- “Scusi, posso farle una domanda? ...ma ci sono dei grilli in casa?”
- “Si, sono per il ragno”
Unico motivo plausibile per seguire la nuova serie tutta italiana targata Sky, “Petra”, è la presenza come protagonista assoluta di Paola Cortellesi: sembra sempre a proprio agio in ogni contesto. Purtroppo è tutto il resto che non è all'altezza della sua presenza. Eppure la Sky aveva dato dimostrazione di essere in grado di fare bene con le ultime serie, come “Il Miracolo” e “Diavoli”, stavolta però ci sono parecchie lacune, a cominciare proprio dal cast. Escludendo la Cortellesi, gli altri attori non riescono ad essere ai suoi livelli e la differenza si vede e diventa abissale di fronte alla bravura dell'attrice. Ci spiace fare paragoni con le serie tv d'oltreoceano, ma, tranne rari casi legati alla The CW o alla Freeform, per il resto non si trovano quasi mai cast con interpretazioni di così bassa qualità. Peccato.
In fondo la serie in sé è un classico crime procedurale, dove in ogni episodio c'è una storia da risolvere, da affrontare ed a farlo è la nostra protagonista Petra Delicato, donna solitaria, con due matrimoni sbagliati alle spalle, fredda, ostile, sempre sul piede di guerra, che fa un po' come le pare, che ha la prima vera occasione nella sua vita professionale per dimostrare chi è. Petra infatti lavora come ispettore in un sottoscala, tra scartoffie di casi abbandonati o risolti da altri. Un giorno però le viene dato il primo vero caso e verrà affiancata dal vice ispettore Antonio Monte, interpretato da Andrea Pennacchi, uomo meno irruento e dall'animo più buono, vedovo, anche lui con una voglia di rivalsa non indifferente. Il loro rapporto è strano e sulle prime sembra che potrebbero finire a letto, come nella più classica banalità dei polizieschi americani. La loro prima missione ufficiale da colleghi è quella di scoprire l'identità di uno stupratore seriale che infligge sulle loro vittime un simbolo, una specie di stella con una lama sul braccio. Da qui parte tutto.
Ogni episodio - 4 sono quelli che compongono la prima stagione - dura circa un'ora e mezza e a farla da padrone è la lentezza della narrazione, con una noia costante che accompagna un po' tutto. Non aiuta nemmeno il fatto che la serie sia molto cupa, buia, a tinte noir, i momenti di luce, esterni, nemmeno si notano: è cupa la narrazione, sono cupe le caratterizzazioni dei personaggi, cupi i dialoghi, la location. E' tutto chiuso, claustrofobico. Ideata da Maria Sole Tognazzi, “Petra” è una serie che va seguita soltanto per la gioia di vedere l'ennesima splendida interpretazione della Cortellesi, per il resto non ci sono molte cose da salvare.
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