High Fidelity (Hulu)



“Potrei avere un appuntamento se lo volessi… e lo voglio… perché sto bene, io sto benissimo… Non è vero, non sono pronta… è una cazzata!”

Tratta dall’omonimo film del 2000 di Steve Frears, che a sua volta era basato sul romanzo, sempre omonimo di Nick Hornby del 1995, “High Fidelity” è la nuova serie targata Hulu, stavolta sviluppata per la Tv da Veronica West e Sarah Kucserka, che vede protagonista Zoe Kravitz, già tra le co-protagoniste di “Big Little Lies”, che qui interpreta Robyn, detta Rob, proprietaria di un negozio di dischi chiamato “Vynil”. Ad un anno dalla sua ultima rottura con il quinto fidanzato da mettere sulla sua personale lista nera, Rob è ancora depressa, triste e non pronta ad affrontare una nuova relazione o anche semplicemente un nuovo appuntamento. Rob non è una protagonista “facile”, non si empatizza facilmente col suo personaggio, che risulta a volte antipatica e spesso distante e anaffettiva, ma è una donna come molte altre, con un lavoro, anche parecchio figo in realtà, due dipendenti che sono anche i suoi migliori amici, Cherise (Da’Vine Joy Randolph) e Simon (David H. Holmes), quest’ultimo è anche il numero 3 della suddetta lista, ha anche un fratello assillante che la vorrebbe vedere “accasata”, Cameron (Rainbow Sun Francks) e soprattutto ha un bellissimo appartamento a Brooklyn, ma l’ultima sua rottura sembra un dolore troppo grande da sopportare, eppure è passato già un anno. Ma c’è anche Clyde (Jake Lacy), una nuova figura maschile che comincia ad orientarsi nel mondo della donna.



Cosa cambia rispetto al film? Beh, là il protagonista è un uomo, John Cusack, qui è una splendida Zoe Kravitz, che finalmente fa proprio un ruolo da vera protagonista e lo fa esprimendo tutto il suo talento. La serie è ovviamente circondata da una colonna sonora eccellente e da una atmosfera incantevole, che si protrae per tutti i 10 episodi della prima stagione, per un totale di circa 5 ore di visione che non stancano affatto, malgrado una narrazione solo in apparenza lenta. Rob è una donna difficile da prendere sul serio, anche quando la vedi piangere davanti l’ingresso di casa in lacrime e prega il suo fidanzato di “tornare dalla parte giusta dello scoglio”, oppure quando si aggira per New York dicendo di voler uscire con un musicista perché non l’ha mai fatto, il tutto con una serietà disarmante, che da quasi fastidio e che non riesci a prendere fino in fondo davvero seriamente. “High Fidelity” è una serie essenziale, uno show che sembra uscito da altri tempi, che ti fa entrare nel mondo di una persona stancante, ma è una vita avvincente, con una sceneggiatura e dei dialoghi mai banali ed un cast di supporto alla Kravitz che riesce ad essere all’altezza di tutto il contesto e fanno da supporto in maniera impeccabile. C’è una miseria psicologica palpabile, un disprezzo per la vita non indifferente, ci sono anche dei flash-back che ci faranno conoscere tutti i protagonisti di quella famosa lista nera, c’è una protagonista che a lungo andare ti diventa familiare e c’è la musica, sempre e comunque al centro di tutte le vite, di quella di Rob, ma anche di quella di ognuno di noi. La Hulu non sbaglia un colpo e “High Fidelity” è l’ennesima conferma di un network che ci da ogni volta sempre delle grandissime soddisfazioni.


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