Rejecto, la recensione di "Prima, durante e... Dopo?"

                                 

“Prima, durante e… Dopo?” perchè dicono che ci sia un pre e un post Covid. E nella voragine della pandemia, Rejecto vomita 14 brani autoprodotti - alcuni già pronti prima del Coronavirus - in cui emerge il suo amore per l’hip hop, tra temi attuali e una disamina all’ambiente musicale, non solo il suo. L’anonimo Rejecto si rende conto di come, al di là di questa emergenza sanitaria, la vita scorre tra gioie e dolori non risparmiando nessuno, neanche lui. 


L’album prende il via con pochi secondi di gospel per lanciare un messaggio “Liberate Assange”, uno dei fondatori di Wikileaks attualmente in carcere, finito dentro a un meccanismo molto più grosso di lui: l’aver rivelato documenti su crimini di guerra relativi agli USA. Il nostro si svela però in “Fastfood” “Bello sei bello ma spari solo cazzate a chi cazzo serve quello che dici fratè” e non può mancare un testo sulla scena hip hop di oggi che spesso scrive di “coca e casta”. “Vecchi amici nuovi nemici” con Rejecto col ditino di biasimo “sono serio, dico davvero…” puntato su chi “si dimostra arrogante”. L’intro da primo Eminem nel brano che prende il suo nome, dove il rap lo fa da padrone, tra loop alquanto freddi: “Sono un reietto, faccio schifo, se mi stai vicino ti passo il tifo” urlando tutta la rabbia contro la società attuale e l’ordine costituito. 


L’algida “Too skinny” è apocalittica, asettica con i sintetizzatori abbastanza minimal: “Il cibo ne uccide già mille” e pandemie e carestie è quello che il mondo sta vivendo, dove spesso l’Occidente si gira dall’altra parte per non vedere che “muoiono bambini”. Stesso mood, con la vocalità completamente alterata in “Blow” dove i synth sono voci lontane inquiete. Restando nel mondo della musica, nei suoi pregi e nei suoi purtroppo tanti difetti, “Pretty vacant” è un vero e proprio dissing, soprattutto nei confronti di chi fa il verso ai rapper americani figli di un paese con le sue ben note caratteristiche.

 

“Mumbo Jumbo” si infila dentro le dinamiche del mondo televisivo, fatto più di personaggi che di persone: “Tutti quanti bla bla bla bla, tra interviste e tanti like”, qui la melodia fa il suo ingresso rispetto ai pezzi precedenti. Una radio scassata annuncia “Spy”, semplice hip hop “Dovunque te ne vai solo non sei mai…” e il nostro, tra uno scarico e l’altro, si sente come in un “big brother”. 

“Lezioni di economia” di chi si informa come Rejecto, un pò per capire e un pò per dare un senso alla morte del padre, uno dei primi decessi quando il Covid è esploso. Chi gioca sulla nostra pelle? “La tua vita non conta quanto la mia!”… e ci si accorge, leggendo e documentandosi, di quanto ci sia un disegno molto, troppo grande. Anche per questo assieme ai loop ipnotici ci sono sonorità orientaleggianti sullo sfondo. 

Da qui si passa quasi inevitabilmente a Lockdown, odio casa mia!”: “Inferno inferto a tutti, tutti distrutti è un fatto, non sono il solo che dà di matto” vira verso il pop e esprime come ci sentiamo da un anno a questa parte. E tutti i buoni propositi lasciati al successivo I gotcha!”: “Quante volte devo sbattere nel muro” e “poteva andare peggio” è una pacca sulla spalla che Rejecto dà a se stesso dopo un anno in cattività, fatto di addii. 

“I hate Bill Gates”, l’uomo Microsoft da anni finanzia la Big Pharma dei vaccini ed oggi più che mai è tornato in auge; con una varietà di sintetizzatori isterici, l’autore vuole chiarire la sua posizione contro il miliardario. “Baby che ti bevi baby” più che di alcol parla di quante cose il popolo… si beve, vivendo ogni giorno sui Social, guardando la tv: “Lo senti il potere che respira a pieni polmoni, a pieni polmoni, a pieni polmoni, ne ho pieni i coglioni…” su una base che sa di rock e... funge. 

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