Run (HBO)




“Mettiamo una regola? Fino a domani possiamo stabilire una moratoria sulle domande personali?”

Ogni tanto fa proprio bene all’animo guardare una serie targata HBO, perché c’è sempre della qualità che tutti gli altri network possono solo invidiare e “Run” è la conferma di tutto questo. 7 episodi da 30 minuti ciascuno per una black comedy in pieno stile HBO scritta da Vicky Wever e con la produzione esecutiva di Phoebe Mary Waller-Bridge, protagonista di “Fleabag”. Lo show parte da un incipit originale ed intraprendente: Ruby (Merritt Wever), è una donna stanca e delusa dalla vita, una donna che vorrebbe qualcosa di nuovo, ma che si ritrova ogni giorno immersa nella solita routine, Billy (Domhnall Gleeson), è invece un guru che spiega agli altri come avere una vita di successo, ma in realtà la sua non è per nulla anche solo lontanamente felice. 15 anni prima i due, conosciutisi ai tempi del college, avevano fatto un patto: se un giorno uno dei due avesse scritto all’altro in un messaggio la parola “RUN” e se l’altro a sua volta avrebbe risposto con la stessa identica parola, allora sarebbero scappati dalla loro vita per incontrarsi al Grand Central Terminal a New York alle 17 dello giorno stesso prima di eventuali ripensamenti, scappando dalle loro insulse vite e andando in giro per gli USA insieme. E’ da qui che parte “Run”. Nel cast fa anche l’apparizione la Waller-Bridge, nei panni di una donna che i due incontrano durante il loro viaggio, mentre qui e là durante il percorso degli episodi conosceremo anche il marito di Ruby, Laurence (Rich Sommer) ed il detective che indagherà sulla scomparsa della donna, Babe Cloud (Tamara Podemski). “Run” è una serie dal ritmo frenetico, in cui la comicità è quella tipica del network in cui lo show si è insediato, quella comicità che non fa sbellicare, ma che ti strappa diversi sorrisi per la solita stranezza che circonda le dramedy HBO. C’è un correre e rincorrere, tra sentimenti passati e obblighi presenti, tra due giovani innamorati che cercano di ritrovare quella stessa passione di tanti anni prima tra le pieghe di un viaggio non pienamente voluto, ma più che altro capitato, scelto da un impulso probabilmente guidato da quella stessa passione di quindici anni prima. Nella corsa c’è anche uno scontro tra aspettative e realtà, tra ricordi di come si era e corpo e cervello di oggi. La serie pecca nella caratterizzazione dei personaggi e l’eccessiva velocità con cui accadono certi avvenimenti si scontra con alcuni momenti in cui la narrazione risulta un po’ povera, come nei tre lunghi episodi passati su un treno per arrivare a quel Grand Central Terminal tanto agognato. Ma la serie ha del potenziale notevole ed è una comedy solida, dall’incipit notevole in cui la parte più bella è proprio l’incontro tra due individui cambianti, diversi, ma che si ritrovano in questo romantico patto di lunga data, una seconda possibilità che entrambi si danno, un trampolino di fuga per cercare di mutare una vita stanca e noiosa. E Wever e Gleeson sono proprio bravi nel raccontarci di una complicità, a volte forzata, ma mai finta, piena di quei sentimenti che solo a vent’anni si possono provare, ma che loro riscoprono alle soglie dei 40. Da vedere.

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