"The Stand" la serie tv su CBS All Access e Starz Play


“L'uomo nero diventa ogni giorno più forte, so che lo sentite anche voi e presto verrà per distruggere tutti coloro che si opporranno a lui. Il suo regno è a ovest ed è lì che dovrete andare per opporvi resistenza. Questo è ciò che Dio vuole da voi!”


“The Stand” - in Italia “L'Ombra dello Scorpione” - è uno dei romanzi più apprezzati del Maestro dell'Orrore Stephen King, da alcuni considerato il migliore della lunga carriera dello scrittore, qui tramutato in miniserie per la CBS All Access. Al romanzo era già stato dedicato un reboot nel 1994, passato abbastanza in sordina. Molti sono i libri di Stephen King tramutati in film e serie nel corso degli anni e l'ultimo decennio è stato sicuramente uno dei periodi più bui a livello di idee nel mondo seriale e per questo, più di qualsiasi altro precedente periodo, si attinge ormai con regolarità dai libri o da vecchi film e serie televisive degli anni '70, '80 e '90. Il romanzo è del 1978 e la serie arriva più di 40 anni dopo la pubblicazione di quella che agli esordi nacque come una saga letteraria, ma la trasposizione ai giorni nostri un po' cozza col senso del libro, ma ci può stare, perché risulta ancora più attuale di quello che è, specialmente in questo periodo, visto che “The Stand” ci racconta di una pandemia, una visione apocalittica di King su un mondo distrutto da una malattia, chiamata “Captain Trips”, che sta uccidendo chiunque. 


Ci sono morti per le strade, dentro alle case, ovunque, e sembrerebbe che soltanto in pochissimi siano riusciti a salvarsi, i cosiddetti “immuni” che si divideranno tra i “buoni” e i “cattivi”, nella più classica lotta tra bene e male. Tra i superstiti ci sono: Madre Abagail interpretata dalla strepitosa Whoopi Goldberg, una donna molto anziana, di 108 anni, guida dei “buoni”, che afferma di essere una profeta di Dio; Stuart Redman interpretato da James Marsden, il primo uomo ad essere entrato in contatto con il virus e per questo viene tenuto prigioniero dalle autorità governative, perché è il primo ad essere considerato immune alla malattia; Frannie che ha il volto di Odessa Young, giovane studentessa che si troverà, suo malgrado, a dover seppellire il padre nel suo giardino. La ragazza è rimasta da sola viva in città, a parte Lauder (Owen Teague), sedicenne da sempre ossessionato dalla ragazza, che era la sua baby-sitter quando questo era bambino. Completamente emarginato e psicologicamente poco stabile, i due si troveranno a lasciare la città assieme. Conosceremo poi, in questo numerosissimo cast: Nick Andros (Henry Zaga), ragazzo sordomuto 22enne che dopo aver subito una rapina ed essere stato picchiato, fa amicizia con lo sceriffo di Caslin, Nebraska, ben presto però quest'ultimo si ammala e lascia il ragazzo al controllo della piccola prigione locale. Rimasto solo, ad un certo punto decide di intraprendere un viaggio alla ricerca di vita umana e lì si imbatterà in Tom (William Henke), apparentemente trentenne, sembra che l'uomo nasconda molti segreti. E poi c'è il capo dei “cattivi”, Randall Flagg, interpretato da Alexander Skarsgard. 


I fan del Maestro dell'Orrore sanno che Randall è in realtà un personaggio ricorrente nei romanzi di King. L'uomo è una specie di stregone e possiede dei poteri soprannatuali, tra i quali negromanzia e profezia. Protagonista di un'altra saga di King, “La Torre Nera”, qui l'uomo sarà chiamato ad essere il “male” di turno, in contrasto diretto con Madre Abagail. Il cast è interessante in quasi ogni sua parte, qui e là è stata presa un po' di libertà nella scelta degli interpreti. La stranezza principale sta nel non vedere Stephen King dietro le quinte dello show, però c'è Owen, il figlio, che comprare tra i produttori. A sviluppare il tutto invece ci hanno pensato Josh Boone e Benjamin Cavell. Mettendo a paragone le due miniserie, quella del 1994 e quella di oggi, quest'ultima è decisamente migliore, soprattutto dal punto di vista registico e di cast, ma sono comunque passati 25 anni tra una e l'altra. La narrazione dello show è quella tipica degli ultimi anni, una narrazione fuori sequenza, in cui si va avanti e indietro nel tempo, in quello che è successo negli ultimi 6 mesi nel mondo, ma si va anche nel futuro per vedere cosa accadrà poco dopo. Il fatto che si sia deciso di enfatizzare inizialmente solo due o tre personaggi lasciando da parte tutti gli altri, crea una sorta di instabilità nella narrazione, che è più lenta nei primi episodi e che diventa invece troppo veloce e movimentata andando avanti nel corso della stagione. 


Ci sono anche altre decisioni sbagliate qui e là, come quella di non concentrarsi molto su Flagg e sui suoi seguaci, preferendo preferendo personaggi come Lauder o Stuart e non ha molto senso ai fini della trama, ma forse Boone e Cavell hanno preferito mostrare quello che succede quando si ricostruisce dalle macerie, quando prova a rialzarsi dopo un'apocalisse. Sembra una serie pensata apposta per questo periodo, per quello che sta succedendo nel mondo, ma in realtà King ha pensato a tutto questo oltre 40 anni fa. Certo è che oggi ci vuole fegato a guardare una serie come “The Stand”, visto tutto quello che stiamo passando nell'ultimo anno; vedere centinaia e centinaia di morti buttati su una fossa comune e sapere per quale motivo sono morti, non è facile da vedere nel contesto storico nel quale ci troviamo, ma la serie è nulla in confronto al libro, decisamente più cruento e drammatico. 


King però ha da sempre detto che non ha mai amato il finale del romanzo “The Stand”, in questo caso sarà riuscito a cambiare questo “errore”? Lo scopriremo l'11 febbraio quando andrà in onda l'ultimo episodio della serie, che in italiano può essere grazie a Starz Play, che sta mandando in onda lo show quasi in contemporanea con gli States.

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