"Esistere" è il primo album di Serena Diodati, distribuito dall'etichetta ligure Lilith Label e a
"Dislessico": synth e percussioni a passo suadente: "Là fuori c'è un mondo fantastico, ho un pensiero della vita dislessico" di chi fa fatica spesso a comprendere i segnali del proprio cammino... "dove va a finire tutto quel calore, tutto quel piacere" forse è molto più facile di quanto si possa pensare, con la Diodati vocalmente leggiadra che non fa pesare questo macigno sul cuore.
"L'ombra": cupe percussioni in stile "Clap Hands" ma non sentiremo la roca voce di Tom Waits. L'arpeggio della 6 corde è malinconico, un manto elettronico a colorare in maniera sempre molto minimal: "Non vedo i tuoi occhi ma so che ci sei, non sento i tuoi tacchi ma sei qui per me" è la visione di una figura senza volto, una presenza, o più realmente una paura.
"Corro": sembra la prosecuzione del brano precedente. Scappare da qualcosa ma sostanzialmente scappare da se stessi: "Mi immergo a cercare un senso nel dolore, lo guardo sfumare, lo lascio scomparire"... e Serena si fa attraversare dal dolore, da synth sempre puntualissimi, da una chitarra ritmica mai invasiva.
"Esistere": la title track si adagia su una guitar che sembra non interessarsi di echi lontani, di percussioni meste, mentre la nostra si mette a nudo su una rumba, come ognuno di noi ha fatto in questo anno di pandemia, volti alla ricerca di quell'istinto sociale e d'affetto che ancora oggi ci manca: "Dammi carezze alla sera e dimmi che sei qui con me..."
"Custodisci": ... e di mancanze si parla in questo brano, la mancanza di esprimersi, imprimere il proprio passaggio nel mondo, la voglia di uscire fuori: "Non riesco più a nascondermi..." canta Serena tra una chitarra che la insegue e gli archi che arrivano a mettere pace all'inquietudine.
"Sospesa": intro ancora minimale dove fanno l'ingresso voce, chitarra e le note jazzate di un pianoforte con la cantautrice che si libera di quei vincoli, di quei retaggi che l'intrappolavano, per correre via e riprendersi la sua vita: "Io non insisto più mi lascio portare dalla corrente, forse mischiando, forse galleggio, forse..." ma indubbiamente il miglior pezzo del disco.
"Smetterà": le onde del mare che si rincorrono fino a riva è il senso con cui Serena affronta oggi il suo percorso. La chitarra ne fa una ninna nanna: "Come una bugia, il rimpianto è un vestito, come una magia si trasforma in nemico". Da qui ad ottavi tipicamente rock in contrasto con la vocalità acuta, ma probabilmente un passaggio voluto a marcare un cambiamento radicale, "un passato che si trasforma". Finalmente.
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