Don't Look Up di Adam McKay uscito in questi giorni su Netflix, è un film in primis decisamente satirico, più dai toni da commedia "scorretta" che disaster movie o paradossi distopici per intenderci.
Un film quanto mai attuale e decisamente critico sul ruolo della politica e della relativa comunicazione nella società odierna.
Una politica che "sfrutta" modelli di comunicazione beceri che hanno poco o nulla a che fare con la realtà dei fatti per attuare i propri interessi economici, anche a costo di esporre il mondo a una tragedia imminente.
La vicenda parte dalla scoperta di due astronomi, di un meteorite che nel giro di sei mesi entrerà in collisione con la terra. I due provano a farsi ascoltare con tutti i mezzi possibili per divulgare la notizia, arrivando nelle segrete stanze delle più alte cariche dello stato, ma gli interessi in ballo e l'egoismo "di chi è stato chiamato a decidere le sorti del mondo" rendono vano ogni loro tentativo.
Il rischio spoiler non sussiste, perché è palese sin dai primi dialoghi che siamo di fronte a un Titanic che andrà giù e l'orchestra continuerà a suonare imperterrita. La cifra stilistica del film sta tutta in questa impossibilità di cambiare il tragico corso degli eventi, a rimarcare la sete di potere di chi dovrebbe salvaguardare il pianeta e invece fino all'ultimo, non cambia di una virgola il proprio atteggiamento.
In estrema sintesi il rifiuto dell'Happy End Holliwoodiano.
A tal proposito è un film che non manca di emozionare pur rappresentando "i cattivi" senza alcuna umanità o speranza di cambiamento. Per mantenere tale climax narrativo, fondamentali sono i dialoghi brillanti e alcune trovate registiche di livello, come l'ottimo cast attoriale: Leonardo Di Caprio, Jennifer Lawrance, Meryl Streep, Ariana Grande...
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