The English Game (Netflix)



“Solo gentiluomini hanno alzato la coppa, uomini che hanno frequentato scuole raffinate, che hanno abiti costosi e vite agiate… immagina invece se quella coppa la alzassero uomini come noi!”

“Il calcio è ai primordi un gioco dominato da squadre dell’alta società che ne hanno inventato le regole”. Parte così “The English Game”, la nuova miniserie in sei episodi della Netflix, basata su eventi reali, che racconta il mondo del calcio agli albori del cambiamento più importante della sua storia, quando passa dall’essere giocato solo dalla classe più ricca all’inserimento del proletario e dell’uomo “comune”. Siamo nell’Inghilterra del 1879 e Arthur Kinnaird (Edward Holcroft) – un po’ il David Beckham di oltre 100 anni fa, che invece che dalla Ferrari scende dalla carrozza trainata da cocchiere e cavalli -  è il più grande campione di calcio dell’epoca ed è capitano degli Old Etonians, squadra che vince da tre anni la coppa. Nessuna squadra della classe operaia era mai riuscita fino a quell’anno a raggiungere i quarti di finale, ma ora ecco arrivare la Darwen FC, guidata dal proprietario di un mulino, James Walsh (Craig Parkinson), che decide di acquisire due nuovi giocatori per rinforzare la squadra e cercare di acciuffare un posto in semifinale. Fergus Suter (Kevin Guthrie) e Jimmy Love (James Harkness), verranno segretamente pagati dall’uomo facendoli passare come giocatori amatoriali quando in realtà non lo sono. Parte da questo incipit la nuova serie ideata dal creatore di “Downton Abbey”, Julian Fellowes, ma “The English Game” non ha nulla della bellezza della serie televisiva britannica pluripremiata con protagonisti Hugh Bonneville e Maggie Smith. Intanto dobbiamo ricordare anche la parte femminile del cast, composto quasi esclusivamente da uomini, ma sono le due donne protagoniste quelle che creano più dinamicità in una trama fondamentalmente orizzontale e piatta: Margaret Alma (Charlotte Hope), moglie di Arthur e Martha Almond (Niamh Walsh), compagna di Fergus. 


Se l’appassionato di calcio ha intenzione di guardare questa serie perché gli mancano le partire live in questo periodo bloccate dal covid-19, di certo non è la serie adatta per vedere giocare il calcio, perché il gioco in se per se si svolge solo per brevi lassi di tempo all’interno della narrazione quando si devono affrontare le partite tra le contendenti per la coppa d’Inghilterra, l’80% della trama è romanzo rosa, un immersione totale nella vita dei personaggi e nelle loro avventure prevalentemente di carattere amoroso. A tratti ci sono litigi tra i compagni di squadra, si intravede qui e là la coalizione e l’amicizia, ma poco di più. Il reparto attoriale è decisamente al di sopra della sceneggiatura, povera e priva di attrazioni particolari. Di certo il formato “miniserie” aiuta a seguirlo senza pretese future ed è una serie rivolta a chiunque, ma sul reparto tecnico avremo parecchio da obiettare, dalla regia traballante che non sfrutta i primi piani a dovere passando per una fotografia un po’ precaria, la serie non rende giustizia ad un gioco che avrebbe potuto essere stato raccontato in maniera migliore.


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