Demiurgo la recensione di "Holographic Ghost Stories”


“Holographic Ghost Stories” è il nuovo album di Demiurgo, un progetto di musica elettronica iniziato nel 1997 da Paolo Di Pierdomenico e giunto sin qui, in un mondo sempre più distopico dove l'unico modo possibile per comunicare è il cyberpunk, la linea sottile tra cuore e motore, sin dalla title track curiosa nelle sue dinamiche melodiche, ma inquietante e asettica, ai campionamenti computerizzati di "Overwritten Identities", una identità che si ricompone come Matrix, la matrice, dissacrare lo scenario che si presenta agli occhi. "Symbiotic" parla un suo linguaggio robotizzato, si sente imprigionato, ancora inquieto nelle sue storture, con alcuni richiami netti alle sonorità anni '80. Manto elettronico caldo invece in "Lifecycles" di contro arriva nervosa "Here Ends the Year of Empty Cities", a lasciare nevrosi e cambi di sonorità spaziali armonicamente più strutturati come in "Temple of the Algorithm" in stile Europe. 

Loop serrati danno il benvenuto alla rockeggiante e cupa "Recompile Human Feelings", spettrale è l'intro di "Epiphany" che vede il featuring di Frankie&RikiAbi ma con una solida melodia cinematografica che si prende le sue pause, si dilata e rivive di synth urlanti. "After-Lifecycles" descrive meglio il viaggio cyber malinconico di Demiurgo, che si muove come un astronautica in assenza di gravità che prosegue con "A Replicant's Dream" e le sue dinamiche eteree. "You Still Appear" sembra adagiarsi su suoni più "finto-anni '90" e ancora tetri. A chiusura dell'album arriva di soppiatto "Ghost Hacking Chronicles", un inganno che ha solo voglia di prenderci a schiaffi. 

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