetta e si sfrutta al
meglio l'aspetto ambientale e la serie dimostra fin dalle prime
battute un potenziale illimitato, potrebbe varcare qualsiasi tipo di
fantasia. Ma come tutte le serie antologiche ci sono episodi più
forti ed altri meno dal punto di vista strettamente legato alla
struttura e alla sceneggiatura e quando ne capita uno davvero bello è
puntualmente impossibile replicare con l'episodio successivo e si
fatica nelle serie antologiche a rendere giustizia alle aspettative
del pubblico. Ma “Tales from the Loop” è una serie veramente
bella e fatta bene, tutta da scoprire.
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