Io e Angela, la recensione del film di Herbert Simone Paragnani


 

"- Ti posso chiamare Angela o Marta in assonanza con Morte… mi sa che preferisci Angela"

"- Angela dice di non farti pagare ma non è il tuo compleanno? - No è che stasera mi ammazzo"

"- Dai Arturo meno parole e più suicidio"

"- Anche io al liceo ero dark ascoltavo i Cure, li conoscete i Cure - Il gruppo preferito di mia nonna - E allora presentami tua nonna"

"-Se c’è una cosa che mi manca della terra è il porno"


Io e Angela, diretto da Herbert Simone Paragnani è un film di genere che prende spunto da tante commedie, brillanti o meno, in cui il diavolo o chi per lui, scende sulla terra per annunciare la morte al protagonista, che però può, eccetera eccetera… 

La vicenda è quindi per così dire classica, anche nei toni del “politicamente scorretto all’italiana”, parlare di black commedy non ci sembra il caso,  ma allo stesso tempo, il film  non ha paura di andare oltre una certa patina rassicurante, in quanto "già visto",  tentativo questo lodevole, ma che si perde nella parte più importante, ovvero quella centrale, aggiungendo troppi elementi, rallentando di ritmo, risultando alla fine sin troppo cervellotico nel suo dipanarsi, anche se, il bandolo della matassa, alla fine viene trovato e in maniera non banale. 

Ilenia Pastorelli e Pietro Sermonti, una nei panni di fantomatico angelo della morte e l'altro in quello dell'ingenuo bonaccione che viene ingannato da tutti,  sono a proprio agio nella parte, sin troppo, al punto ben presto di diventare stereotipi, ma col proseguire della narrazione, appare chiaro come sia una scelta di stile, una caratterizzazione marcata dei personaggi, che pian piano escono dalla loro comfort zone

Ecco, questo ci pare il messaggio principale del film. Un invito a tenere gli occhi aperti, a riconoscere e superare le proprie paure, e a non adagiarsi mai, che spesso la realtà riesce a superare abbondantemente la nostra fantasia.



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