“Penso che la mediocrità sia molto ben celata da genitori che assumono tutor privati. Io invece sono qui per le mie sole capacità”
Creata da Mickey Down e Konrad Kay per la BBC e che va in onda sul secondo canale inglese dal 10 novembre scorso ed un giorno prima negli States sulla HBO, “Industry” è stata rinnovata già per una seconda stagione, i cui primi 8 episodi seguono le avventure di un gruppo di neo laureati in competizione tra di loro per accaparrarsi alcune posizioni illustri presso la Pierpoint & Co. prestigiosa banca di Londra, da qui il titolo “Industry”. Il cast è incredibilmente numeroso, ma la HBO ci ha da sempre abituati nei suoi drama a invadere i nostri schermi di personaggi meravigliosamente caratterizzati grazie anche alla creazione di settori attoriali che non hanno mai deluso. Elencheremo solo alcuni di questi, cominciando da Myha'la Herrold che vesti i panni di Harper Stern, donna dall'alto q.i., newyorchese, che si è trasferita a Londra per provare ad entrare a far parte della “famiglia” della Pierpoint & Co.; Marisa Abela nel ruolo di Yasmin Kara-Hanani, venditrice di cambi dell'azienda; David Jonsson nei panni di Gus Sackey, molto intelligente, laureato ad Oxfort e coinquilino di Robert (Harry Lawtey), che non è esattamente quello che si può definire un “bravo ragazzo”; Nabhaan Rizwan che interpreta Hari Dhar, che lavora nel reparto acquisizioni; Will Tudor, già conosciuto in “Game of Thrones” che qui interpreta Theo Tuck, analista; e poi nei piani alti troviamo, tra gli altri: Conor MacNeill nel ruolo di Kenny Kilbane, vice Presidente della Foreign Exchange Sales presso la Pierpoint & Co.; ed infine Ken Leung di “The Night Shift” che qui interpreta Eric Tao, managing Director di Cross Products Sales presso Pierpoint & Co. Nome orrendo a parte della banca, la serie è tecnicamente estremamente interessante, dalla narrazione lenta, ma quella è una prerogativa sia della HBO che della BBC, ma nonostante questo ha decisamente un incipit accattivante ed una trama efficace.
Riesce ad unire la devastazione dei suoi protagonisti con una
interfaccia dramatica notevole: all'interno di questa “Industry” una giornata
“storta” può significare la perdita del lavoro. La cosa veramente bella della
serie è che all'interno della Pierpoint ognuno ha un ruolo ed un carattere ben
definito, ma cominceremo a comprenderlo davvero col trascorrere degli episodi,
perché il Pilot fa solo da apripista e da presentazione dei vari personaggi, ma
c'è un mondo intorno ad essi. Il lavoro è quindi al centro di tutto, il vero
fulcro su cui ruota tutta la vita di ognuno dei protagonisti. La scrittura è di
altissimo livello, i dialoghi contengono del sano sarcasmo che fanno respirare
tra un dramma e l'altro, in cui le relazioni sono costantemente in divenire di
pari passo con la tensione anch'essa in continua crescita. Il quinto episodio è
sicuramente il migliore e crea un punto di non ritorno, raggiunto quello
scoglio non ci si può non innamorare dello show. In molti l'hanno paragonato a
“Succession”, serie molto amata dalla critica, ma a noi “Industry” è piaciuto
decisamente di più.
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